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Comunanza


Comune di Comunanza

Piazza IV Novembre, 2 – 0736 844253 

www.provincia.ap.it/Comunanza

Certamente il territorio di Comunanza era già abitato in epoca romana; agglomerati che dovrebbero essere stati costituiti fra il V e il VI secolo da alcune famiglie ascolane allontanatesi dal capoluogo per le continue invasioni barbariche. Ed il primo nome fu appunto “Comunali di Ascoli”. Le sue origini storiche quindi sono remotissime e si identificano anche con quelle di una rocca potente e temuta: Monte Pasillo.

Ai piedi dei Monti Sibillini, là dove il fiume Aso, dopo un’ampia ansa, addolcisce il suo corso e si apre in una fertile vallata, Comunanza è divenuta uno dei centri più attivi del Piceno.

Colle Terme si trovano resti di terme romane, rinvenuti durante scavi archeologici, a conferma dell’origine romana del paese.

Chiesa di S. Cateriana d’Alessandria d’Egitto (secolo IX) ricostruita alla fine del XVII secolo in stile neoclassico. Il campanile romanico era torre del Castrum e parte della precedente chiesa esistente nella piazza. L’interno ha stucchi e statue di Domenico Paci e interessanti opere di artisti locali del ‘600, quali Giuseppe e Pierleone Ghezzi, Antonio Mercurio Amorosi.

Chiesa di S. Francesco l’architettura indica un edificio nato per scopi difensivi, poi ecclesiastici. Romanica, con altari lignei settecenteschi e un bell’affresco raffigurante il Santo titolare.

Chiesa di Sant’Anna (XVI secolo) iniziata per farne un convento, ma mai usata per questo scopo. Romanica, ha all’interno un altare in stucco settecentesco.

Chiesa di S. Maria a Terme (IX secolo) edificata sopra i resti di un tempio pagano, a sua volta al centro dell’ormai scomparso insediamento romano di “Interamnia“. Romanica, è realizzata in pietra “faccia a vista”.

Il vicino Lago di Gerosa oltre alla funzione idroelettrica, consente risvolti turistici anche con gare di pesca. Vicino al lago si trova il villaggio montano Pian d’Abete.

Palmiano


Comune di Palmiano

Piazza Umberto I, 5 – 0736 362142 

www.comune.palmiano.ap.it

ufficio.anagrafe@comune.palmiano.ap.it 

Palmiano è situato su di un colle. Il toponimo può far pensare alla sua conformazione geografica (i rilievi  circostanti richiamano il palmo di una mano, “Palmi Manus” = Palmiano) o ad un composto prediale (indicativo cioè di una specifica proprietà, perlopiù fondiaria) formato da un termine personale o animale (da “Palunbus” = colombo) più suffisso “anus“, in funzione aggettivale (palombiano era, infatti, l’antico nome del castello).

Nulla di preciso si conosce delle sue origini (l’archivio comunale andò distrutto, per un incendio, nel 1799): c’è chi lo fa risalire al periodo intorno al XV – XVI secolo, ad opera di monaci benedettini (forse in riferimento alle testimonianze architettoniche, tipiche di questo ordine).

Cossignano

Chiesa parrocchiale di S. Maria Assunta sorta nel 1792 sul sito dell’antica chiesa farfense di S. Maria, conserva dipinti su tela di notevole interesse di arte marattesca del secolo XVII ed opere di Nicola Monti da Ascoli.

Palazzo Comunale che conserva l’archivio storico del comune, con un fondo pergamenaceo di documenti dei secoli XIV-XVI. Di interesse la torre campanaria e l’antica campana tubolare fusa nel 1303.

La casa di via Donna D’Argilla n. 61 del XV secolo, che conserva la grondaia originaria e resti di due ghiere in laterizio, una delle quali decora un arco a sesto acuto, affiancato dalla caratteristica “porta del morto”.

La Porta di Levante detta anche di S. Giorgio, resto meglio conservato dell’antica cinta muraria del castello. La porta si presenta come una torre portaia a pianta quadrangolare attrezzata per la difesa piombante e ficcante, con le caditoie aperte tra i beccatelli che sostengono lo sporto anticamente fornito di merli guelfi.

La Chiesa dell’Annunziata già chiesa di S. Paolo, la cui parte più antica dell’edificio dovrebbe risalire al 1265. All’interno l’affresco più antico si può datare alla seconda metà del XV secolo. Conserva affreschi di scuola crivellesca forse su cartoni di Pietro Alemanno. Il dipinto di maggior pregio conservato nella chiesa dell’Annunziata è la pala d’altare, dipinta a olio su tavola, di Vincenzo Pagani (vissuto tra il 1490 e il 1568).

Cupra Marittima

 


Comune di Cupra Marittima

Piazza Libertà, 11 – 0735 77671

www.comune.cupra-marittima.ap.it

segreteria@comune.cupra-marittima.ap.it 

Cupra Marittima vuol dire mare, essa è infatti… marittima. Il piccolo centro rivierasco si presenta con la naturale spontaneità di un luogo di mare dove, in un pregevole equilibrio ambientale, la terra diventa marina, senza soluzione di continuitàfoto-cupra-12

A sud dell’abitato sulla collina Sant’Andrea si avvistano i ruderi dell’antico Castello di S. Andrea recentemente restaurato e valorizzato (visitabile anche di notte) ed è ciò che rimane del borgo medievale del sec. XII  e tra i ruderi dell’antica chiesa di San Gregorio Magno e S. Andrearisultano ancora rintracciabili il tessuto cittadino. Dal castello attraverso la cresta collinare ci si addentra nel Borgo Medievale di Marano.

Splendida la pista ciclabile che costeggiando le scogliere sul mare la collega a Grottammare. Di notevole interesse è laMostra permanente Malacologica dove gli esemplari esposti sono oltre 900.000 mentre quelli conservati nelle collezioni di studio del museo sono più di 9 milioni.

Folignano

 


Comune di Folignano

Via Roma, 17 –  0736 39971

www.comune.folignano.ap.it

info@comune.folignano.ap.it

Tutto il territorio comunale di Folignano rappresenta una zona caratterizzata principalmente dall’essere posizionata al confine con quello che un tempo era il regno delle due Sicilie.

Nel territorio ritroviamo la presenza di due fortificazioni, il Castello di Folignano e laRocca di Morro, entrambi presidi del Comune Ascolano, insieme a Maltignano e Ancarano formavano uno sbarramento protettivo sulla vallata picena. Del Castello di Folignano si iniziato a trovare cenni storici dal 1263, allorquando Manfredi, Re delle due Sicilie lo saccheggiò con i suoi soldati. Nel 1394 il castello fu ceduto da Bonifacio IX al Capitano Tibaldeschi di Ascoli Piceno, per servizi militari da lui prestati nella guerra contro il Duca d’Atri. L’ultima notizia risale al 1557 ed è quella della sua distruzione, ad opera degli spagnoli, nella guerra con i francesi, chiamati dal Papa. Le sue vicende furono alterne, ma essa rimase sempre legata al comune ascolano e sotto la sua giurisdizione, ciò fu dovuto principalmente alla sua strategica posizione.

Castelfolignano frazione a poca distanza dal capoluogo, nella Chiesa di S. Maria delle Grazie e S. Cipriano si conserva un trittico opera di Pietro Alemanno (allievo del Crivelli) del XV secolo, raffigura S. Maria delle Grazie con Gesù bambino, ai lati S. Cipriano e S. Caterina d’Alessandria, viene considerata come una delle migliori realizzazioni dell’Alemanno.

Chiesa di San Gennaro conserva un reliquario della Santa Croce in rame dorato, del 400.

Rotella


Comune di Rotella rotella ascoli

 

Di origine forse pre-romana, deve il suo nome alla posizione strategica posta su di un terrazzamento alluvionale determinato da un’ansa fluviale, “Rota” (di forma rotonda), alle pendici del “magico” Monte dell’Ascensione ricco di leggende e boschi.

 

Eretto il castello dai monaci farfensi, in quanto parte integrante del loro dominio, dopo un breve periodo sotto Ascoli, torna tra i possessi farfensi per decreto del Card. Albornoz nel 1356. Nel 1571 passa alla Diocesi di Ripatransone, poi a quella di Montalto.

