Cantiano
Comune di Cantiano
P.zza Luceoli, 3 – 0721 789911
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Nel VII sec. a.C. una ramificazione del popolo degli Italici, nel migrare dalla pianura padana verso il sud, tolse alle genti umbre dell’Appennino la libertà e le terre. Il ritrovamento di un documento di inestimabile valore come le “Tavole Eugubine“, ci ha permesso di risalire alle genti che parteciparono alla migrazione, gli Ikuvini. Questi, con la fondazione dell’antica città di Luceoli, appartengono alla storia delle origini di Cantiano. Assoggettati agli Etruschi, furono poi annessi pacificamente a Roma. Sofferte le invasioni devastatrici di Eruli e Goti, Luceoli aumenta la propria importanza nel divenire un caposaldo del “Corridorio Bizantino”. Intanto, nel IX secolo, inizia la fortificazione dei due colli di Colmatrano e Cantiano intorno ai quali i supertiti di Luceoli, distrutta nel 1137 dall’imperatore Lotario, ricpiegheranno per avviare la futura comunità di Cantiano. Dall’obbedienza al Barbarossa e a Federico II, Cantiano passa nel 1244 sotto la giurisdizione del comune di Gubbio e nel 1250 sotto il governo della Chiesa. Anche i Malatesta di Rimini ed i Conti di Montefeltro si affrontarono per il castello di Cantiano: caduto nel 1393 sotto il dominio di questi ultimi, seguirà la vicenda dello Stato di Urbino fino al 1631.
I Monti dell’Appennino sono facili ed ospitali, di solito ricchi di sentieri facilmente percorribili. Le ombre nette degli speroni rocciosi possono nascondere il volo dell’aquila reale che vive nelle oasi di protezione del Catria e dell’Acuto. I prati ospitano una buona popolazione di lepri e daini. Risalendo il Burano, raggiungiamo Bosco di Tecchie divenuto, per iniziativa dell’amministrazione comunale, parco con scopi scientifici, didattici, naturalistici e ricreativi. Si estende per circa 180 ettari includendo prati-pascolo e bosco d’alto fusto con faggi ecerri; ospita ben 5 varietà di picchio. Al suolo, nell’umido delle foglie morte, si muovono: la salamandra macchiata, i cinghialie i caprioli; la notte è il regno di barbagianni e allocchi con il loro inconfondibile richiamo.
L’allevamento del cavallo rappresenta per tradizioni e prospettive, il fiore all’occhiello degli abitanti di Cantiano e la vocazione storica dei pascoli del gruppo del Monte Catria. Le origini di tale attività risalgono al 1128 quando, i monaci del cenobio di Fonte Avellana avviarono con lungimiranza e laboriosità i primi allevamenti sui pascoli del Catria. Attività che fu fatta tenacemente prosperare da tutte le genti nei secoli successivi, ed ancora oggi praticata e destinata a sempre maggiori successi. Di origini meno remote è l’ “Amarena di Cantiano“. Si è sviluppata nel modello di impresa familiare tipicamente marchigiano e pur conservando i tratti di attività artigianale, ha esteso la propria conoscenza su tutto il territorio nazionale.