Montecarotto
Comune di Montecarotto
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Montecarotto entra a far parte della storia documentata a cominciare dai primi decenni del XII secolo. Notizie più precise di Montecarotto si hanno nel momento in cui emerge la realtà della Pieve omonima, una delle sette esistenti nel territorio diocesano di Jesi. La Pieve di Montecarotto, se non la più importante della Diocesi di Jesi, era certamente la più vasta, estendendosi per quasi 60 kmq. Montecarotto entrò a far parte del territorio di Jesi, come uno dei 16 castelli del suo Contado, anzi il più importante dopo Massaccio (oggi Cupramontana). Splendida la cinta muraria edificata nel 1509 su disegno dell’architetto Albertino di Giacomo da Cremona. Nel 1808 con la costituzione del Regno d’Italia napoleonico, cessava definitivamente l’antico rapporto tra Jesi e i Castelli del Contado che acquisivano autonomia. L’annessione delle Marche al Regno d’Italia nel 1860 significò ancora ulteriore riconoscimento dell’importanza di Montecarotto, che sul finire del secolo XIX superava i 3000 abitanti divenendo capoluogo di Mandamento, nella cui giurisdizione erano i comuni di Serra dei Conti, Poggio San Marcello, Castelplanio, Mergo e Rosora.
COSA VISITARE:
Mura Castellane (XVI secolo) edificate sulla precedente cerchia medievale sono tra le più notevoli fortificazioni della Vallesina.
Teatro Comunale (XIX secolo) costruito su disegno dell’arch. Raffaele Grilli di Jesi, è attualmente chiuso per lavori di ristrutturazione. In locali attigui è in allestimento il Museo della Mail Art.
Chiesa di San Filippo (XII secolo) già chiesa della Madonna delle Grazie, al suo interno spicca l’organo Vici (1830).
Chiesa del Crocefisso (XVIII secolo) conserva un pregevole Crocefisso ligneo del XVII secolo.
Collegiata della SS. Annunziata (XVIII secolo) edificata su preesistenti edifici, al suo interno sono conservati degli affreschi della scuola del Beato Angelco, una tela del Ramazzani del 1588 oltre ad altri interessanti dipinti, sculture lignee e oggetti di oreficeria.
Chiesa di San Francesco (XVII secolo) conserva una Natività di Antonio Massi di Jesi e un organo dell’istriano Pietro Nacchini (XVIII secolo).