Antiche origini hanno anche quelle che oggi sono frazioni di Rotella, nate in realtà come borghi murati a difesa dello stato di Ascoli, e autonome fino al 1870.

Force

 


Comune di Force

P.zza Vittorio Emanuele II, 2 – 0736 373132

www.provincia.ap.it/Force

E’ fondata opinione che Force abbia avuto origine attorno al V secolo d.C. dallo stanziamento delle popolazioni delle pianure vicine per sfuggire alle invasioni barbariche dei Goti e dei Longobardi.


Chiesa Collegiata di S. Paolo Apostolo 
(XVII secolo) custodisce il miracoloso Crocefisso al quale è dedicata la festa di agosto. Il Simulacro viene per tradizione custodito in un altare chiuso in una magnifica grata in ferro battuto e dorato, opera del noto artista piceno Francesco Tartufoli (1742-1818). Abbellita da affreschi e dipinti del XV e XVI secolo.

Palazzo Comunale (XVIII secolo) con l’elegante Torre Civica.Palazzo del Priorato (XVI secolo) con logge e arcate. Chiesa di San Taddeo conserva una scultura lignea del XVI secolo. Chiesa di S. Francesco (XIX secolo) riedificata sulla preesistente chiesa di cui rimane la torre campanaria. Chiesa di Monte Noro a 3 km dalla cittadina, conserva una corce astile del XVI secolo. Santuario della beata Assunta PallottaVillino Verrucci realizzato dall’omonimo proprietario architetto di re Faruk d’Egitto.

 

I calderai…

Force deve una certa notorietà all’artigianato artistico del rame, a quei “calderai” che nelle loro botteghe, schiarite da scintillanti fucine, da oltre mezzo millennio forgiano oggetti in rame per uso domestico ed ornamentale. L’inizio di quest’attività non è certa, già nel XVI secolo in località S. Salvatore, i monaci farfensi edificarono un maglio per la lavorazione del rame grezzo.

Entrando nelle botteghe ciò che sorprende è il grande numero di martelli che in esse si conservano; il rame infatti viene acquistato sotto forma di foglio o di cava, da qui con l’utilizzo di veri e propri martelli fuori dal comune per la loro forma, gli artigiani ricavano i magnifici manufatti.

 

Spinetoli


Comune di Spinetoli

Piazza Giacomo Leopardi, 31 – 0736 890298

www.comune.spinetoli.ap.it

centralino@comune.spinetoli.ap.it

Gli scavi archeologici, effettuati nel 1880 nei pressi del castello di Spinetoli, portarono alla luce residui di focolari, ceramiche, armi, utensili appartenuti ad un gruppo di abitazioni preistoriche. Scavi successivi fecero emergere una necropoli del VII – V sec. a.C.

Nell’età romana vi ebbe sede un santuario consacrato alla Dea Tellure. Il reinvenimento di sepolcri evidenzia che, dove oggi sorge Spinetoli, vi fu un antico vico romano. Il paese appare citato in una donazione del 984 al vescovo di Ascoli e, successivamente, rimase legato alle vicende dello stesso comune. Da ricordare ilsantuario della Madonna delle Grazie (1759), sorto su una preesistente edicola votiva che racchiudeva un dipinto su tufo a cui ancora oggi si attribuiscono poteri taumaturgici.

Maltignano

 


Comune di Maltignano

Via Nuova, 1 – 0736 304122

www.comune.maltignano.ap.it

com.maltignano@provincia.ap.it

Il toponimo Maltignano appare tra il ’90 e l’88 a.C. quando il Piceno divenne una repubblica municipale dipendente dal senato romano e, localmente, da un “duunvirato”. Fu proprio da un duunviro, Puglio Maltino Bassi, che la zona prese il nome di Maltignano (ager maltineanus), come un suo possesso. Dall’VIII secolo il capitolo della cattedrale ascolana possedette questo feudo, con poche interruzioni, fino al 1818, in seguito all’abolizione dell’istituto feudale. Il castello deve aver avuto origine probabilmente, intorno al mille, con una semplice torre. Nel XVI secolo furono fabbricate le prime case appoggiate alle mura del castello, ancora si vede qualche originale finestra a centina, mentre sono rimaste intatte le strutture della casa canonica del monte frumentario, in stile del primo rinascimento.

La Certosa non molto lontano dal castello, sorse fin dal mille, un monastero di monaci benedettini del quale rimane ancora la chiesa chiamata appunto la Certosa. Essa venne costruita due volte; intorno al 1340 a tempo del Card. Albornoz e nel 1591. Si vedono ancora, entro un perimetro boschivo, i resti della Rocca di Morroche appare solo col terrapieno ricostruito dopo la Guerra del Tronto (1557) quando fu distrutta dagli spagnoli.

Maltignano conserva ancora diverse testimonianze della sua storia locale: una croce astile in lamina d’argento su fusto ligneo, opera di orefici ascolani rinascimentali; una tela ad olio raffigurante la “Madonna della Benedizione”, attribuita alla scuola napoletana del XVII secolo e una grande tela ad olio, eseguita da Nicola Monti(1770) per ricordare il passaggio di S. Giacomo della Marca a Maltignano nel 1472.

Venarotta


Comune di Venarotta

Via Euste Nardi, 39

www.comune.venarotta.ap.it

comune.venarotta@emarche.it

Venarotta il cui toponimo deriva dal nome “Venere” (la dea dell’amore), fu invasa dai Longobardi di Forualdo nel 578 d.C. Durante il periodo “romano” diviene terra di assegnazione ai coloni delle legioni di Roma (pagus=fattorie con terre coltivabili). Già “presidiato farfense” nel V secolo, fu un monaco di nome San Benedetto a predicare riorganizzando le intere campagne (“ora et labora“), sistemando e coltivando i terreni lasciati incolti dai Longobardi. All’inizio del basso Medioevo si costituisce in libero comune, per passare, poi, nel 1237 sotto il dominio di Ascoli di cui seguirà le vicende storiche.

Venarotta è un lungo itinerario tra la natura incontaminata e tante possibilità di sport e divertimento. La zona collinare è caratterizzata da querce, ciliegi e ginestre e da specie erbacee come le primule, i ciclamini e i narcisi capaci di creare a primavera uno splendido arcobaleno di colori. Suggestivi circuiti culturali per le frazioni del territorio, consentono di ammirare rari esempi di architettura sacra.

 

Massignano


Comune di Massignano

P.zza Garibaldi, 1 – 0735 72112

www.comune.massignano.ap.it

comune.massignano@emarche.it

Alcuni storici locali sostengono che Massignano fu fondata dai Sabini in epoca pre-romana; secondo altri sarebbe stata un sobborgo dell’antica ed estesa città romana di Cupra. Se però le tracce di vita pre-romana sono poche e confuse, lo stesso non si può dire delle testimonianze di epoca romana. Dal 1168 è documentata l’esistenza del poderoso castello di Forcella (di cui oggi rimangono una parte della torre ed alcuni ruderi) costruito dai conti ghibellini di Aspromonte e Montefiore e passato in seguito nelle mani del Vescovo di Fermo. Per un lungo periodo Massignano si mantenne indipendente, ma nel 1258 risulta sottomessa a Fermo. Nel 1334 fu assalita e saccheggiata da Rinaldo da Monteverde, tiranno di Fermo e da allora fu contesa alternativamente fra Ascoli e Fermo. Nel 1532 gli Ascolani espugnarono Massignano che da allora in poi rimase pacificamente sotto il governo papale, sino all’epoca dell’occupazione francese del 1797. Ripristinato il governo nel 1816, fu uno dei paesi marchigiani che più combattè per l’indipendenza italiana. MASSIGNANO_MARE

Fortezza di Forcella a 2 km dal centro storico; Chiesa dei SS. Felice e Adaucto anticamente dedicata a S. Atto, rifatta nel ‘600 su resti romanici, di cui rimane della parte originaria l’abside del sec. X; Palazzo Comunale ristrutturato nel 1878, in origine era un convento agostiniano; Torre Civica era il campanile della vecchia chiesa del convento risalente al 1572; nel ‘600 il luogo fu abbandonato e più tardi diventò di proprietà comunale.

