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Magliano di Tenna

 

Piazza Antonio Gramsci, 25 – 0734 632172

www.comune.maglianoditenna.ap.it

info@pec.comune.maglianoditenna.ap.it

Sito nella media valle del Tenna la sua fondazione è da far risalire all’anno Mille con il nome di Castrum Malleani, nome del suo fondatore mercenario, il tutto è documentato in un Atto notarile risalente ad un Rogito del 1293.

questo borgo rientra sotto i possedimenti farfensi e poi fino al XIV sec. Sotto il predominio di Montegiorgio. Dopo tre anni di dominio malatestiano ( 1413-16) entrò a far parte dei possedimenti di Francesco Sforza fino al 1446.

Anque questo piccolo paese subì un periodo burrascoso in cui si trovò al centro di lotte fra fazioni, famiglie signorili, comuni e dopo la restaurazione avvenuta come per gli anni nel ‘700 in periodo napoleoniche che lo vide accorpato ai territori di Montegiorno tornò alla fine sotto l’amministrazione della vicina Fermo.

Le caratteristiche mura di cinta del XIII sec. Sono anche qui conservate splendidamente e la porta da Bora con uno splendido Torrione.

Centrale è la Chiesa pievana di S. Gregorio Magno Santo Patrono, ricostruita nel XVIII sec. Su i resti  di un complesso abaziale farfense, qui sono ammirabili affreschi dell’epoca attribuiti al Pagani.

Altre sono le stupende chiese rupestri site all’esterno del centro di epoche diverse e tutte sono caratteristiche di questi splendidi territori, culla di tradizioni importanti e famiglie signorili che ne hanno segnato con le loro guerre l’architettura di questi stupendi territori ad oggi splendidamente incastonati in un paesaggio naturale unico, curato e valorizzato. 

Monte Vidon Combatte


Comune di Monte Vidon Combatte

Via Leopardi, 1 – 0734 656103

 

La tradizione racconta che il suo nome derivi da un fatto di battaglie, sia pur poco conosciuto, verificatosi in età medioevale:

Il castello è arroccato su di un’altura e il suo nome (“Vidone” da Guidone) fa tornare alla memoria il feudalesimo germanico. La leggenda narra che il signore locale di nomeGuidone fosse in contesa con il signore di un castello vicino (Rocca Monte Varmine) e avesse richiesto aiuto al fratello di nome Corrado, a sua volta signore di un altro castello posto nelle vicinanze. Il messaggero avrebbe recapitato il messaggio d’aiuto proferendo le parole “Corri Corrado che Guidone combatte“. In seguito il nome Guidone si sarebbe tramutato in “Vidon”, e da qui il nome del comune diventa “Monte Vidon Combatte”.

Il “Liber lurium” di Fermo attesta già nel 1184 la presenza di Combatte, signore di Monte Guidone. Altri antichi documenti presentano Longino di Suppone con diritti di ampi possedimenti compresi tra “Monte de Guidoni et perveniente ad Sacra Maria de Collina

Massa Fermana

 


Comune di Massa Fermana

Via Garibaldi, 60 – 0734 760258

 

Antico e glorioso castello medievale appartenente alla famiglia dei Brunforte, che cominciò a perdere di fama e ricchezza nel XIV secolo per le continue discordie tra i discendenti della famiglia stessa. Nel 1327 si sottomise a Fermo, che aiutò il popolo massetano a costituirsi in libero Comune.

Massa Fermana può vantare opere d’arte di rarissimo valore, come un Crivelli, certamente la più antica opera del pittore veneziano nelle Marche.

Porta Sant’Antonio è una singolare testimonianza del Castello trecentesco dei Brunfonte. E’ aperta alla base di una torre con piombatoi e merli ghibellini; la fiancheggiano due doppie logge a quattro arcate, quella di destra, e a tre (in parte occluse) quelle di sinistra.

Chiesa di San Lorenzo conserva il polittivo di Carlo Crivelli (firmato e datato 1468) a cinque scomparti, tre cuspidi e predella a quattro pannelli raffigurante la “Madonna col Bambino in trono tra i Santi Francesco, Silvestro, Lorenzo e Giovanni Battista”. Nella chiesa è conservata anche una tempera su tavola di Vittore Crivelli del fine secolo XV raffigurante la “Madonna col Bambino, angeli, santi e devoti”. In sagrestia una tela di Sebastiano Ghezzi.

Pinacoteca Comunale la preziosa raccolta comprende: una tavola di Vincenzo Pagani; una “Madonna in gloria e santi” con predella di Durante Nobili (1549); una “Resurrezione” di Giovanni Andrea de Magistris (1542); una “Madonna” in cartapesta policroma di scuola fiorentina del Quattrocento e molto altro. Vi figurano infatti anche affreschi staccati e riportati su tavola dei secoli XII-XV.

Monte Vidon Corrado


Comune di Monte Vidon Corrado

Piazza Licini, 6 – 0734 759348

 

Entrando nel centro storico, sulla curva, ci imbattiamo nel primo bastione restaurato di questo comune fortificato. Parcheggiamo in piazzale Marconi, lasciandoci alle spalle un torriene decapitato. Un’ampia balconata si apre sui paesi circostanti. Entriamo da quella che doveva essere una delle vecchie porte del Castelletto.

Il centro è raccolto e presenta eleganti case civili con decorazioni in cotto del XV secolo e con avanzi di fortificazioni dei secoli XIV-XV. Gli edifici religiosi come la Chiesa di San Vito che custodisce alcune tele del ‘700 attribuite ad A. Ricci e F. Foschi, sono addossati alle mura verso nord, mentre quelli civili lo sono verso sud. Diversi e gradevoli i palazzetti gentilizi, tra cui una casa del 1400.

 

Monsampietro Morico


Comune di Monsampietro Morico

Via Umberto I, 33 – 0734 773140

 

Il castello venne fondato da Malugero Melo, figlio del Dragone Normanno, conte delle Puglie, sotto il pontificato di Alessandro II. La moglie di nome Morica gli diede tre figli ai quali il Conte, in omaggio alla consorte, diede il cognome di Morico: di qui il nome del paese. Nel 1317 il territorio fu ceduto a Fermo del quale seguì quasi tutte le sorti storiche.

Torre poligonale (XIV secolo) si erge nel centro storico, parte integrante dell’originale castello merlato del ‘400.

Chiesa di S. Francesco conserva una “Deposizione di Cristo”, olio su tela di scuola veneta del XVII secolo e una Croce astile del XVI secolo.

Chiesa di S. Pietro all’interno si possono vedere: il trittico “Madonna col Bambino, San Pietro e San Sebastiano”, tempera su tavola di arte marchigiana (XV secolo); un “Sant’Antonio Abate”, olio su tela di Francesco Fiorelli (XVII secolo); una “Madonna della Vittoria” (XVII secolo); una Croce astile in argento dorato, interessante opera di arte marchigiana (XV secolo) e due reliquiari dei secoli XVI e XVII.

Chiesa di San Paolo (XIII secolo) elegante nelle linee romaniche.

Chiesa parrocchiale di Sant’Elpidio nella frazione di Sant’Elpidio Morico. Conserva un polittico che, nei soli tre pannelli centrali è opera di Vittore Crivelli (1496), mentre gli altri pannelli, di mediocre artista locale, sono stati aggiunti nel 1659; una “Vergine col Bambino” statua in marmo (XVII secolo) ed una croce reliquiario in marmo di arte marchigiana (XV secolo).

Moresco


Comune di Moresco

Piazza Castello, 15 – 0734 259983

www.comune.moresco.fm.it

moresco@ucvaldaso.it

Delle origini di Moresco poco si sa. Sul territorio in età romana sorgevano importanti insediamenti e, in età longobarda, “curtes e castra” monastici e feudali. Parimenti poco si sa dell’origine del nome, se derivi da un signore di nome Morico oppure dal toponimo “morro” che sta ad indicare “luogo sassoso ed anche paludoso“.

Un conte, Tebaldo di Moresco, compare nei documenti del XII secolo mentre, nel secolo successivo, il castello passa in proprietà alla città di Fermo. Ad essa è tolto da Federico II di Svevia e successivamente da re Manfredi. Dal 1266 resterà castello di Fermo fino all’unità d’Italia, con una breve parentesi nel periodo napoleonico. Nel 1869 perde l’autonomia comunale e diventa frazione di Monterubbiano fino a che, nel 1910, tornerà ad essere comune autonomo.

La Torre eptagonale (XII secolo) alta 25 metri, domina dall’alto la valle dell’Aso. Costruita originariamente come torre di avvistamento e di difesa, ha subito nel corso dei secoli numerose e profonde modifiche strutturali. Al suo interno è stata costruita una moderna scala che, dall’alto, permette di avere una stupenda veduta dell’intero paesaggio delle colline, dei paesaggi e dei paesi piceni. La Torre può essere visitata durante tutto l’anno.

