Montefiore dell’Aso

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Il territorio di Montefiore dell’Aso fu abitato sin dalla preistoria, ma la più documentata è la civiltà picena fra il IX e il IV secolo a.C.

Con la conquista da parte di Roma, Montefiore divenne una centuriazione dell’Ager Cuprensis, ovvero della vicina Cupra romana. Nei primi secoli del cristianesimo, probabilmente fra il III ed il V secolo, Montefiore divenne sede di una Pieve. In seguito alle invazioni barbariche, per motivi difensivi, cominciarono a formarsi dei villaggi fortificati, i “Castrum“.

In un documento del 1178 si parla di Montefiore ed Aspromonte i quali, unendosi in un unico centro abitato, alla fine del XII secolo, diedero vita al libero Comune di Montefiore. Dal 1387 il Comune venne inglobato nell’orbita fermana. Alla fine del XV secolo, con la caduta dei liberi Comuni, anche Montefiore finì sotto il dominio dello Stato Pontificio. Nel corso del XVII secolo la vita politica del comune fu gestita da una classe chiusa, costituita da nobili e grandi proprietari terrieri. La situazione non mutò con l’Unità d’Italia e si protrasse fino al secondo conflitto mondiale.

Polo Museale di San Francesco

La costruzione del complesso conventuale di San Francesco, nella zona ovest del centro urbano di Montefiore dell’Aso, risale al XIII secolo.
Alcune testimonianze attestano l’inizio della fabbrica: una bolla del papa Innocenzo IV, datata 1247, esorta i fedeli alla generosità per il completamento della chiesa e dei fabbricati dei frati Minori; nella stessa chiesa, una lapide riporta la benedizione della prima pietra avvenuta nel 1264 per mano di papa Urbano IV. Eretto secondo i canoni proporzionali delle costruzioni francescane, è citato e descritto nel testo seicentesco Genealogia di Ilario Altobelli. L’autore presenta lo schema del Convento, della Chiesa e dei due Chiostri, uno nella corte interna a scopo meditativo, l’altro, ad uso di hortus conclusus, localizzato nell’attuale piazza di San Francesco. Nel 1653 subì la soppressione innocenziana. Restituito all’ordine tramite acquisto nel 1682, fu sottoposto a restauri.
Seguì un nuovo periodo di floridezza testimoniata da una nota del 1818, nel quale se ne documenta l’ottimo stato.

Sala Carlo Crivelli

La Sala Carlo Crivelli è dedicata all’artista veneto che nel 1468 dalle coste dalmate si trasferì nelle Marche, dove rimase fino alla morte lavorando a Fermo, Ascoli Piceno e Camerino. Nella Sala del primo piano è esposto il trittico che l’artista realizzò agli inizi degli anni ’70 del quattrocento per la Chiesa dei Minori Conventuali di Montefiore dell’Aso. L’opera, ciò che rimane di un originario polittico smembrato e in parte venduto sul mercato antiquario intorno alla metà dell’ottocento, testimonia il ruolo della committenza nell’esecuzione, per la presenza di ben tre tavole dedicate a frati francescani, alle quali si deve aggiungere il San Francesco oggi a Bruxelles.

Centro Documentazione Scenografica Giancarlo Basili

L’ampia raccolta, dislocata in diversi locali del complesso, comprende scenografie, documentazione fotografica, schizzi grafici, testi critici e materiale video relativo ai film: Nirvana di Gabrile Salvatores (Italia, 1996), Palombella Rossa di Nanni Moretti (Italia, 1989), La stanza del figlio di Nanni Moretti (Italia, 2000), Notte Italiana di Carlo Mazzacurati (Italia, 1987), L’Amore ritrovato di Carlo Mazzacurati (Italia, 2004), Il Caimano di Nanni Moretti (Italia, 2006), Domani accadrà di Daniele Luchetti (Italia, 1988), Piccoli maestri di Daniele Luchetti (Italia, 1998), Il portaborse di Daniele Luchetti (Italia, 1990), Io non ho paura di Gabriele Salvatores (Italia 2003), Quando sei nato non puoi più nasconderti di Marco Tullio Giordana (Italia 2005), PAZ di Renato De Maria (Italia 2002), Così ridevano di Gianni Amelio (Italia 1998), Le chiavi di casa di Gianni Amelio (Italia 2004), Luce dei miei occhi di Giuseppe Piccioni (Italia 2001), Arriva la Bufera di Daniele Luchetti (Italia 1993).

Museo Adolfo De Carolis

La collezione Adolfo De Carolis, esposta nella sala destinata fin dalla seconda metà del novecento a Sala De Carolis, raccoglie circa 500 opere del celebre artista nato a Montefiore dell’Aso, l’insieme comprende disegni, bozzetti e xilografie acquisiti dal Comune. Della raccolta fanno parte i 69 bozzetti ad olio per la realizzazione del ciclo di affreschi del Salone dei Quattromila nel Palazzo del Podestà a Bologna donati da Francesco Egidi nel 1959 e oltre 100 xilografie pervenute a Montefiore nel 1974 grazie alla donazione della famiglia De Carolis. A queste prime opere, in gran parte esposte nella Sala De Carolis, si è aggiunto un importante corpus di circa 250 disegni, studi e bozzetti donato dalla famiglia di Carlo De Carolis nel 2006 e alcuni pezzi di mobilio dello Studiolo bolognese di Borgo San Pietro n 39 donati nel 2005 da Giovanni De Carolis.

Museo della Civiltà Contadina

La raccolta del Museo della Civiltà Contadina risale al 1984. Come molte di queste collezioni civiche, è un’opera composta da donazioni private avviata per iniziativa della scuola media con scopi didattici. La mostra fu allestita dapprima nei locali della scuola nei pressi della Collegiata di Santa Lucia, successivamente trasferita in due locali del Convento di San Francesco, allora provvisoriamente recuperati. L’attuale allestimento scenografico, collocato al primo piano nel corridoio sud del chiostro, espone in 4 sezioni: l’aia, la casa, il lavoro, il campo alcuni dei circa 400 oggetti e attrezzi riguardanti la vita domestica ed il lavoro dei campi, tutti provenienti dalle famiglie del territorio di Montefiore dell’Aso.

Raccolta Domenico Cantatore

La raccolta Domenico Cantatore fu donata al Comune di Montefiore dell’Aso dall’artista stesso con delibera di giunta n° 139 del 22 agosto 1989. L’insieme è costituito da 114 opere grafiche tra acquatinte, acquaforte, litografie su sughero e su carta. La collezione è stata allestita nella Sala del primo piano, tra loro sono presenti le famose odalische, ritratti di uomini del sud, galli e paesaggi.

Curiosità…

L‘infiorata di Montefiore dell’Aso è un momento magico dove la sacralità, la fede, l’arte e la natura s’incontrano piacevolmente disegnando pitture nella terra come nel cuore.

Ogni anno, in occasione della festa sacra del Corpus Domini, l’ “Infiorata”, immenso tappeto floreale che si estende articolandosi in vari quadri per circa 2000 mq., copre interamente il percorso della solenne processione.

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