Chiesa Priorale di S. Giacomo Maggiore iniziata il 25 luglio del 1779, festa di San Giacomo, fu aperta al pubblico e consacrata il 25 luglio  1785.

Museo parrocchiale istituito nel 1996, conserva calici, ostensori, piviali, croci, quadri artistici ed oggetti preziosi.

Chiesa di Santa Maria della Misericordia dedicata anche ai SS. Pietro ed Antonio. In stile neoclassico fu terminata nel 1842.

Monsampolo del Tronto

Il nome ha origine agio-toponimica. Monti Sancti Pauli (1100 d.C.) allude al titolare della prima hciesa castellana dalla quale il Comune prese il nome. nel XIV secolo si passò daMonte Santo Paolo a Monte Santo Polo e successivamente a Monsampolo.

Lo stemma del comune presenta tre colli che si ergono sul mare. In origine, sui tre colli era collocato l’apostolo Paolo. Numerosi ritrovamenti archeologici attestano la frequentazione umana del territorio fin dall’epoche più remote. Alcuni reperti micenei, databili al 1250-1100 a.C. documentano contatti con le Genti dell’Egeo.

A pochi chilometri da Ascoli Piceno e San Benedetto del Tronto troviamo un tipico borgo fortificato che ad oggi presenta ancora l’impianto che aveva nei secoli  XIV e XV e da cui si può godere di un panorama unico che spazia dalla Vallata del fiume Tronto alle  morbide colline picene, siamo a metà strada tra i Monti Sibillini con le vette del Gran Sasso e il mare Adriatico.

Questo caratteristico borgo medievale deve il suo nome alla prima Chiesa castellana appunto dedicata a San Paolo e risalente al 1100, ma le prime tracce della presenza dell’uomo in questo sito collinare risalgono alla preistoria, più precisamente ritrovamenti archeologici in seguito a scavi condotti nella località Treazzano dove è stato rinvenuto un insediamento abitativo dell’età del Bronzo con reperti di popolazione indigena miceni risalenti al 1250-1100 a.C. ed oggi conservati nel Museo Archeologico  insieme a reperti di diverse epoche tra le quali una necropoli di epoca romana del II sec. E un’altra di un insediamento piceno intorno al V secolo.

La prima memoria scritta del Castello di Monsampolo risale al 1031 quando un signore locale un certo Giso di Albeto che dona metà del territorio alla Chiesa della Marca Fermana; accadde che i tre castelli medievali originari cioè quello di S. Paolo, Castel Fano e Monte Donello rientrano nella donazione di alcuni feudatari all’episcopato di Fermo ma anche di Farfa e Montecassino. Solo nel 1299 i tre castelli vengono riuniti in un unico nucleo antico che oggi è l’attuale Monsampolo che conserva il caratteristico impianto fortificato tipico della sua funzione difensiva, con due porte una verso mare e una verso monte e i torrioni angolari, una torre di avvistamento del XIV sec conservata oggi dove si controllava il territorio comunale verso il mare Adriatico e il Regno di Napoli. Il borgo abitativo si svilupperà spontaneamente intorno alle mura fortificate.

La sua vocazione monastica in epoca medievale è testimoniata dal Cenobio di S. benedetto, ancora indipendente dall’Abazia madre di Monte Cassino all’epoca e l’unico elemente ad oggi rimasto a testimonianza di questo cenobio è l’attuale Chiesa dei Ss. Benedetto e Mauro nella località di Stella di Monsampolo del VIII-IX sec.

Una occasione di visita la merita un’altra importante chiesa dedicata a Maria Ss. Assunta che custodisce il Museo della Cripta che custodisce quattro ossari rinvenuti durante gli scavi di restauro a seguito del Sisma Umbro-marchigiano del 2003; all’interno di questi uno strabiliante ritrovamento tra le tante ossa dei vari corpi dell’ossario sono state rinvenute tre mummie conservate in modo naturale grazie alla favorevoli condizioni climatico ambientali. Le tre mummie sono ancora vestite degli abiti in fibra vegetale e testimoniano insieme a tanti altri oggetti e abiti ritrovati uno spaccato di mondo contadino medievale. I corpi ricomposti sono visitabili nella cappella della Buona Morte e l’attigua Cripta.

Altro interessante motivo di visita lo vale un percorso ipogeo che si staglia dalla parte alta del borgo al di sotto della Piazza principale, sono 120 mt di percorsi e corridoi che collegano le mura dell’antico castello che si aprono nel loro percorso su due cantine al di sotto dei due palazzi signorili che si trovano a ridosso delle mura castellane. Gli ambienti riconducibili alle residenze nobiliai hanno soffitti a volta di botte e probabilmente venivano utilizzati per la conservazione del grano. Al di sotto del Palazzo Guiderocchi partono troviamo un ambiente unico da cui partono diversi cunicoli che venivano utilizzati anche come vie di fuga dal castello medievale fino a Palazzo Malaspina. Sotto quest’ultima costruzione architettonica signorile troviamo cunicoli che partono da una profondità di 5 metri e scendono fino a 15 metri sotto il soglio stradale e sicuramente servivano anticamente sempre come vie di fuga, poi funge funzioni di cantina e dal ‘500 in poi vengono probabilmente usati come discariche di palazzo come dai reperti ritrovati durante gli scavi.

Tante le bellezze di un borgo tipico del nostro territorio, con una importante storia alle spalle che ad oggi testimonia con le sue architetture religiose e civili l’importanza nei secoli di ogni piccolo centro delle varie marche e le vicissitudini dei casati e delle signorie che avevano in questi territori i loro poteri. Ad oggi possiamo non solo godere di queste bellezze storiche e antropologiche ma anche delle bellezze paesaggistiche che incastonano come gioielli queste piccole perle preziose che conservano nei secoli un fascino di altri tempi, regalandoci scorci di straordinaria originalità e fascino.

 

Appignano del Tronto


Comune di Appignano del Tronto
Via Roma, 98 – 0736 86131
www.provincia.ap.it/Appignano_del_Tronto
com.appignano@provincia.ap.it

Un tempo Appignano di Offida (la denominazione attuale è del 1879). Il toponimo è fatto risalire dalla tradizione alla famiglia romana Appia ma, verosimilmente è una formazione prediale (indicativa, cioè, di una specifica proprietà, per lo più fondiaria). Sul finire dell’alto medioevo (dopo essere stato saccheggiato dai Saraceni), passò prima alle dipendenze di Ascoli e poi dei monaci farfensi, che lo fortificarono dotandolo di mura difensive e favorendone lo sviluppo in senso economico-religioso. Nel 1290 il castello si costituì in libero Comune dotandosi di propri statuti.

Molto diffuse sono le coltivazioni dell’olivo, del girasole, del grano e della vite. La vera “tipicità” del luogo sono i fuochi pirotecnici, arte avviata nel XIX secolo dalla famiglia Alessi e marchio ormai noto in tutto il mondo.

Chiesa di San Michele Arcangelo (XV secolo) con elementi romanico-gotici, una “Assunta” di Vincenzo Pagani del 1539 ed il quattrocentesco Reliquiario della Croce.

Chiesa di San Giovanni Battista (XIV secolo) a tre navate, con una “Pietà” coeva e “La Pentecoste”, una tela di Simone de Magistris (fine ‘500).

Chiesa dell’Assunta (XVII secolo) con annesso un campanile trecentesco, costruita sulle rovine di un preesistente edificio del XIII secolo.

Di notevole interesse anche il Convento dei Frati Conventuali, le case trecentesche e quattrocentesche del centro storico, le mura castellane, gli stemmi in travertino nel Palazzo Comunale.

Montalto delle Marche

 


Comune di Montalto delle Marche

Piazza Umberto I, 12 – 0736 828015

 

Le prime testimonianze ci attestano la presenza di culture preistoriche che risalgono al 6000 a.C. Storicamente, l’elemento di massima considerazione è senz’altro l’attività della civiltà romana. Molti reperti sanciscono l’importanza di questi territori che hanno poi visto, intorno al IX secolo d.C., la nascita di Montalto delle Marche.