Montappone

Comune di Montappone

Piazza Roma, 5 – 0734 760426

 

 

E’ castello feudale nell’anno 1000 e feudo della famiglia Nobili.

Nel 1291 viene assegnato ad un ram della famiglia dei Brunforte con il titolo diMarchesato. Nel 1355 viene distrutto da Gentile da Mogliano dopo una serie di assedi e di battaglie. Il Cardinale Albornoz ne vieta la ricostruzione. Solo nel 1471 il paese viene ricostruito su licenza del Cardinale Pietro di Estaing con il vincolo di rimanere sotto Fermo. Nel 1827 ottiene un Podestà, con giurisdizione sulla confinante Massa Fermana, che continuerà il suo compito fino all’unità d’Italia.

Di interesse artistico:

Chiesa Oratorio del SS. Sacramento con un affresco “Madonna col Bambino” del Pagani, il portale romanico in cotto del trecento con colonnine tortili e lo stemma dell’omonima Confraternita.

Chiesa di S. Maria in Castello (XVII secolo) il cui altare maggiore è impreziosito da un’altra “Madonna col Bambino” del Pomarancio, opera custodita nella Chiesa parrocchiale di S. Maria e S. Giorgio, nata sui resti della romanica Madonna di Villa. La rendono degna di nota un reliquario di Santa Croce impreziosito da pietre e ceselli, opera di arte marchigiana del XV secolo.

Nel cuore dell’industria dei cappelli:

In piazza il cartello che sovrasta il Comune è esplicito: dei copricapi ne è stato fatto addirittura un museo. Montappone ne è la patria.

Proprio questa attività ha portato ricchezza e benessere nel territorio. Mestiere artigianale antico di intrecci e pazienza sostituito, solo in tempi recenti, da appositi macchinari d’industria. I cappelli di Montappone, industriali o artigianali, spiccano il volo verso tutti i paesi d’Europa.

 

Montefalcone Appennino


Comune di Montefalcone Appennino

Via S. Pietro, 27 – +39 0734 79111

www.montefalcone.it

info@montefalcone.it

Dalla sommità di uno strapiombante crinale roccioso che separa le vallate dell’Aso e delTenna, Montefalcone Appennino con il suo inconfondibile profilo, si eleva fino a rendere ben visibile l’abitato, per miglia e miglia. Questo panoramico belvedere si caratterizza come uno tra i più affascinanti balconi naturali della regione. 7770814_orig

In alto, sopra il paese, s’innalza un’antica torre in pietra a base quadrata, ultimo baluardo del castello medioevale costruito dai Fermani nel 1242. Anche l’assetto urbanistico rivela l’impronta di quest’epoca pur se affiorano numerose le testimonianze dei secoli successivi. La strada per Comunanza transita all’interno di un traforo scavato nella roccia, risalente al 1833. In cima al paese sono stati rinvenuti numerosi fossili dell’era terziaria. Degno di essere conosciuto è anche il Giardino Tronelli, costruito in pendenza sul ciglio dell’alta rupe montefalconese. Da questo luogo si apre un ampio panorama che spazia dalla Maiella a tutta la catena dei Monti Sibillini.

Fra gli aspetti naturalistici del territorio una flora particolarmente interessante: sono state classificate e studiate ben oltre 33 specie di orchidee spontanee.

Montefortino

Comune di Montefortino

Via Roma, 21 – 0736 859101

com.montefortino@provincia.ap.it

Il territorio è un documento straordinario per leggere la storia economica della montagna picena.

Un’economia silvo-pastorale testimoniata dall’ampiezza dei pascoli comunali di Castel Manardo e dalla diffusa presenza delle “comunanze“, forme di organizzazione legate ad una fruizione comunitaria e collettiva delle risorse. Dal XVI secolo avanza l’agricoltura cerealicola con il modello del podere mezzadrile.

Le case-torri, di cui la più antica è datata 1504, testimoniano tale appoderamento. Possenti nel loro andamento chiuso e verticale, le case-torri sono costituite da un piano terra adibito a stalla, da un primo piano dove risiede la famiglia colonica e da un sottotetto dove vengono allevati i colombi, indispensabili alla fertilizzazione del fondo con la produzione del concime detto appunto “palombina”.

La generosa montagna offre la possibilità di raccolta di tartufi, bianchi e neri, funghi porcini, russole e semplici prataioli.

Museo della Montagna:

La cittadina possiede un significativo patrimonio di beni culturali diffusi nel territorio, ma anche un luogo deputato alla conservazione di opere d’arte: la Pinacoteca Civica intitolata Fortunato Duranti (1797-1864). Il Duranti ebbe una romantica personalità di pittore bohémien e fu raffinato collezionista di opere d’arte che provvide a donare al Comune. Le opere della Pinacoteca coprono un vasto arco temporale, dal gotico al neoclassico. I quadri e disegni di Fortunato Duranti, “artista di genio stravagante” come appare in un affascinante autoritratto, costituiscono un corpus originale e sostanzioso.

Petritoli

Comune di Petritoli

P.zza Mazzini, 21 – 0734 658141

www.comune.petritoli.fm.it

info@petritoli.net

Le origini di Petritoli si perdono nella notte dei tempi. Le tracce più antiche ci riportano all’epoca del grande Impero Romano:

le due urne cinerarie del I – II secolo, il cippo miliare risalente all’età dell’imperatore Magnenzio e l’antica fonte in contrada Papagnano ci parlano di una comunità che da tempo popolava il territorio circostante l’attuale centro storico. Petritoli fu fondata da monaci farfensi nel X secolo col nome di Castel Rodolfo. Passata sotto Transarico barone di Saltareccia, fu ceduta al vescovo di Fermo nel 1055. Dal 1198, si governò con propri statuti fino alla conquista, avvenuta nel 1250, di Federico II che la cedette a Fermo, alleata imperiale. Dopo alterne vicende, che videro assedi e distruzioni, alternati a periodi di relativa autonomia con periodi di sottomissione a Fermo, sotto Napoleone ebbe il titolo di Cantone, partecipando attivamente ai successivi moti risorgimentali.

Il nome Petritoli deriverebbe dalla fusione dei tre castelli di PetrosaPetrania e Petrollavia, ma l’etimologia è controversa, in quanto tali nomi sono riferibili a tre borghi e relative vie, costruiti fuori le mura del castello. Attraverso tre archi ogivali ottocenteschi, racchiusi entro due torrioni del XV secolo, si accede al paese antico. L’ex convento delle Clarisse, ora Palazzo Comunale, conserva in una sala dell’interno un coro ligneo del XVII secolo. La Torre civica venne realizzata nel 1800. Nel corso principale è il novecentesco Palazzo Vitali Rosati, in stile gotico-veneziano. Accanto è il Teatro dell’Iride (1873-77), costruito su disegno di Giuseppe Sabbatini. Fuori dal centro storico, si trova l’ex convento dei Minori Osservanti, ora adibito a poliambulatorio, l’annessa chiesa, con soffitto settecentesco a cassettoni ottagonali istoriati con tempere a tuorlo d’uovo, conserva all’interno un organo del Callido.

 

Ponzano di Fermo


Comune di Ponzano di Fermo

Via Garibaldi, 58 – 0734 630108

 

E’ un piccolo centro arroccato su un colle e conserva intatta la sua fisionomia medioevale.

Comprende tre nuclei urbani: il Capoluogo e le frazioni di Torchiaro e Capparuccia. Si estende su tre dorsali collinari tra i fiumi e torrenti: TennaEte Vivo, il Rivo (tra Ponzano e Torchiaro), il Cosollo, il Posenzano.

Reperti archeologici di età romana indicano la presenza di un nucleo urbano sin dal 300 d.C.. Nel VII sec. si insediano i monaci di Farfa, organizzano una curtis e costruiscono una chiesa dedicandola a S. Maria Mater Domini. L’attuale costruzione è da far risalire agli anni 1128 – 1148. Nella seconda metà del XVI sec. comincia a chiamarsi anche di S. Marco.

Il castello di Ponzano nel 1416-1443 subisce devastazioni da parte del Malatesta e di Alessandro Sforza. Nel 1570, Papa Pio V lo separa dalla giurisdizione di Fermo e lo rende comune libero, lo costituisce “terra” con facoltà di eleggersi un proprio podestà con funzioni di Pretore, lo autorizza ad imporre collette e tasse. Il Vescovo di Fermo viene contemporaneamente nominato difensore perpetuo della “Terra di Ponzano“. Il 5 giugno i Ponzanesi adunati in Parlamento eleggono il loro primo Podestà, per il secondo semestre dell’anno, Marco Attilio Albertini da Monterone. Da questo specifico episodio ha preso spunto la Rievocazione Storica “Da Castello a Comune Libero – 1570“) che viene svolta a Ponzano l’ultima domenica di luglio di ogni anno.

Il 24 agosto 1862 prende l’attuale denominazione di Ponzano di Fermo. Il nome di “Ponzano” compare nell’elenco dei comuni e castellli cui il Card. Egidio Albornoz, Legato del Papa per riorganizzare lo Stato Pontificio nelle Marche, il 22 settembre 1355 rivolge l’invito di convocazione dei loro Sindaci o Rappresentanti affinchè si rechino a Fermo a presentare giuramento di fedeltà.  

Fermo

Comune di FermoRTEmagicC_stemma_comune.gif

Via Mazzini, 4 – 0734 2841

La MARCA FERMANA oppure MARCHIA FIRMANA fu l’antica suddivisione della Regione centrale ( Marca poi divenuta Marche) e che costituì il  primo originario nucleo territoriale che diverrà l’odierna provincia di Ascoli Fermo e Macerata. La prima fonte ne che attesta l’esistenza è fatta risalire ad un Diploma dell’Imperatore Ottone nel 983 d.C.

La Marca Fermana nasce dalla successiva suddivisione dei territori della regione centrale nel precedente Ducato di Fermo dei Longobardi, mantenuta anche dai Franchi, ma fu intorno all’anno 1000 che il territorio venne rinominato in Marca e ampliato fino ai territori dell’attuale Abruzzo, questo fino al 1080 quando i confini amministrativi poi vennero fatti coincidere con quelli fisici del fiume Tronto e si restrinse il territorio amministrato da fermo nelle province prima elencate.

Nella fine del XI sec. la Marca Fermana e quella di Camerino vengono assorbite da  quella di Ancona col confine a nord nel fiume Marecchia e mantenendo i confini del fermano a sud. Nel 1199 divenne poi un Libero Comune Fermo,e videl’avvicendarsi di numerose signorie ma é nel XIV sec il territorio torno’ sotto l’amministrazione papale.

Le origini della città di Fermo sono da ricercarsi nelle epoche preistoriche dell’eta’ del ferro con popoli villanoviani e piceni che qui si sono insediati e ad oggi sono testimoniate le loro tracce dai tanti reperti funerari delle grandi necropoli risalenti al IX -VIII a.C. corredi funerari ricchissimi, elmi crestati ne ricostruiscono un passato di ” Enclave” cioè di isola culturale villanoviana prima e con tracce proto-etrusche poi.

I cirredi e le collezioni preistoriche ritrovate fanno parte oggi dei percorsi archeologici nell’importantissimo Museo Archeologico delle Marche di Ancona e in quello di Fermo ospitato dal Palazzo dei Priori. Antichissime mura megalitiche, ancora oggi in fase di studio forse si possono far risalire a questo periodo proto-etrusco villanoviano, oppure alla successiva fondazione della colonia latina nel 264 a.C. 

Molto significativo è l’insediamento dei romani nell’anno 264 come prima colonia per il controllo appunto dei limitrofi territori occupati dai piceni che avevano la loro capitale nel vicino centro di Asculum, ed é da far risalire il nome di Fermo a questa sua prima funzione di “stazione di guardia” , importante questa colonia perche aveva diritti di battere moneta.

Al periodo Augusteo del 40 d.C. vengono fatte risalire le enormi cisterne ipogee per la raccolta e la depurazione delle acque, considerate ad oggi il miglior esempio meglio conservato dell’ingegneria idrsulica romana, poste sulla sommità del colle dove sorgeva la città per sopperire una carenza idrica locale. In 2000 mt di superficie suddivisa in 30 camere su tre file parallele. Ad oggi il percorso visitabile non comprende la totale superficie, invece sempre nella zona del Girfalco si possono ammirare i resti del teatro romano.

Nell’anno 825 Lotario I Re dei Longobardi istitui a Fermo la prima scuola publica che con altre 9 In Italia venne scelta per divenire centro scolastico, poi nel 1398 anno i cui viene fatto risalire il suo Atto di Fondazione é fatta Universita’ e vi restera’ fino al 1826 anno in cui vennero cacciati i Gesuiti e la città non ebbe più i mezzi per sostenerne i costi.

Luoghi da visitare come abbiamo prima citato é il suo punto panoramico il Colle del Girfalco con il  parco, una parte delle visterne sotterranee e il Duomo intitolato alla Vergine Assunta, una facciata e una torre in perfetto stile romanico in pietra d’Istria, e uniche parti originali della sua edificazione nel 1227 dopo la distruzione dell’antica chiesa paleolitica. Uni’importante stratificazione caratterizza il terreno sottostante che ci riporta indietro all’eta tardo romana e alto medievale rinvenuta alla luce in seguito a scavi effettuati anche sotto la pavimentazione della chiesa, e ne emerge il bozzetto di una precedente basilica paleocristiana del VI sec. Una chicca e il gallo posto sul tetto che si trova li  dal 1423.

Altra importantissima chiesa della citta’ dal punto di vista architettonico, è la chiesa di S. Agostino voluta nel 1250 dall’ordine ermitano nell’anno del papato di Innocenzo IV, ed ai fedeli che aiutavano la confraternita nella costruzione venivano concesse indulgenze. Tipico stile romanico anche questo edificio, nella sua prima struttura comprendeva una sola navata; successivamente nel 1360 venne ampliata la sua pianta con abside, transetto, cappelle corali instile gotico e nel successivon1730 infine ad essere ritoccato fu ik suo apparato decorativo.

Al suo interno custodisce l’importante reliquia della SANTA SPINA trafugata dalla citta di Sant’Elpidio a mare, inoltre al suo interno si possono ammirare cicli di affreschi di scuola giottesca e riminense, bolognese e fabrianese, perfetto esempio di stile Gotico Marchigiano.

Il centro storico di Fermo è delimitato dalle quattrocentesche mura sforzesche, con torri e 3 porte ancora oggi esistenti. L’antico castelli invece fu distrutto sul fiire del 1400 dalla furia popolana  contro il potere  dei Signori della citta’ appunto gli Sforza, sito sull’attuale parco pubblico sul colle.

Nel centro della città la Piazza del Popolo è la cornice del salotto cittadino su cui si affacciano il Palazzo dei Priori, un’importante struttura civile su tre piani che ospita i locali del sindaco e sale di rappresentanza, il Museo archeologico e la prestigiosa Pinacoteca. Ricavato dall’unione di due edifici esistenti  quali il Palazzo Signorile del XIII sec. E la Chiesa di S.Martino risalente al VI-VIII sec. L’attuale aspetto a ventaglio gli é stato conferito dai successivi rifacimenti e interventi del XVIII sec.

Come detto al suo interno ospita la prestigiosa Pinacoteca Civica che occupa un’intero piano ed è suddivisa in 5 ricche sale, la Sala del mappamondo è sicuramente la piu’ prestigiosa completamente di arredi di legni pregiati e al centro u mappamondo disegnato nel 1713 dall’Abate Moroncelli noto cosmografo della Serenissima, anche esso in legno e carta reale di Fabriano.

Non di minore importanza sono le altre sale quali la Sala di Storia locale, la Sala di Arte Gotica anche detta degli “Ori ” la Sala del ‘600 detta “Sala di Rubens”, la Sala del Rinascimento e la Sala Andrea Boscoli.

L’antico palazzo dell’Universita’ sempre nella stessa piazza è oggi sede della Biblioteca civica.

Visitabile il settecentesco Teatro dell’Aquila,che prende il nome dalla Sala  dell’Aquila attuale Sala Consiliare del comune cittadino, e’ uno dei piu’ prestigiosi per la sua acustica e dei piu’ grandi del centro Italia, ha una capienza di 1000 persone con 124 palchetti e un palcoscenico di 350 mt.

Molte sono le attrazioni artistiche e culturali del Fermano edi tutto questoaffascinante territorio che ancora oggj ci puo’ far rivivere la magia dei suoi antichi splendori nelle tante manifestazioni in costume, i pali, e le rievocazioni storiche. Un grande territorio tutto da scoprire.

Montegranaro


Comune di Montegranaro

Piazza Mazzini, 1 – 0734 89791

www.comune.montegranaro.fm.it

info@comune.montegranaro.fm.it

La tradizione ne vanta l’origine romana e ne tramanda il nome “VEREGRA”.

Tra la valle del Chienti e quella del Tenna nella provincia di Fermo, in una zona collinare si trova questo piccolo centro urbano, tipico dell’architettura medievale che caratterizza tutti i borghi di questo territorio vasto.