La comunità conobbe il massimo splendore e le odierne testimonianze lo rendono evidente, sotto il pontificato del suo più illustre cittadino: Fra Felice Peretti, poi Cardinal Montalto ed asceso alla cattedra di Pietro nel 1585 col nome di Sisto V. L’amore per la sua amata città fu totale; nel 1586 creò a Montalto un Presidiato autonomo dalla Marca provinciale, dipendente solo dalla Sede Apostolica. La munificenza papale, che ha reso questa città “Città di Sisto V“, ha concesso a Montalto di divenire uno tra i centri culturali ed artistici più attivi e ricchi di interesse, grazie ad una serie di opere degne di particolare menzione come, ad esempio, il Reliquario sistino, opera di unica ed indiscutibile bellezza, realizzato in oro e pietre preziose, di arte fiamminga, donato ai cittadini nel 1589.

Una storia dunque assolutamente legata a filo doppio con quella papale, anche dopo la morte del suo più grande benefattore, considerando che alcuni privilegi rimasero fino all’Unità d’Italia.

Arquata del Tronto


Comune di Arquata del Tronto
Piazza Umberto I, 20 – 0736 809122
www.provincia.ap.it/Arquata_del_Tronto
com.arquata@provincia.ap.it

E’ l’unico comune in Europa con il territorio ricompreso nella perimetrazione di ben due Parchi Nazionali: Monti Sibillini e Gran Sasso – Monti della Laga, la cui istituzione ne testimonia l’inestimabile valore naturalistico e storico-culturale. Il territorio, prevalentemente montano, arriva a toccare i 2.476 m. con la cima del Monte Vettore, la più elevata dei Sibillini ed è suddiviso in 13 frazioni che conservano importanti testimonianze artistiche ed architettoniche. Il toponimo deriva probabilmente da arx (fortezza, roccaforte).

La Rocca Medioevale, risalente al XIII secolo (dove la leggenda vuole che abbia risieduto la Regina Giovanna d’Angiò di Napoli), a seguito del recente restauro è meta di numerosi visitatori. Per quanto riguarda le origini dell’insediamento l’ipotesi più accreditata la vuole discendente diretta dell’antica “Surpicanum“, uno dei centri del Piceno riportato anche sulla “Tavola Peuntigeriana” tra le romane “Ad Martis” e “Ad Aquas“.

Chiesa della Madonna della Neve in frazione Faete con affreschi di scuola crivellesca attribuiti a Pietro Alemanno.

Chiesa ottagonale della Madonna del Sole in frazione Capodacqua, con affreschi della scuola di Cola d’Amatrice.

Chiesa di San Francesco in frazione Borgo, dov’è custodito un estratto dall’originale della Sacra Sindone.

Chiesa di Sant’Agata in frazione Spelonga, con all’interno una bandiera turca strappata agli Ottomani durante la battaglia di Lepanto.

Rocca Medioevale (XIII secolo) situata nel punto più elevato del capoluogo e dotata di ampia sala polifunzionale. Importanti inoltre i reperti archeologici come il Cippo miliare (I secolo a.C. a Trisungo),l’antica fornace (a Pretare, presso le falde del Monte Vettore) e ilmulino ad acqua (a Capodacqua).

Montedinove


Comune di Montedinove

Via Roma, 2 –  0736 829410

www.comune.montedinove.ap.it

info@comune.montedinove.ap.it

Le origini di Montedinove sembrano risalire al VI secolo d.C. in quanto è ritenuta probabile la sua edificazione da parte dei profughi ascolani durante l’invasione longobarda del 578, ma il primo documento certo si ha solo nel 1039, quando Longino di Azzone, feudatario longobardo, donò all’abate Suppone di Farfa la città di Offida con 40.000 moggi di terra. Nel XII secolo l’abate di Farfa Berardo III lo fece rifortificare quasi ex novo. Assediato nel 1239 dalle truppe di Re Enzo, figlio di Federico II di Svevia, Montedinove resistette per circa due anni. In un documento del 1279 troviamo che Montedinove aveva una propria autonomia comunale, con Podestà inviato direttamente dalla Chiesa. Restò fedele al Papa e a Farfa fino al 1585, quando Sisto V incorporò nei beni della Chiesa ciò che rimaneva del Presidato Farfense e costituì il Presidato di Montalto, del quale Montedinove fece parte. Il comune di Montedinove seguì il corso storico dello Stato Pontificio fino all’Unità d’Italia del 1861.

 

Carassai

Comune di Carassai

Piazza Matteotti, 4 – 0734 919002

www.comune.carassai.ap.it

 

 

262540-800x533-300x199Carassai è un piccolo e bellissimo comune situato nella provincia di Ascoli Piceno apprezzato principalmente per i numerosi monumenti storici presenti che conservano il fascino della storia e del tempo. Il paese di Carassai fu edificato tra il fiume Aso e il torrente Menocchia e gode di un magnifico panorama i cui protagonisti sono le verdi vallate, il meraviglioso mare Adriatico fino ai maestosi e suggestivi Monti Sibillini.

Il paese di Carassai si distingue per la presenza di bellissimi monumenti storici tra cui chiese, monumenti e numerosi luoghi da visitare. Primo tra tutti troviamo il maestoso Castello di Rocca Monte Varmine, che, situato a soli 4 km dal paese rappresenta una struttura storica di grande bellezza e di grande ricchezza storica.

262548-800x533-500x333Il Castello Di Rocca Monte Varmine fa parte dei meravigliosi castelli presenti nelle Marche. Con le sue mura poderose ed ancora interamente integre, il Castello di Monte Varmine rappresenta uno dei pochi esempi di fattoria fortificata del Piceno. Dall’alto della Rocca si può ammirare un meraviglioso paesaggio multiforme e composto da una veduta unica accompagnata dalla presenza di piante secolari che contribuiscono a far sì che questo meraviglioso Castello sia meta di attrazione per molti visitatori oltre che un punto di riferimento storico per i paesi circostanti.

A soli 2 km dal Castello di Monte Varmine, sorge la bellissima Chiesa di S.Angelo in Piano composta da bellissimi affreschi ridotti a poche tracce e a cui era annesso un  Monastero dei Monaci Benedettini. All’interno del cortile del Castello è situata inoltre la Chiesa di S. Pietro al cui interno era presente anche un bellissimo quadro del famosissimo pittore Vittore Crivelli, ora custodito nella vicina Pinacoteca di Fermo.

SONY DSCLa presenza di queste chiese contribuisce a rendere ancora più magnifica l’unicità di questo paese come la Chiesa di Santa Maria del Buon Gesù, costruita nella seconda metà del XV secolo e in cui vige uno stile unico di tipo rinascimentale-barocco. La Chiesa di Santa Maria del Buon Gesù fu eretta a collegiata nel 1778 ed è ricchissima di opere pregevoli come ad esempio una magnifica scultura lignea di arte abruzzese la quale raffigurala Vergine col Bambino a cui è dedicata la chiesa stessa.

Di particolare rilievo è poi la  Chiesetta di S. Luca, ubicata nel cimitero di Rocca Monte Varmine assolutamente da visitare perchè unica nel suo genere. 

Di grande importanza storica e considerato il luogo più suggestivo di Carassai sono poi i Camminamenti Militari situati nel lato sud del paese che risalgono ai secoli XIV-XV e che avevano la funzione militare di difesa. Un’altra grande attrattiva del paese sono gli antichi Lavatoi Pubblici appena restaurati dal Comune e che rappresentano una grande attrattiva per il paese di Carassai. Realizzati nei primi anni del Novecento i lavatoi sono i lavabi in travertino e con decorazioni al piombo dove un tempo le donne del paese si recavano a lavare i panni.

Carassai rappresenta un luogo ricco di storia, cultura e di bellezza.. un luogo unico che contribuisce a rendere unica e inimitabile la nostra magnifica Regione.

Castel di Lama


Comune di Castel di Lama

Via Carrafo, 22 – 0736 818701

www.comune.casteldilama.ap.it

 

Una presenza umana viene segnalata a partire dalla cultura neolitica fino a quella picena che precede l’arrivo dei romani. Castel di Lama gravitava sulla città di Ascoli. Come oggi, anche nel passato, gli insediamenti furono di tipo scarso costituito prevalentemente da case rustiche ed anche di qualche villa. La più antica notizia del Castello della Lama è riportata nel volume IV delle “Historie Asculanae” dell’Antonelli (1673) dove si legge che Francesco Gualtiero Odoardi, intorno al 1311, teneva Castel di Lama. Nel 1543 si rese autonomo e nel 1749 ottenne l’erezione a Marchesato degli Odoardi. Ad ogni buon conto la testimonianza di Castel di Lama come entità politica e sociale risale al 1543, quando venne riconosciuta come castello di secondo grado delle Stato di Ascoli. Infine con l’aggregazione delle Ville fu eretta a comune nel 1818.

Chiesa parrocchiale di Santa Maria in Mignano nella frazione di Piattoni è in stile neoclassico baroccheggiante. Fu amplificata nel 1554 e trasformata alla fine del XVIII secolo.


Chiesa Santuario Madonna degli Angeli 
(1693/1695) all’interno decorazioni in basso rilievo a stucco attribuito al Giosaffatti. Oratorio di San Pancrazio con elegante campanile cinquecentesco in cotto. Notevoli anche alcuni edifici rurali, in particolare in contrada Forcella una casa colonica padronale del 1500.

Il territorio di Castel di Lama è costituito da colline particolarmente predisposte alla vite, ventilate e predisposte alla luminosità ed al calore del sole. L’attuale estensione dei vigneti è un terzo del territorio coltivato a vitigni altamente selezionati, San Giovese e Trebbiano. Le moderne cantine di qualificati enologi assicurano la massima scrupolosità nella vendemmia e nella vinificazione producendo degli ottimi vini che per la loro genuinità si sono fatti conoscere in Italia e all’estero.

La cucina locale è genuina e tradizionale, fatta di cibi naturali, in gran parte proveniente dalla produzione locale della Vallata del Tronto piena di odori e sapori. I piatti tradizionali sono salami vari di produzione propria, timballo, cannelloni, tagliatelle fatte in casa, agnello, porchetta, trippa, conigli, pollame, fritto misto all’ascolana, piconi e ravioli.

Montegallo


Comune di Montegallo

Piazza Taliani, 5 – 0736 806122

www.comune.montegallo.ap.it

segreteria@comune.montegallo.ap.it 

Sul versante orientale del Monte Vettore è situato Montegallo. Anticamente era Mons Sanctae Mariae in Gallo (1357), distribuito in 23 frazioni il territorio pone il suo centro al “Castello di Balzo” (collocazione strategica nei confronti del Piceno e in rapporto ai due torrenti Fluvione e Rio). Terra di transito per i traffici della pastorizia e commerciali (itinerario della chiesa di S.Maria in Pantana), rientrava nel sistema di collegamento delle zone pedemontane (Amandola, Montefortino, Montemonaco), garantendo una vitalità economica a tutta la popolazione. L’architettura è legata alla presenza dei monaci benedettini, insediatisi a Montegallo prima del nascere delle magistrature comunali.


Chiesa di S. Maria in Lapide 
ricostruita nella seconda metà del secolo  XV, ha caratteri architettonici riconducibile all’opera dei monaci benedettini. La pianta dell’edificio è a croce latina con navata unica, presenta feritorie, pusterle e mensole atte a garantire il controllo e la difesa dell’inseguimento.

Chiesa di S. Maria delle Sibille (IX secolo) custodisce affreschi delle Sibille Frigia, Delfica, Ellespontina ed Agrippina. Esempio di come queste abbiamo creato un connubio tra sacro e profano.

Palazzetto Branconi pregevole edificio in pietra arenaria, è sede del C.E.A. (Centro di Educazione Ambientale) che svolge attività ludico-ricreative-didattiche con finalità di valorizzazione del territorio. Di notevole interesse turistico – didattico il Museo Ornitologico (a Balzo) e il Museo della Civiltà Contadina (a Uscerno).

 

Castignano


Comune di Castignano

Via Margherita, 25 – 0736 821432

www.comune.castignano.ap.it

com.castignano@provincia.ap.it

Abitato sin dai tempi più antichi, il castello, all’inizio del basso medioevo, passò alle dipendenze di Farfa e successivamente sotto la giurisdizione di Ascoli; lo stato di continua “conflittualità” che ne scaturì, spinse il papa Sisto V ad ammetterlo alla Diocesi di Montalto Marche. E’ situato sopra un colle, tra l’alta valle del Tesino e la testata del torrente Chifente, in un paesaggio martellato dall’erosione e dai calanchi. E’ a 473 mt s.l.m. e la parte vecchia del suo abitato ricca di chiese romaniche e di case medioevali e rinascimentali, fa da contrappunto al nuovo tessuto urbano, che si è sviluppato lungo la strada provinciale.


Chiesa dei SS. Pietro e Paolo 
il nucleo primitivo risale al secolo XI, anche se la sua struttura è riferibile al 1300; a fianco vi è una imponente torre campanaria. Conserva affreschi del 1300 tra cui un sorprendente grande “Giudizio universale” con riferimenti danteschi e un coro ligneo, gotico attribuito ad Apollonio da Ripatransone.

Cripta dell’Addolorata abbellita da pregevoli affreschi attribuiti a Vittore Crivelli (1402-1440).

Chiesa di Santa Maria del Borgo un’antica tradizione vuole i Templari presenti a Castignano e possessori della chiesa.

Chiesa parrocchiale di Sant’Egidio con facciata in laterizi, neoclassica, munita di torre (1731). All’interno un artistico Fonte Battesimale ligneo, una tela di Simone de Magistris (XVI secolo) e il capolavoro di Giuseppe Gezzi (1634-1721). Conserva un artistico reliquiario-ostensorio, opera di alta orificeria gotica, con la reliquia della croce donata da Papa Niccolò IV (1288-1292).

Montemonaco


Comune di Montemonaco

Piazza Risorgimento, 8 – 0736 856141

 

Situato a 1.080 m. s.l.m. Montemonaco si affaccia come un ampio terrazzo su uno scenario fra i più suggestivi dell’Appennino. Il suo nome deriva dai monaci benedettini, per tradizione primi colonizzatori di queste zone.

Nel XII sec. a difesa del paese gli abitanti costruirono alte mura intervallate da robusti torrioni, ancora esistenti, per contrastare gli assalti dei comuni confinanti. Ciò che aleggia ancora in questo lembo di territorio è il culto fantastico e il pullulare di leggende medievali che hanno per protagonista la Sibilla Appenninica con la sua corte di Fate. Oggi a Montemonaco la Sibilla e la sua mitica grotta sono al centro di un importante confronto culturale e scientifico per il recupero storico-archeologico del sito.

Un’altra leggenda medievale trasformò il nome del laghetto glaciale nell’alta valle dell’Aso (1.940 m. s.l.m.) da lago della Sibilla a lago di Pilato, perchè avrebbe custodito le spoglie del precursore romano che lasciò crocifiggere Gesù; popolato da demoni, si narra che gli stregoni vi consacrassero i libri del comando. Inoltre il suo piccolo bacino ospita il “Chirocefalo del Marchesoni” un minuscolo crostaceo unico al mondo.

Castorano

 


Comune di Castorano

Via Padre Carlo Orazi, 3 – 0736 87132

www.comune.castorano.ap.it

info@comune.castorano.ap.it

E’ impossibile stabilire una qualunque data della nascita di Castorano. Presumibilmente le sue origini dovrebbero risalire al periodo in cui sorse Ascoli. La fertilità del suolo e la ricca varietà di vegetali che vi crescevano rigogliosi costituivano una grossa attrattiva per le popolazioni dedite alla pastorizia e all’agricoltura come i Sabini. Non soltanto le correnti migratorie dalle varie regioni d’Italia ospitò l’ubertosa valle, ma è da ritenere che anche le popolazioni greche risalissero il fiume e vi si fermassero.

L’espansione territoriale di Castorano era favorita indubbiamente dalla invidiabile posizione strategica. Non per nulla Ascoli fece acquisto del castello di Castorano per precisi interessi di ordine politico e militare. Entrato a far parte dello Stato Ascolano, Castorano fu castello di secondo grado. Incendiato nel XV secolo da Nicola Orsini, conte di Pitigliano e generale della chiesa, subì ulteriori gravi devastazioni dovute ai combattimenti fra i partiti delle potenti città vicine. Quando Gregorio XIII restituì castelli e podesterue ad Ascoli, Castorano fu una delle 8 podesterue ascolane di secondo grado.