Non sono certificate le sue antiche origini romane, mentre con sicurezza possiamo affermare che il Borgo di Granarius venne donato all’Abazia di Farfa nel IX sec dagli imperatori Carolingi Ludovico il Pio e Lotario I ed è da allora che diviene “riserva granaria” dell’Abazia.

A questo periodo risale la costruzione della Cripta di Sant’Ugo oggi sottostante la Chiesa dei SS Filippo e Giacomo del periodo settecentesco  costruita probabilmente sopra una precedente costruzione benedettina e addirittura una ancora più precedente, forse un edificio romano.

La Cripta ha una volta a botte, navata unica con affreschi ad oggi ancora visibili sulle pareti dell’abside e questo ci può suggerire che era una costruzione riccamente decorata. Nell’unico ciclo rimasto è possibie ammirare una evoluzione stilistica pittorica caratterizzante tre secoli di storia, con una prima datazione risalente al 1299, una seconda della metà del ‘300 ed una ultimo ciclo databile 1500. Ad andare erdute purtroppo furono le pitture parietali raffiguranti un ciclo di episodi della vita di Gesù e dei Santi Benedettini.

Dopo il dominio farfense a Montegranaro si sussegui quello della vicina città di Fermo e solo nel XIII divenne un Comune autonomo.

È a questo periodo che risaliva l’antica chiesa francescana dedicata al Santo di Assisi con l’annesso convento fuori dalle mura cittadine, che in seguito a crolli e rifacimenti vennero ricostruiti nel ‘600, ad oggi nel convento è ospitata la Biblioteca comunale, e questo ha preso il nome di Palazzo Francescani.

Come ogni centro della Marca anche Montegranaro vede susseguirsi scontri tra diverse signorie e fazioni opposte, dal 1387 fu dominato dalla Famiglia Zeno di Venezia, poi fu alleato di Fermo nella lotta tra Guelfi e Ghibellini, dopodiche subì come gli altri comuni limitrofi della Marca la dominazione da parte di Francesco Sforza fino al 1445, per vedere poi il ritorno del papato fino alle dominazioni napoleoniche e così via come la storiografia ci narra il ritorno allo Stato Pontificio e al Regno d’Italia fino ai giorni nostri.

Nel 1777 venne dedicato un santuario al culto del frate cappuccino fatto Santo, S.Serafino da Montegranaro (1540-1607) che la città natale adottò come Santo Patrono. Ad oggi il corpo del Santo francescano si trova conservato as Ascoli Piceno.

Dal ‘800 la città di Montegranaro sviluppa quella che ad oggi è ancora la sua vocazione nonché la principale produzione economica e cioè il settore calzaturiero.

Agli inizi del 1800 la caratteristica ” CHIOCHIERA”  era la ciabatta di stoffa che veniva prodotta esvlusivamente da maestranze del luogo, una tradizione che ad oggi alimenta un comparto economico di larga scala in tutta la zona fermana.

Oltre all’architettura ecclesiastica è degno di visita un antico mulino fortificato datato anteriormente l’anno 1000 chiamato il Torrione, costruito nella pianura del fiume Chienti nella omonima contrada.

DA NON PERDERE:

Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo: con Cripta affrescata (XIII secolo) dedicata a Sant’Ugo, la prima chiesa cristiana del luogo. Le figurazioni, alcune di esse staccate dalle pareti e trasferite su supporto ligneo, presentano episodi della vita di Cristo.

Chiese dei SS. Francesco e Salvatore: con eleganti portali romanici, quest’ultima solo di recente tornato alla luce nella sua integrità.

Un’industria calzaturiera conosciuta in tutto il mondo: con le sue oltre 600 aziende e circa 5000 addetti fa di Montegranaro il centro propulsore della calzatura marchigiana ed uno dei sistemi produttivi calzaturieri di primaria importanza a livello mondiale. L’alta produzione e l’ottima manifatturiera collocano Montegranaro quale centro internazionale della calzatura.

 

Porto San Giorgio


Comune di Porto San GiorgioPorto San Giorgio – Stemma

Via Vittorio Veneto, 5 – 0734 6801

www.comune.porto-san-giorgio.ap.it

protocollo@pec-comune.portosangiorgio.fm.it

Situato 5 m d’alt. sulla costa adriatica, tra le foci dei fiumi Tenna ed Ete Vivo. Attivo porto di pesca e frequentata stazione turistico-balneare, con industrie calzaturiere, del legno, alimentari (pastificio e oleificio), edilizie.

Sorto nel Medioevo come porto della città di Fermo conserva la turrita rocca quadrilatera eretta nel XIII sec. (restaurata), il settecentesco Palazzo Comunale, la villa Pelagallo, che appartenne a Gerolamo Bonaparte, e le chiese del Suffragio (XVII sec.) e di San Giorgio (1840). Ricca di ville e costruita a pianta regolare con un bel lungomare, è la parte moderna.

 Porto San Giorgio è legata allo sviluppo del porto di Fermo, tanto da essere chiamata ancora nel Medioevo Portus Firmi, probabilmente sito in epoca romana alla foce del fiume Ete.

 

L’antica storia della cittadina costiera, citata dagli autori classici come Castellum Firmanorum, è strettamente legata a Fermo, della quale peraltro ha costituito per secoli il naturale sbocco sul mare. Indicato come Castel San Giorgionella documentazione medievale, nel 1266 il Comune di Fermo “prendeva in affitto” la giurisdizione sul castello e sul Porto di San Giorgio. Il podestà Lorenzo Tiepolo, futuro doge di Venezia, promosse la politica marittima, potenziò notevolmente le attrezzature portuali, ed inoltre militarizzò il territorio con la costruzione di roccheforti nel porto e nei castelli.

Al XVII secolo possono datarsi i primi tentativi di edificare al di fuori del perimetro urbano. L’autonomia da Fermo divenne effettiva quando, con il Regno d’Italia, le province marchigiane furono tolte allo Stato Pontificio e Porto San Giorgio divenne comune.

Sulla linea di costa non esiste una vera pista ciclabile; esistono soltanto brevi tratti nelle vie interne, di diverse misure e caratteristiche e non delimitate da cordoli. Questo fa di Porto San Giorgio l’unico centro del Piceno non dotato di tratti ciclabili inquadrabili nella realizzanda Ciclovia Adriatica, che una volta completata andrà a collegare tutte le località della costa adriatica.

Altidona

Comune di AltidonaRTEmagicC_Altidona-Stemma.png L.go Municipale, 1 – 0734 936353

www.altidona.net

segretario@altidona.net

Le remote origini vengono testimoniate da vestigia romane della Villa Montana, datate alle guerre puniche. Nei primi anni del Novecento, in territorio comunale, vene alla luce una statua di Esculapio di fattura greca fatta risalire al terzo secolo avanti Cristo. Nell’XI secolo appartenne (nelle porte di bronzo della sua Basilica, del XII secolo, figura di Altidona) all’Abbazia di Montecassino prima di passare a quella di Farfa. La sua storia è strettamente legata a quella di Fermo, tanto che nel 1507 figurava tra i suoi castelli di secondo grado. Conobbe il saccheggio del governo napoleonico e nel 1860 il 90% degli elettori votarono per l’annessione all’Italia. Il Castello (XV secolo) disegna un centro storico fatto di affascinanti vicoli su cui si affacciano dimore storiche. Le Mura Castellane, ben conservate, fanno da basamento alle abitazioni disegnando vere sorprese agli amanti dell’arte e dell’architettura. Chiesa di S. Maria e S. Ciriaco (XVIII secolo) conserva un trittico del Cortese (1390), una bella pala d’altare dei Pagani.

Monteleone di Fermo


Comune di Monteleone di Fermo

Via Garibaldi, 9 – 0734 773521

 

Il Comune di Monteleone si crede esistesse ai tempi dell’antica Faleria, o Falerio, in due distinti fabbricati formanti però un sol comune, il primo più grande, denominato Monte Legumi, il secondo con il nome di Torre dè Casoli. Nell’anno 533 Euterio, Re dei Longobardi, occupando l’antica Faleria conquistò anche il primo fabbricato di questo comune. Torre dè Casoli sostenne valorosamente dodici anni di assedio comandato da un tal Leone. Successivamente il Comune fu denominato non più Torre dè Casoli, ma Monteleone per lasciare, con tal nome, ai posteri la memoria del suo valoroso difensore.

Cosa visitare

Mura castellane, alcuni resti danno un’idea di quello che doveva, un tempo essere il castello. Palazzo comunale, interamente restaurato, conserva una “Madonna e San Giovanni” di derivazione crivellesca (XV secolo).

Chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista, con torre campanaria costituita da un torrione esagonale (sec. XIII-XIV) già facente parte delle mura di difesa. La sua elegante fattura in cotto presenta inoltre un interessante architrave paleo-cristiano. All’interno vi si conserva una preziosa croce astile in argento firmata da Bartolomeo da Montelparo (1524).