Chiesa parrocchiale di S. Maria della Visitazione risale forse al 1000, con restauri del XVI secolo. Conserva una Croce astile, sbalzata in argento, con le estremità adorne di teche-reliquie, sul retro la figura del Crocifisso a rilievo. Uno splendido oggetto di arte marchigiana del XVI secolo.

Monteprandone

113061-1319671093-1Piazza Dell’Aquila, 1 – 0735 7109

comune.monteprandone@emarche.it

 

Le prime testimonianze scritte riguardanti il castello di Monteprandone sono dell’anno 1039, quando Guido soprannominato “massaro” e suofratello Longino, donano all’abbazia laziale di Farfa alcuni beni situati nel comitato fermano, tra cui il “castellum de Monte Prandonis”. La tradizione vuole che il nome dato al castello fosse quello di un cavaliere (Prandone o Brandone) di stirpe franca, giunto in queste terre al seguito di Carlo Magno. Nel 1292 Monteprandone si sottomise alla città di Ascoli, ottenendone in cambio protezione e difesa. Il comune di Monteprandone rimase sotto il governo pontificio fino al plebiscito del 1860 che decretò l’unione delle Marche al Regno d’Italia. 

 

COSA VISITARE

Cinta muraria presentava due ingressi: ad ovest la Porta da Monte e ad est la Porta da Mare, demolita insieme ad una parte delle mura, nella seconda metà del 1800 per allargare la piazza.

Palazzo Campanelli sulla sinistra si apre via Limbo, antico e caratteristico vicolo medievale con volte a crociera, che durante il periodo natalizio ospita un originale presepio artistico realizzato dalla Pro Loco.

Colli del Tronto

 


Comune di Colli del Tronto

Piazza Garibaldi, 1 – 0736 890626

www.provincia.ap.it/Colli_del_Tronto

comune@comune.collideltronto.ap.it

Di origine antichissima, Colli era formata da 5 “ville”. Di queste, quella di Casaregnano reca ancora nel toponimo l’influenza della sua probabile origine romana. Centro importante, era sovrastato da un castello totalmente distrutto successivamente. Molti studiosi e ricercatori voglione che qui avvenne la battaglia in cui Pirro sconfisse i romani. Nel XVI secolo si hanno notizie della ripresa del paese che nel 1800 amministrò, per ordine del comune di Ascoli, anche Castel di Lama.

Nel 1812 venne aggiunto poi il paese di Pagliare(oggi Spinetoli). Un tempo Colli andava nota per i “carradori” che costruivano eleganti e solidi carri agricoli, arricchiti da semplici e aggraziate istoriature. Realizzavano anche strumenti per l’agricoltura, rinomati per la solidità.

Chiesa parrocchiale realizzata nel 1796 dall’architetto Pietro Maggi. Al suo interno si conserva una tela del pittore Ferdinando Cicconi.

Chiesetta di S. Cristina col caratteristico campaniletto a vela.

Villa Panichi con la bigatteria ottocentesca, Villa Ercolani nel centro storico, Villa MastrangeloVilla Spreca e Villa Fonzi.

Offida


Comune di Offida

Corso Serpente Aureo, 66 –  0736 88871

www.comune.offida.ap.it

protocollo@pec.comune.offida.ap.it

Offida è situata sulle colline tra i fiumi Tesino e Tronto, a circa 20 km da San Benedetto del Tronto. E’ un paese di aspetto antico e suggestivo. offida-ascoli-piceno

Le testimonianze dei primi insediamenti riguardano l’epoca neolitica; nei pressi dell’attuale abitato sono state rinveute necropoli risalenti ai Piceni ed ai Romani ed un santuario dedicato a “Ophys” o Serpente Aureo da cui Offida deriva il nome e il suo splendido teatro. Il paese ha mantenuto la tradizione artigianale dei preziosi merletti realizzati a tombolo.

I principali monumenti da visitare sono il Palazzo Comunale con un portico, una loggetta del Quattrocento ed una torre trecentesca; S. Maria della Rocca, una chiesa romanico-gotica del XIV secolo con una cripta ad affreschi trecenteschi appena fuori le intatte mura; le pittoresche vie medievali del centro storico e la piazza principale con la sua particolare pianta triangolare. Offida è anche conosciuta per il suo carnevale, per le specialità enogastronomiche, per le sue numerose case vinicole ed è inoltre sede della prestigiosa Enoteca Regionale delle Marche.

Roccafluvione


Comune di Roccafluvione

Piazza Aldo Moro, 4 – 0736 365131

www.comune.roccafluvione.it

segreteria@comune.roccafluvione.ap.it

Il suo toponimo è composto dal termine “rocca” e dall’idronimo “fluvione” (dal latino “fluvius” = corso d’acqua).

La sua storia si perde in tempi remotissimi; il territorio infatti era abitato sin dall’età del neolitico, come dimostrano alcuni reperti (elmo, asce, lance, lamine, pettorali, fibule). La probabile presenza dei Marsi, in aiuto di Ascoli in guerra contro Roma, avrebbe dato il nome a Marsia ed al Marsicano, il corso d’acqua che la bagna, scendendo da Vallicella. A partire dall’XI secolo, tutta la zona del Fluvione passò sotto la giurisdizione dell’Abazia di Farfa, che comportò un notevole sviluppo economico, culturale e religioso, come testimoniano le numerose chiese costruite nelle varie località.

Nel corso del basso medioevo, quando le istanze comunali indebolirono il rapporto con Farfa, il territorio passò sotto l’influenza di Ascoli e, nel secolo XIX fu al centro dell’insurrezione popolare che intendeva tutelare i diritti della Santa Sede sui suoi ex territori (brigantaggio).


L’80% del territorio è a sviluppo boschivo e il resto è occupato dalle colture agricole e da insediamenti abitativi. Le frazioni a quota elevata come AgelliPastinaOsoliColleianoScalelle,SalaRoncaglioniGaicoMeschia, offrono panorami eccezionali sulle vallate, fino al mare e sulle catene montuose dei Sibillini, della Laga, fino al Gran Sasso. Il torrente Fluvione, oltre che a regalarci angoli suggestivi, è ricco di trote e gamberi e di altre specie ittiche.

Percorrendo i sentieri naturalistici, fra i boschi di macchia mediterranea, ci si imbatte facilmente in molte specie protette di piante e fiori (corbezzolo, leccio, orchidee) e, tra la presenza di molti mammiferi e volatili stanziali e migratori, non è difficile imbattersi nel capriolo e nel lupo.

Ripatransone


Comune di Ripatransone Ripatransone

P.zza XX settembre, 1 – 0735 917314

Ripatransone sorge su un colle con una vista panoramica tanto bella da meritare il titolo di “belvedere del Piceno“. Il suo centro storico mostra edifici di epoca medievale, rinascimentale e barocca e una particolare curiosità, il vicolo piu stretto d’Italia, di soli 43 cm.

Il comune gode di un ricco patrimonio storico e artistico, con ben sei musei: archeologico, pinacoteca-gipsoteca, della civiltà contadina ed artigiana, diocesano di arte sacra, storico-etnografico, del vasaio e del fischietto. Cuore dell’abitato è Piazza XX Settembre in cui si trova il Palazzo del Podestà del 1304. La Cattedrale, della fine del XVI secolo, custodisce al suo interno statue e tele seicentesche. Tanti altri sono i tesori architettonici ed artistici da scoprire.

8950160498_685fff9f86La manifestazione più importante è il “Cavallo di fuoco” (prima domenica dopo Pasqua). Il piatto tipico è il “ciavarro” (a baste di legumi e cereali con salsa piccante). La piacevole visita della città potrà concludersi con la degustazione di tipicità locali nellaBottega del Vino Comunale, sita sotto i portici dell’antico Palazzo degli Anziani.

Ripatransone è costituita da magnifiche aree naturali con aree boschive, lunghi viali di querce e tigli ed un piccolo e speciale ecosistema ornitologico. Il territorio di Ripatransone è inoltre riconoscibile per la presenza di un magnifico paesaggio agrario con produzioni di alta qualità come la viticoltura dell’olivo. 