Chiesa del Crocifisso o Madonna della Misericordia, costruita nel 1526. Ha parti romaniche e custodisce all’interno la più interessante testimonianza del pittore Orfeo Presutti (1548): un affresco dedicato al “giudizio universale” che occupa una superficie di 21,45 mq.

Porto Sant’Elpidio


Comune di Porto Sant’Elpidio

Via Umberto I, 475 – 0734 9081

www.comune.porto-sant-elpidio.ap.it

 

Pur essendo il più giovane comune della Provincia di Ascoli Piceno, nato nel 1952 per distacco da quello di Sant’Elpidio a Mare, l’agglomerato urbano sorge dove fiorì anticamente una cospicua civiltà. Il più antico documento esistente nelle Marche, datato 883 d.C:, è un “diploma” di Carlo Grosso e parla di tale porto. Plinio nella sua “storia naturale” ricorda le relazioni commerciali tra il Piceno e l’Illiria. Suppellettili rinvenuti nelle tombe picene rivelano inssediamenti umani sin dall’VIII secolo a.C. Si vuole, poi,  che durante l’epoca romana le truppe di Annibale, reduci dalla vittoria del lago Trasimeno, sostarono nella zona, tanto che si parla di una “campo di Annibale” tra il Chienti e il Tenna.

La minaccia turca viene sentita anche da Porto Sant’Elpidio dove, nel 1620, viene istallata una dogana con guardie per l’attenta vigilanza della costa.

Si arriva così agli anni del Risorgimento, alla proclamazione della Repubblica Romana e alla fuga dalla Capitale di Pio IX e del suo segretario di Stato, il cardinal Tommaso Bernetti, che si rifugiarono a Porto Sant’Elpidio dove possedevano una villa, ma non fu bene accolto, tanto che dovette riprendere la guga. Lo stesso Pio IX tornò a Sant’Elpidio, a potere restaurato, nel 1857, seguito nel 1860 da Vittorio Emanuele II.

Chiesa dell’Annunziata conserva una “Annunciazione” di Nicola Monti (XVII secolo). All’interno è allestito un grandioso presepio meta costante di visitatori. Numerose ville, di antica  ed elegante costruzione, sono divenute parco aperto al pubblico (Villa Amurri, Villa Baruchello, Villa Bernetti).

Montelparo

Comune di Montelparo

Via Roma, 51 – 0734 780141

 

I primi documenti storici testimoniano significativi insediamenti dei Piceni a partire dall’VII sec. a.C.

Non mancano reperti di età romana tardo imperiale. Il nome Montelparo viene fatto risalire all’alto medioevo, quando vi costruì un castello Elprando, condottiero longobardo. L’antico nome era, presumibilmente, Monte Elprando, da cui è derivato Montelparo. Il castello passò poi ai monaci dell’abbazia di Farfa, che lo consolidarono e ampliarono.

Nel XIII sec. Montelparo si eresse a libero comune. Fu guelfo ed ebbe importanti privilegi ed indulgenze dai vari pontefici. Sisto V, nel creare la diocesi di Montalto Marche, tolse a Montelparo i privilegi acquisiti.

Montelparo deve garanzia di sicurezza interna ed esterna, per cui nel XIII-XIV secolo molte famiglie delle zone vicine ottennero di dimorarvi stabilmente e la popolazione raggiunse i 5000 abitanti.

 

Convento di Sant’Agostino iniziato nel 1686, con annessa la chiesa (1730), nella quale sono conservati il coro in noce e l’organo.

Chiesa di San Gregorio Magno (1615) al cui interno è custodita una bella tavola raffigurante la “Madonna col Bambino”.

Rapagnano


Comune di Rapagnano

Piazza Siccone, 3 – 0734 510404

www.comune.rapagnano.ap.it

Affacciato sulla vallata del Tenna a 314 mt di altezza conserva ad oggi le antiche mura.

Resti di insediamenti pre romani e romani rinvenuti dagli scavi archeologici degli anni ’80 in Contrada Saa Tiburzio ne qualificano la zona come certamente abitata già in epoca pre medievale.

L’antico Castello è risalente ad un’epoca antecedente all’anno Mille; fu da sempre anche questo centro conteso tra due comuni opposti quali Fermo e Montegiorgio e nel 1039 forse fu donato all’ Abazia di Farfa fino ad entrare definitivamente in mano della Marca Fermanal 1244.

come per altri centri limitrofi nel 1400 la Rocca subì l’occupazione dei signori di Cesena i Malatesta per poi tornare solo sedici anni dopo soto l’amministrazione di Fermo e in fine sotto lo Stato della Chiesa.

Oggi il centro storico è il frutto di una riqualificazione settecentesca avvenuta durante l’occupazione prancese, prima di far parte poi del Cantone Montegiorgese.

Oltre alle sue mura castellane del XIV sec. Che ad oggi conservano tre torrioni in perfetto stato conservativo si puo’ visitare la quattrocentesca Chiesa Parrocchiale di S. Giovanni Battista, patrono della cittadina, poi ricostruita nel ‘700 che conserva ad oggi l’originale busto di Papa Giovanni XVII qui nato.

Sempre di un rfacimento settecentesco sono ammirabili le strutture architettoniche del Palazzo Comunale dell’Architetto Bracci e la Chiesa Rurale di S. Colomba nonchè la Chiesa di S. Rosalia.

Di epoche precedenti invece sono la Chiesa Rurale di S. Triburzio datata 1507 e quella di S. Antonio del XVII sec. Tutte custodi di tesori dell’arte marchigiana e influenze dall’Adriatico verso il nord.

 

Belmonte Piceno


Comune di Belmonte Piceno

Piazza G. Leopardi, 6 – 0734 771100  

Nell’intenzione dei belmontesi del secolo XII la chiesa del SS. Salvatore, sul colle adiacente a Santa Maria in Muris (poi San Simone) era il punto di riferimento del nuovo castello cui fu dato nome dai coloni immigrati da Belmonte Sabino nella zona dell’abbazia di Farfa.

Già nel medioevo presso la chiesa fu stabilita la sede dell’ufficio del Sindaco, più tardi vi eresse l’abitazione un signore Brunforte ed altri ancora tanto che la piazza davanti alla pieve è delimitata dai palazzi costruiti nei secoli XV, XVIII e XX, edifici caratteristici. Fu ricostruita pure la chiesa parrocchiale dipendente dal secolo XV dal Capitolo metropolitano di Fermo, con suo stemma dell’agnello giacente sul libro dai sette sigilli e reggente la croce della redenzione.   Chiesa del SS. Salvatore: (XII secolo) era il punto di riferimento del nuovo castello cui fu dato il nome dai coloni immigrati da Belmonte Sabino, nella zona dell’abbazia di Farfa. Nel medioevo presso la chiesa fu stabilita la sede dell’ufficio del Sindaco. La chiesa antica era piccola e bassa, ma l’arcivescovo Urbano Parracioni creò lo spazio per prolungare la chiesa. L’esecuzione durò sette anni (1770-1776) e alla fine furono consegnati i magnifici dipinti di Filippo Ricci rappresentanti i santi titolari.   “Piccolo” comune dalle “grandi” qualità gastronomiche: I piatti tipici della cucina marchigiana, quali vincisgrassi, tagliatelle, coniglio in salmì, porchetta, coratella, ma tutto sembra prendere più sapore. Dalla macellazione famigliare dei suini nascono: “ciauscoli“, lonze e prosciutti i cui profumi t’innebriano. Ancora non contenti, possiamo rendere la vita più dolce con castagnole, “pistringu“, pizza coi fichi,cicerchiata e ciambellette. Le produzioni del territorio riguardano: vino, anche “cotto”, olio di oliva e farina di granoturco (mais) macinata a pietra nel locale mulino.

Sant’Elpidio a Mare


Comune di Sant’Elpidio a Mare

Piazza Matteotti, 8 – 0734 8196201

www.santelpidioamare.it

info@santelpidioamare.it

Una lunga tradizione fa risalire la sua origine dalle ceneri di Cluana, antica città romana sulla foce del fiume Chienti, distrutta dai Goti nel 410 d.C..

Il nucleo centrale risale all’XI secolo e sorge introno a quello che vene chiamato “Castello di Sant’Elpidio“, nel territorio di una delle più antiche e potenti abbazie benedettine delle Marche, ovvero Santa Croce al Chienti del IX secolo. Una politica tendenzialmente antifermana caratterizzerà e segnerà in modo cruento e tragico la sua storia nel XIV secolo. Da segnalare, in particolare, la tremenda distruzione del 1377 per mano del tiranno fermano Rinaldo da Monteverde che devastò la città distruggendola quasi totalmente e compiendo orrenda strage. Nonostante gli elpidiesi, dal 1380, ricostruirono la città sul Colle della Pieve. Nel 1797 fu uno dei pochi centri marchigiani che tentarono di opporsi al passaggio delle truppe franco-cisalpine del generale Rusca. Nel 1828 Papa Leone XII innalzò il Castello di Sant’Elpidio al rango di Città.

Sant’Elpidio a Mare è un importante centro calzaturiero. La creatività, l’alto grado di specializzazione delle maestranze e la qualità del prodotto hanno reso famoso il nome della cittadina in Italia e all’estero. Da segnalare che ha sede in Sant’Elpidio una Scuola Regionale Calzaturiera per la preparazione del personale da impiegare nelle industrie locali e regionali.

 

Campofilone


Comune di Campofilone

Piazza Umberto I – 0734 932951

www.comune.campofilone.fm.it

com.campofilone@provincia.ap.it

Nato sui resti di un insediamento romano, racchiude nelle sue mura castellane un’antica e ricca Abbazia benedettina, dedicata a San Bartolomeo (Patrono della città) le cui origini risalgono all’XI secolo. DSC_Campofilone_marcheCampofilone_marche1Campofilone_marche-640x295

Oggi Campofilone conserva molti tratti di mura merlate e un torrione a pianta poligonale. Poco distante dalle mura castellane si trova la chiesa di S. Maria, Badia anch’essa, del XV secolo. Eretto a libero comune, sotto l’egida badiale, intorno alla prima metà del XII secolo, questo castello di terza classe fu quasi sempre sotto il controllo dei vescovi fermani. Sotto il Governo napoleonico il suo territorio fu diviso in due zone: quella di S. Filippo, che comprendeva il territorio a sud e quella di Campofilone, con il centro storico e la vallata dell’Aso.

Campofilone è un “comune di origine monastica“, cioè nel XII-XIII secolo gli abitanti del contado, per sfuggire alle continue scorribande di barbari e predoni, ottennero dall’Abate il permesso di rifugiarsi entro la prima cerchia delle mura, sotto la protezione dell’Abbazia e dell’esercito badiale.

 

I famosi “maccheroncini”

Caratterizzati da una ricetta molto semplice e del tutto particolare. Il prodotto si presenta come un insieme di sottilissimi fili come “capelli di angelo”, vengono tagliati a mano con un coltello affilatissimo da persone dotate di particolare esperienza ed abilità.

maccheroncini di Campofilone vantano una tradizione antichissima: quando quella marchigiana era una cucina fatta essenzialmente di piatti unici, i maccheroncini erano già considerati un piatto nobile, che veniva servito nelle occasioni importanti. Già nel ‘400 sono citati i “maccheroncini fini fini“. Nel corso del tempo è divenuta famosa la Sagra che porta nella località fermana migliaia di turisti ogni anno nel mese di agosto.

 

Monterubbiano

Comune di Monterubbiano

Via Trento e Trieste, 1 – 0734 259980

www.monterubbiano.com

info@monterubbiano.com

L’origine di Monterubbiano è antichissima: il suo territorio fu sicuramente abitato nel tardo paleolitico e successivamente nel neolitico da diverse popolazioni italiche (Siculi ed Umbri), infine fu insediamento piceno.

La leggenda vuole che nel 269 a.C. divenne colonia romana e le fu attribuito il nome “Urbs Urbana” o “Urbana Civitas” (città romana).

Alla caduta dell’impero romano subì diverse invasioni barbariche. Lentamente si risollevò per riemergere intorno all’anno Mille come “Castrum Urbiani”, da cui trarrebbe il suo nome, ipotesi, questa, in contrasto con quella che vedrebbe la derivazione del nome dalla “robbia” (pianta anticamente molto diffusa nella zona). Il castello di Monterubbiano, pur facendo parte dello Stato Pontificio, conobbe le vicissitudini dei liberi comuni. La sua importanza per la posizione strategica non sfuggì a re Ladislao di Napoli, a Carlo Malatesta di Cesena e a Ludovico Migliorati, signore di Fermo, i quali se lo contesero dal 1400 al 1433, anno in cui cadde sotto il dominio di Francesco Sforza che ampliò e fortificò il perimetro delle mura castellane (2 km). La dominanza pontificia divenne reale alla fine del 1500, periodo in cui Monterubbiano conobbe una relativa quiete, fino alla confluenza nello stato unitario italiano (1860).

 

Santa Vittoria in Matenano


Comune di Santa Vittoria in Matenano     Panoramica_di_S._vittoria_in_matenano

Corso Matteotti, 13 – 0734 780111

La storia di Santa Vittoria è interamente legata al feudo dell’Imperiale

Abbazia di Farfa che stabilì sul Matenano la sede del Vicario Abbaziale.

 

CENNI STORICI 

Nel 980 resistette alla spedizione di Ottone II che intendeva trafugare il corpo di Santa Vittoria. Quel corpo ritenuto miracoloso diede il nome al paese quando vi fu portato nel 920. Nel XIII secolo diviene libero Comune. Nel 1242 Santa Vittoria, Comune guelfo, è sconfitto dall’esercito di Federico II, ma con durissima resistenza riconquista la sua libertà nel 1248. Santa Vittoria, intanto, aveva assunto notevole importanza nella zona e su di un vasto territorio. Già l’Albornoz l’aveva fatta sede del Presidiato Farfense.

L’aggiunta della parola “Matenano” (dal monte omonimo) avvenne dopo l’Unità d’Italia con regio decreto del 1862.

Falerone


Comune di Falerone

Piazza Concordia, 6 – 0734 710750

www.comunefalerone.it

segreteria@comunefalerone.it  

Nel VI secolo avanti Cristo i faleronesi sono già nella storia decisamente gelosi custodi della loro terra tanto da resistere in armi alla conquista romana (269 a.C.). Sempre ricostruendo il cammino della loro storia; i faleronesi nel 90 a. C. furono a fianco dell’esercito italico guidato da Vidacilio, Lafrenio e Ventidio, mettendo in fuga l’esercito romano capitanato da Pompeo Strabone. Sotto Augusto si chiamò Falerio Picenus e si sviluppò. Venne distrutta in epoca incerta, comunque durante le invasioni barbariche, pur rimanendo sede vescovile fino al IV secolo dopo Cristo. Nel Medioevo il paese risorse sul colle dove attualmente è il centro storico.

Archivio Storico raccolto nella sede municipale, comprende arredi sacri, registri miniati, una statua lignea del XVI secolo dedicata a S. Fortunato ed un “San Francesco che riceve le stimmate”, tavola attribuita a Carlo da Camerino.

Chiesa di S. Fortunato (iniziata nel 1277) ha l’abside poligonale e ai piedi del campanile, un arco con decorazioni in cotto del 1440. All’interno una tavola di Vittore Crivelli “Madonna adorante il Bambino due Angeli”.

Chiesa di S. Francesco conserva una tela di Domenico Malpiedi (inizio secolo XVII) raffigurante “S. Fortunato con i Beati Pellegrino e Giacomo”.

Chiesa di S. Giovanni nell’interno una “Sacra Famiglia e San Giovannino”, olio su tela di Andrea de Magistris (secolo XVII).

Teatro di Faleria (I secolo a. C.) restaurato sotto Tiberio e decorato al tempo degli Antonini.

Monte Giberto

 

 

Comune di Monte Giberto

Piazza della Vittoria, 1 – 0734 630047

Il comune di Monte Giberto, già abitato dai Piceni e dai Romani, si ritiene affondi le sue origini nell’XI secolo.

Fu possedimento degli abati Farfensi. Nel XIII secolo passò sotto il dominio di Fermo, diventandone un “Castello”. Nel XIV secolo Fermo lo munì di una cinta muraria con 4 torrioni, della quale restano ancora alcune sezioni, ad est e ad ovest dove si scorge quasi intatto uno dei torrioni in prossimità della porta edilizia. Nel XVIII secolo si rinnovò profondamente secondo una caratteristica pianta compatta, semplice ma elegante, che fa convergere l’abitato in una piazza da cui si diramano vie e viuzze. Con l’annessione delle Marche al Regno d’Italia (1860), Monte Giberto è diventato un comune dello stato unitario.

Di pregevole valore storico è il patrimonio organico delle tre chiese: tre organi di autori diversi tra i più rappresentativi presenti in territorio marchigiano: un Gaetano Callido, un Angelo Morettini, un Vincenzo Paci. L’attività concertistica avviata si propone come una valida attrazione turistica.