 

San Benedetto del Tronto

 

 

LA REGINA DELLA RIVIERA DELLE PALME

 

Comune di San Benedetto del Tronto

Viale Alcide De Gasperi, 124 – 0735 7941

www.comunesbt.it

protocollo@cert-sbt.it

San Benedetto rappresenta una delle principali realtà turistiche delle Marche, dinamica cittadina è un’importante stazione balneare e un attivo centro peschereccio. Ampio il litorale di sabbia finissima che degrada dolcemente al mare dai bassi fondali.

Innumerevolli splendidi palmizi (più di 10.000 palme!) ne rappresentano la caratteristica vegetazione. Tra palme, oleandri e giardini a tema sul mare si snoda il lungomare, fra i più belli d’Europa, imperdibile passeggiata, con pista ciclabile di circa 5 km. Numerose le attività sportive che si possono praticare in città presso il porto turistico, il club nautico, il circolo tennis, il palazzo dello sport, la pista di pattinaggio, il bocciodromo, le piscine e la pista di atletica.

Di particolare interesse per tipicità ed originalità delle collezioni, sono il Museo della Civiltà Marinara, il Museo delle Anfore, l’Antiquarium Trentino, il Museo ittico e il Museo Paleontologico.

Verdeggianti colline, costellate da borghi medievali circondano la città, mete irrinunciabili per gli appassionati di storia e arte.

Nell’ultima domenica di luglio si celebra la festa della Madonna della Marina, che trova i suoi momenti più significativi nella processione in mare della flottiglia peschereccia e nei fuochi d’artificio notturni. Da gustare tutti i piatti della cucina locale, quelli di pesce in particolare, tra cui spicca il “brodetto alla Sanbenedettese“.

 

Montefiore dell’Aso

Comune di Montefiore dell’Aso

Piazza della Repubblica, 2 – 0734/939019

www.comune.montefioredellaso.ap.it

info@comune.montefioredellaso.ap.it

PER INFORMAZIONI SU TOUR E VISITE GUIDATE:

Associazione Culturale Agheiro: 

0734/938743  Agheiro@gmail.com

Il territorio di Montefiore dell’Aso fu abitato sin dalla preistoria, ma la più documentata è la civiltà picena fra il IX e il IV secolo a.C.

Con la conquista da parte di Roma, Montefiore divenne una centuriazione dell’Ager Cuprensis, ovvero della vicina Cupra romana. Nei primi secoli del cristianesimo, probabilmente fra il III ed il V secolo, Montefiore divenne sede di una Pieve. In seguito alle invazioni barbariche, per motivi difensivi, cominciarono a formarsi dei villaggi fortificati, i “Castrum“.

In un documento del 1178 si parla di Montefiore ed Aspromonte i quali, unendosi in un unico centro abitato, alla fine del XII secolo, diedero vita al libero Comune di Montefiore. Dal 1387 il Comune venne inglobato nell’orbita fermana. Alla fine del XV secolo, con la caduta dei liberi Comuni, anche Montefiore finì sotto il dominio dello Stato Pontificio. Nel corso del XVII secolo la vita politica del comune fu gestita da una classe chiusa, costituita da nobili e grandi proprietari terrieri. La situazione non mutò con l’Unità d’Italia e si protrasse fino al secondo conflitto mondiale.

Polo Museale di San Francesco

La costruzione del complesso conventuale di San Francesco, nella zona ovest del centro urbano di Montefiore dell’Aso, risale al XIII secolo.
Alcune testimonianze attestano l’inizio della fabbrica: una bolla del papa Innocenzo IV, datata 1247, esorta i fedeli alla generosità per il completamento della chiesa e dei fabbricati dei frati Minori; nella stessa chiesa, una lapide riporta la benedizione della prima pietra avvenuta nel 1264 per mano di papa Urbano IV. Eretto secondo i canoni proporzionali delle costruzioni francescane, è citato e descritto nel testo seicentesco Genealogia di Ilario Altobelli. L’autore presenta lo schema del Convento, della Chiesa e dei due Chiostri, uno nella corte interna a scopo meditativo, l’altro, ad uso di hortus conclusus, localizzato nell’attuale piazza di San Francesco. Nel 1653 subì la soppressione innocenziana. Restituito all’ordine tramite acquisto nel 1682, fu sottoposto a restauri.
Seguì un nuovo periodo di floridezza testimoniata da una nota del 1818, nel quale se ne documenta l’ottimo stato.

Sala Carlo Crivelli

La Sala Carlo Crivelli è dedicata all’artista veneto che nel 1468 dalle coste dalmate si trasferì nelle Marche, dove rimase fino alla morte lavorando a Fermo, Ascoli Piceno e Camerino. Nella Sala del primo piano è esposto il trittico che l’artista realizzò agli inizi degli anni ’70 del quattrocento per la Chiesa dei Minori Conventuali di Montefiore dell’Aso. L’opera, ciò che rimane di un originario polittico smembrato e in parte venduto sul mercato antiquario intorno alla metà dell’ottocento, testimonia il ruolo della committenza nell’esecuzione, per la presenza di ben tre tavole dedicate a frati francescani, alle quali si deve aggiungere il San Francesco oggi a Bruxelles.

Centro Documentazione Scenografica Giancarlo Basili

L’ampia raccolta, dislocata in diversi locali del complesso, comprende scenografie, documentazione fotografica, schizzi grafici, testi critici e materiale video relativo ai film: Nirvana di Gabrile Salvatores (Italia, 1996), Palombella Rossa di Nanni Moretti (Italia, 1989), La stanza del figlio di Nanni Moretti (Italia, 2000), Notte Italiana di Carlo Mazzacurati (Italia, 1987), L’Amore ritrovato di Carlo Mazzacurati (Italia, 2004), Il Caimano di Nanni Moretti (Italia, 2006), Domani accadrà di Daniele Luchetti (Italia, 1988), Piccoli maestri di Daniele Luchetti (Italia, 1998), Il portaborse di Daniele Luchetti (Italia, 1990), Io non ho paura di Gabriele Salvatores (Italia 2003), Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana (Italia 2005), PAZ di Renato De Maria (Italia 2002), Così ridevano di Gianni Amelio (Italia 1998), Le chiavi di casa di Gianni Amelio (Italia 2004), Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni (Italia 2001), Arriva la Bufera di Daniele Luchetti (Italia 1993).

Museo Adolfo De Carolis

La collezione Adolfo De Carolis, esposta nella sala destinata fin dalla seconda metà del novecento a Sala De Carolis, raccoglie circa 500 opere del celebre artista nato a Montefiore dell’Aso, l’insieme comprende disegni, bozzetti e xilografie acquisiti dal Comune. Della raccolta fanno parte i 69 bozzetti ad olio per la realizzazione del ciclo di affreschi del Salone dei Quattromila nel Palazzo del Podestà a Bologna donati da Francesco Egidi nel 1959 e oltre 100 xilografie pervenute a Montefiore nel 1974 grazie alla donazione della famiglia De Carolis. A queste prime opere, in gran parte esposte nella Sala De Carolis, si è aggiunto un importante corpus di circa 250 disegni, studi e bozzetti donato dalla famiglia di Carlo De Carolis nel 2006 e alcuni pezzi di mobilio dello Studiolo bolognese di Borgo San Pietro n 39 donati nel 2005 da Giovanni De Carolis.

Museo della Civiltà Contadina

La raccolta del Museo della Civiltà Contadina risale al 1984. Come molte di queste collezioni civiche, è un’opera composta da donazioni private avviata per iniziativa della scuola media con scopi didattici. La mostra fu allestita dapprima nei locali della scuola nei pressi della Collegiata di Santa Lucia, successivamente trasferita in due locali del Convento di San Francesco, allora provvisoriamente recuperati. L’attuale allestimento scenografico, collocato al primo piano nel corridoio sud del chiostro, espone in 4 sezioni: l’aia, la casa, il lavoro, il campo alcuni dei circa 400 oggetti e attrezzi riguardanti la vita domestica ed il lavoro dei campi, tutti provenienti dalle famiglie del territorio di Montefiore dell’Aso.

Raccolta Domenico Cantatore

La raccolta Domenico Cantatore fu donata al Comune di Montefiore dell’Aso dall’artista stesso con delibera di giunta n° 139 del 22 agosto 1989. L’insieme è costituito da 114 opere grafiche tra acquatinte, acquaforte, litografie su sughero e su carta. La collezione è stata allestita nella Sala del primo piano, tra loro sono presenti le famose odalische, ritratti di uomini del sud, galli e paesaggi.