Servigliano


Comune di Servigliano

Piazza Roma, 2 – 0734 750583

www.comune.servigliano.fm.it

comune@pec.comune.servigliano.fm.it

Servigliano, centro di appena due secoli di vita, è nato per l’abbandono dell’antico castello di Curetta minacciato da un ampio smottamento.


Porta Navarra
 è intitolata ai patrizi locali che guidarono gli insorgenti del fermano contro le truppe d’occupazione francese sul finire del 1700. Il paese, sino al 1861 era chiamato Castel Clementino. Addossate alle mura, invece, sorgono le case “popolari” che due secoli fa furono abitazione degli artigiani; sotto avevano stalle e officine, sopra dormitori. Un appezzano vicino Porta S. Spirito durante la prima guerra mondiale ospitò un campo di concentramento.

Le mura castellane, quadrangolari, furono disegnate dall’architetto Bracci nel ‘700. La Chiesa di S. Maria del Piano antichissima, conserva una statua dell’Assunta (XV secolo), un crocefisso del ‘500 e un bellissimo coro in olmo.

Francavilla d’Ete


Comune di Francavilla d’Ete

Piazza V. Emanuele II, 34 – 0734 966131

 

Alle origini l’abitato di Francavilla d’Ete era costituito dal solo Castello munito di sei torrioni merlati “alla guelfa” con un’unica porta, quella dove attualmente si trova l’orologio, che probabilmente, se si osserva il dislivello, doveva essere munita di ponte levatoio…

L’attuale porta nord, ricavata dal pianterreno del palazzo municipale, venne aperta nel 1775 col nome di Porta Nuova. La vita paesana si svolse sempre nei limiti del Castello e, solamente quando i tempi furono propizi e la vita più sicura, gli abitanti ne uscirono ed incominciarono a costruire lungo le vie. Sorsero così il Borgo San Carlo ed una fila di fabbricati paralleli alla facciata sud del Palazzo del Comune ed in prosecuzione del Palazzo degli Arcivescovi di Fermo, detto “Palazzo del Cardinale”.

Palazzo Comunale situato nella zona più elevata che fu la corte del Castello, risale ad epoca lontanissima. Nello spigolo sud-ovest è incastonato uno dei sei torrioni del Castello risalente al 1140. Il palazzo fu sempre sede dei governanti del paese (priori, gonfalonieri, sindaci, podestà) e subì forti danni dal terremoto del 1943. Con la guerra in corso, per la mancanza di materiale laterizio e cementante, furono solo fatte delle riparazioni e ricostruito il tetto eliminando il terzo piano.

Orologio pubblico si trova in un vano sopra la porta a Sud della Piazza principale (antica porta del Castello) sormontata da una incastellatura di ferro che sorregge le due campane delle ore e dei quarti. Tale incastonatura sostituì nel 1915 una bella torre a vela.

Monte Rinaldo


Comune di Monte Rinaldo

Via Municipio, 9 – 0734 777121

 

Per spiegare l’origine del nome di questo comune si ricorre al dominio feudale di epoca franca e, ad ulteriore conferma, c’è il fatto che il patrono di Monte Rinaldo, S. Leonardo, proveniva da una nobile famiglia franca vassalla del re Clodoveo.

Nei dintorni esisteva il castello di Bucchiano, che tra il XII e il XIV sec. rivestiva grande importanza ed era oggetto di contesa. A ridosso delle mura di Monte Rinaldo, all’altezza della porta ascolana, fu edificata alla fine del XIV secolo la Pievania di S. Leonardo e S. Flaviano. La zona archeologica in località “La Cuma“, circondata da un’incantevole paesaggio agrario, è uno dei motivi più validi per visitare Monte Rinaldo. Qui sorge un santuario che a buona ragione può ritenersi uno dei monumenti dell’ètà ellenistica più importante di tutta la regione. Si ignora, per ora, sia la divinità a cui era dedicato, sia la città da cui dipendeva.

Area archeologica (II secolo a.C.) L’esplorazione, iniziata nel 1957 e non ancora finita, ha riportato alla luce elementi, in parte rimontati, di un portico lungo 66m. Molti gli oggetti ritrovati di varia natura, come: ante fisse, lucerne, bronzi ed ex voto riferibili al culto della Dea Cupra (per i romani Bona Dea o Bona Mater). Nei pressi sono state ritrovate statue fittili che adornavano il frontone del tempio, tracce di una iscrizione sempre riferita al culto di Giove. Le ricerche hanno evidenziato parti con tracce d’incendio databili alle vicende della Guerra sociale che fu combattuta acerbamente anche in suolo piceno.

Smerillo


Comune di Smerillo

Via Dante Alighieri, 1 – 0734 79124

www.smerillo.com

com.smerillo@tiscali.it

Per la sua panoramica posizione Smerillo è definita “tetto delle Marche”.

E’ sede di una comunità di monaci prima della presenza farfense. Se ne parla come di Castello a fine 800 d.C. I suoi primi signori furono i nobili della famiglia di Boce da Smerillo da cui discendono valorosi guerrieri.

Nel 1315 Buongiovanni, figlio di Boce da Smerillo e detto “il Condottiero”,  divenuto vescovo, amministrò dei possedimenti farfensi che interessavano anche questo territorio. Da questa famiglia derivarono smerillesi valorosi guerrieri come Alberto, Albertini, Alberto II e Gualtieruccio, che allargarono il loro dominio fra le contrapposizioni dei guelfi e dei ghibellini. Nel 1396, dopo un assedio, i fermani ebbero Smerillo. Nel 1409 il Conte di Carrara conquistò e saccheggiò il castello. Con esito alterno proseguirono le lotte con i castelli vicini fino a quando il potere della Chiesa non omologò anche Smerillo.

Grottazzolina


Comune di Grottazzolina

Corso Vittorio Emanuele II, 56 – 0734 631443

www.comune.grottazzolina.ap.it

segr.grottazzolina@provincia.ap.it

I primi insediamenti umani nel territorio di Grottazzolina risalgono all’VIII secolo a.C.

Verso la metà del X secolo d.C. fu poi edificato dai monaci Farfensi il castello, il primo nucleo abitato del paese, da essi denominato Montebello; poco dopo lo stesso passò sotto la dominazione dei Canonici della cattedrale di Fermo, che ne mutarono il nome in “Grotta dei Canonici“. Nel 1208 Ottone IV, eletto imperatore, concesse ad Azzo d’Estela Marca d’Ancona. Alla morte di costui, nel 1217, il possesso della Marca fu riconfermato da Papa Onorio III al figlio Azzo VII (o Azzolino) che ribattezzò il castello col nome di “Grotta Azzolina” che conserva tuttora.

Dal XIV secolo Grottazzolina si trova sotto il dominio della città di Fermo. Nel 1407 un migliaio di fanti e 1.500 cavalieri, agli ordini di Benedetto Vescovo di Montefeltro, occuparono la contea di Fermo per scacciarne il signore Ludovico Migliorati, nipote di Innocenzo VII. Nel 1465, dopo un periodo di relativa quiete, per futili motivi si accese una discordia con gli abitanti di Ponzano e Montegiberto. Riportata a forza la pace dal senato fermano, Grottazzolina fu fortificata dal Signore di Fermo Oliverotto Uffreducci, il quale vi istituì una fonderia di cannoni un anno prima di esser fatto strangolare da Cesare Borgia.

 

Grottazzolina eretta a libero comune: 

Per la prima volta nel 1537 quando Pier Luigi Farnese, per ordine di  Papa Paolo III, occupò la città di Fermo multandola e spogliandola di ogni diritto. Dal 1600 Grottazzolina fu governata, come altri 47 castelli, dalla città di Fermo attraverso Podestà e Vicari. Dopo la battaglia di Castelfidardo entrò a far parte del Regno d’Italia e dal dicembre del 1860, quando Vittorio Emanuele II tolse a Fermo la provincia unificandola con quella di Ascoli Piceno, Grottazzolina divenne comune autonomo.

 

Tra chiese e castelli:

Castello di Grottazzolina resti del castello medievale e della cinta muraria (XIII secolo). Notevole la mole laterizia che fece parte del complesso fortificato.

Chiesa di San Giovanni Battista conserva un “Battesimo di Gesù”,  tela del XVII secolo che ricorda il Pomarancio e una Croce Astile del XV secolo. Per i suoi pregevoli stucchi la chiesa è catalogata tra i Monumenti Nazionali.

Chiesa del Santissimo Sacramento vi si conservano una “Cena degli Apostoli” e altri affreschi di Luigi Fontana, oltre ad una “Vergine col Bambino” in legno policromo (1612).

Monte San Pietrangeli


Comune di Monte San Pietrangeli

Piazza Umberto I – 0734 969125

www.comune.sanpietrangeli.ap.it

info@comune.montesanpietrangeli.ap.it

Il primo nucleo del paese è sorto intorno all’abbazia fondata nel 1080 dai monaci benedettini di San Pietro di Ferentillo (Terni).