Curiosità…

L‘infiorata di Montefiore dell’Aso è un momento magico dove la sacralità, la fede, l’arte e la natura s’incontrano piacevolmente disegnando pitture nella terra come nel cuore.

Ogni anno, in occasione della festa sacra del Corpus Domini, l’ “Infiorata”, immenso tappeto floreale che si estende articolandosi in vari quadri per circa 2000 mq., copre interamente il percorso della solenne processione.

Grottammare

 

www.comune.grottammare.ap.it

 

Definita la Perla d1347675146ell’Adriatico, Grottammare si affaccia sulla Riviera Picena delle Palme, nelle Marche.

 

Attraversata dal 43° parallelo, Grottammare è un luogo dove è possibile raggiungere il mare con la sua spiaggia dalla tipica sabbia fine e dal basso fondo.

E’ il punto di partenza ideale per visitare, anche con escursioni guidate, i tipici centri medievali dell’entroterra Piceno, a pochissimi km dal mare (quali Ascoli Piceno,OffidaAcquaviva Picena e Ripatransoneinsieme a strutture diversificate per soddisfare ogni esigenza, vi aspettano per un soggiorno esclusivo protagonista della propria vacanza è ancora possibile.2094_46491006587_8781_n

Al centro della Riviera Picena delle Palme, Grottammare ha oltre un secolo di vocazione turistica, iniziata con il soggiorno di Franz Liszt nel 1868.

Insieme ad una moltitudine di essenze (tra le quali l’arancio, simbolo della città e del suo clima mite), palme ed oleandri primeggiano ovunque, specialmente sul Lungomare, percorso da una pista ciclabile recentemente realizzata. Le verdi colline a ridosso del mare ed il borgo medievale sono un invito a distensive escursioni, anche organizzate.

Fonte di ispirazione per poeti, scrittori, pittori e musicisti, ha dato i natali a Felice Peretti, al soglio pontificio con il nome di Sisto V nel 1585 e al grande scultore Pericle Fazzini, autore della meravigliosa ed imponente “Resurrezione” nella sala Nervi in Vaticano.

 

 

Acquaviva Picena

Comune di Acquaviva PicenaRTEmagicC_Acquaviva_Picena-Stemma.png Via San Rocco, 9 – 0735 764005 www.comuneacquavivapicena.ap.it

info@comuneacquavivapicena.it

Acquaviva Picena si trova a 7 km da San Benedetto del Tronto, in zona collinare. Il paesino mantiene caratteri medievali, è un luogo ricco di cultura e tradizioni, perfetti per chi RTEmagicC_Rocca_01.jpgama immergersi nell’arte e nella storia. Dominato da un’imponente fortezza trecentesca, conserva ancora i resti delle mura, di antiche case e delle torri. Gli artigiani lavorano vimini e giunco (producendo le tipiche “pagliarole“), secondo l’antica tradizione. Una passeggiata per Acquaviva vi permetterà di ammirare chiese di notevole interesse architettonico, attraverso i suggestivi vicoli del borgo antico e di scoprire le sue terrazze che si affacciano sulle colline picene che degradano dolcemente al mare. Il paese è premiato dalla BANDIERA ARANCIONE.

Acquasanta Terme

Comune di Acquasanta TermeRTEmagicC_Acquasanta_Terme-Stemma.png Piazza XX Settembre, 12 – 0736 801262 www.comune.acquasantaterme.ap.it affarigenerali@comune.acquasantaterme.ap.it

La sua storia si confonde con quella delle sue Terme: l’antico tratturo preistorico, poi divenuto la via consolare Salaria, trovava in Acquasanta un naturale punto di sosta per la ricchezza di grotte ed i tepori delle salubri acque termali: ne è la testimonianza l’appellativo di “Vicus ad Aquas” che la indica negli itinerari militari della “Tabula Peutingeriana” (170 d. C.). RTEmagicC_acquasanta.jpgOgni attività svolta ad Acquasanta è caratterizzata dalle acque. Il suo stesso nome deriva dalla presenza nel sottosuolo di acque termali sulfuree che aliemntano i reparti di cura dello stabilimento termale. Due veri gioielli della natura sono annessi alle terme e purtroppo non aperti al pubblico: la grandiosa e quasi teatrale grotta che ospita la piscina naturale e la grotta Orsini che, unica nel suo genere per vastità e proprietà terapeutiche, è stata utilizzata fino a pochi anni or sono per la antroterapia: perfetta sauna naturale. Oltre queste, un dedali di altri cunicoli e cavità di notevole pregio naturalistico (in parte visitabile) è conservato dal sottosuolo come in uno scrigno. Altra peculiarità è l’escavazione e la lavorazione del travertino, per compattezza e qualità conosciuto ed esportato in varie parti del mondo.

Ascoli Piceno

Ascoli Piceno è una delle città monumentali d’Italia: il suo centro storico è interamente costruito in travertino, una roccia sedimentaria calcarea estratta dalle cave del territorio, ed ha come fulcro la rinascimentale piazza del Popolo dove si trovano alcuni degli edifici più importanti tra i quali il palazzo dei Capitani, lo storico Caffè Meletti e la chiesa di San Francesco.

 

LA CITTA’ DELLE CENTO TORRI

Altro fulcro cittadino è lo spazio urbano di piazza Arringo, la piazza più antica di Ascoli, dove si elevano il medioevale battistero di San Giovanni, la cattedrale di Sant’Emidio, che racchiude al suo interno la cripta dedicata anch’essa al santo patrono. Vi sono inoltre il palazzo Vescovile, il palazzo dell’Arengo, sede della pinacoteca civica e di alcuni uffici comunali.

Non solo le piazze, ma anche le strade ed i vicoli di impronta schiettamente medievale contribuiscono a caratterizzare il centro storico come via Pretoriana, via di Solestà, via delle Stelle, via Soderini, via del Trivio, antico cardo e corso Mazzini, decumanus maximus, che attraversa da ovest ad est il centro urbano.

Tra i monumenti sono da ricordare: il ponte Romano di Solestà, uno dei pochi in Italia, visitabili anche al suo interno, le rovine del teatro romano, le grotte dell’Annunziata, ciclopica costruzione del periodo romano, la Fortezza Pia ed il Forte Malatesta, il palazzetto Longobardo con la torre degli Ercolani, una delle poche torri superstiti tra le decine che compaiono nelle cronache medioevali, in ricordo delle quali Ascoli ha il soprannome di “Città delle cento torri”.

Meritevoli di essere citati sono anche i tempietti dedicati al patrono quali: Sant’Emidio alle Grotte e Sant’Emidio Rosso ed inoltre la chiesa dei Santi Vincenzo e Anastasio dalla caratteristica facciata suddivisa in riquadri.

Nelle vicinanze della città si trova la rocca di Castel Trosino, antichissimo insediamento longobardo a strapiombo sul torrente Castellano, in cui alla fine del XIX secolo fu rinvenuta uno delle più ricche necropoli d’Italia, i cui preziosi reperti sono ora sparsi in diversi musei in tutto il mondo.

 

COMBINAZIONE DI RISORSE

Capoluogo di un’area a vocazione prevalentemente agro-pastorale, Ascoli Piceno ha affiancato negli ultimi decenni alle tradizionali funzioni di mercato agricolo (vini) e di centro amministrativo, un notevole e ben differenziato sviluppo industriale accompagnato da un’estensione dei servizi e da una buona valorizzazione delle risorse turistiche, che ha avuto come conseguenza la formazione di una moderna area industriale lungo la strada statale piceno-aprutina.

Le industrie sono di dimensione medio-piccola, ma ben inserite nei flussi di esportazione; le più sviluppate sono quelle meccaniche, chimiche, delle materie plastiche, cartarie, ceramiche (laterizi) e alimentari (pasta). In declino l’industria della seta, che un tempo lavorava bozzoli prodotti nella regione.

In campo commerciale è da segnalare l’annuale fiera avicunicola e degli animali da pelliccia. Il settore terziario assorbe la maggior parte della popolazione attiva.

*Ascoli è patria del pontefice Niccolò IV e del poeta e filosofo Francesco Stabili, detto Cecco d’Ascoli.