Nel 1164 Federico I lo donò ai Canonici della Cattedrale di Fermo. Nell’epoca  delle lotte tra Guelfi e Ghibellini vi si rifugiò la nobile famiglia fiorentina dei De Alleis donde il primitivo nome latino di S. Petri De Alleis. Nel 1443 il Comune, unico nelle Marche, resistette per oltre un mese all’assedio di Francesco Sforza. Rientrata nell’orbita di Fermo, ne seguì le vicende.

Chiesa di S. Francesco già convento dei frati minori dal silenzioso cortile e dal classico porticato. Chiesa barocca da cui svetta una maestosa torre campanaria. All’interno custodisce un polittico del ‘500 attribuito a Giuliano da Fano, alcuni affreschi di arte popolare dello stesso secolo ed un organo Callido.

Palazzo dei Priori vi possiamo notare incorporata nel teatro comunale la torre che nella base quattrocentesca ha una piccola cappella gotica ricca di affreschi raffiguranti l’Annunciazione della Madonna.

Palazzo comunale conserva il Codice pergamenaceo degli Statuti Comunali risalente al 1482 scritto in gotico minuscolo (uno dei pochi ancora in Italia); una preziosa icona di Maria del tardo ‘500 e un’urna cineraria della famiglia romana dei Vezzi risalente al II secolo a.C.

 

Torre San Patrizio

Comune di Torre San Patrizio

Piazza Umberto I, 1 – 0734 510151

www.comune.torresanpatrizio.fm.it

comune.torresanpatrizio@postcert.it

In uno splendido contesto collinare a 225 mt troviamo questo antico borgo che faceva parte anch’esso dei territori della Marca Fermana.

L’anno della sua fondazione ci è sconosciuto a causa della mancanza di inesistenti fonti storiche scritte, ma se escludiamo i reperti archeologici ritrovati in seguito a scavi possiamo ricollocare in queste posizioni siti abitati, e in particolar modo una tomba picena del VII e VI sec. a.C. ed altri corredi funerari,reperti di età imperiale romana ecco che anche qui attestiamo la presenza di nuerosi popoli nei vari secoli dalla preistoria in poi.

 

Il centro cittadino si sviluppa intorno alla Chiesa di S. Patrizio ad oggi scomparsa, la sua fondazione moderna è da far risalire indietro nel tempo dino all’anno MILLE circa quando il priccolo centro di Turris Patritia venne eretto a Comune, poi seguì l’amministrazione dei Monaci fino al 1258 e forse a loro o alla sua epoca Carolingia dobbiamo l’attuale nome. In questo stesso anno Manfredi cedette il piccolo centro alla vicina Fermo.

Nel 1414 venne assediato dalla Signoria di Cesena di Carlo Malatesta, ma poco fu il tempo che vi restò al di sotto possedimento, in quanto già nel 1416 la Marca Fermana rientrò in suo possesso.

Queste lotte tra fazioni e Comuni e Signorie caratterista questo travagliato periodo rinasimentale per tutti i comuni e borghi del territorio.

Ad un certo punto i cittadini cercarono protezione nell’alleanza con la Famiglia Sforza per sfuggire dal predominio fermano, ma cono scarsi risultati.

Dopo il possedimento papale il piccolo centro di Torre San Patrizio venne distrutto e proprio dai Fermani ricostruito successivamente.

 

Ad oggi possiamo ammirare all’interno della Chiesa di S. Francesco un prezioso Crocefisso Ligneo del ‘500, un’arte quella lignea molto in voga ai tempi e che fu per questo un filone ad oggi molto studiato per la sua importanza e peculiarità artistica secondo quello che è lo Stile detto Marchigiano.

All’interno invece della Chiesa della Madonna delle Rose è possibile ammirare un affresco del 1446 di Pietro Alemano, una Madonna con Santi.

Preziose sono le antiche mura cittadine che contraddistinguono tutti questi antichi Borghi e Villaggi di stile Medievale Comunale e anche Torre San Patrizio conserva le sue risalenti al 1300.

 

Non ci si puo’ fare mancare una visita in quello che oggi è divenuto un parco pubblico, Villa Zara al di fuori dall’aglomerato cittadino.

Lapedona

Comune di Lapedona

Piazza G. Leopardi, 1 – 0734 936321

 

Il territorio che si estende tra Fermo e il fiume Aso a poca distanza dal mare, porta tracce, come tutta l’area picena, della colonizzazione e quindi della civiltà romana.

Forse la testimonianza più ragguardevole di ciò è espressa dal cippo funerario di un magistrato locale conservato sotto il loggiato comunale.  Nell’alto medioevo i Longobardi e i Monaci Avellaniti vi fondarono alcuni castelli le cui chiese, in stile romanico, sono tuttora ben mantenute. Nel XIII secolo, gli insediamenti sparsi vengono abbandonati e nasce l’attuale paese, sulla collina più elevata (mt. 264 s.l.m.) e in prossimità di una grande torre di avvistamento (anch’essa ben conservata e trasformata nel tempo in singolare maestoso campanile della Collegiata di S. Lorenzo).

Lapedona e le sue chiese:

Chiesa parrocchiale all’interno si conservano, oltre alla venerata statua lignea  del patrono S. Quirico protettore dei bambini, una tavola attribuita a Pietro Alamanno, due tavolette raffiguranti San Sebastiano e San Rocco, una Madonna in trono del XIV secolo.

Chiesa di San Nicolò (XVII-XVIII secolo) in perfetto e sobrio stile barocco, ha al suo interno 5 altari in legno dorato e marmorizzato, un soffitto ligneo damascato ed una bella pala d’altare di Simone de Magistris, oltre a un organo Paci del 1800.

Chiesa collegiata di S. Lorenzo dove sono presenti dei pregievoli altari barocchi in legno dorato, un crocifisso ligneo del XVI secolo e un organo Calido del 1700 recentemente restaurato e quindi recuperato ad attività concertistiche.

Chiesa Priorale dei SS. Giacomo e Quirico (XIV secolo) totalmente rifatta nel XIX secolo, conserva al suo interno importanti opere pittoriche del XV secolo.

Chiesa di S. Maria degli Angeli ad Nivem nel borgo castellano con affreschi del XV secolo di recente restauro.

collina_veduta-della-collina-di-LapedonaIl paesaggio che compone Lapedona è prevalentemente collinare ad eccezione della bellissima frazione della Valdaso che è prevalentemente pianeggiante. Ricco di prodotti tipici e genuini, il comune di Lapedona è famoso per la produzione di prodotti agricoli piceni come pere, mele ed olive.

Monte Urano

Comune di Monte Uranomonte urano

Piazza della Libertà, 2 – 0734 848720

segreteria@comune.monteurano.ap.it

La storia di questo piccolo centro abitato delle Marche va di pari passo con quella della Abazia di Farfa, dalla quale dipendevano molte citta della Marca Fermana nella Valle del Tenna, ai frati Benedettini si devono molti raggruppamenti, fondazioni e sviluppo di questi centri abitati.

La sua nascita probabilmente risale invece al periodo romano ma i primi documenti a noi pervenuti che ne accertano l’esistenza come centro abitato risalgono all’anno 1000.

il Castrum Monturani era nominato nel Chronicon Farfense e faceva parte dei possedimenti dei Monaci dell’Abazia come loro Curtisi des Fassinaria.
Un capitolo a parte si dovrebbe dedicare a questa potente Abazia, infatti Farfa nel suo perido di massimo splendore possedeva numerose città nella Valle del Fiume Tenna tra cui Fermo (come già citato) Sant’Elpidio a mare, Torre San Patrizio, Rapagnano, Montegiorgio, Grottazzolina, Belmonte Piceno e molti altri anche nella Valle dell’Aso e nei vari centri piceni, ma elencarli tutti sarebbe troppo lungo.

Il Monastero femminile di Monte Urano fu fondato da Farfa ma anche le loro vicende poi nei secoli si intersecano con quelle dei Vescovato di Fermo come anche il susseguirsi dei possedimenti dei vari centri.Monte-Urano-

Monte Urano nel 1236 rafforza le sue mura cittadine, secondo un Editto Papale imposto per tutti i centri marchigiani da Papa Onorio III e pochi anni dopo stipula un patto di sudditanza con il futuro Doge di Venezia Ranieri Zeno possessore di alcuni centri cittadini del fermano, così anche il piccolo centro di Monte Urano subirà poi le stesse sorti del suo Comune Signore Fermo che nella stampa detta Statuta Firmanorum ( degli statuti cittadini) del 1507 lo insigne del titolo di Castello minore.
Nel XV Sec. vengono ricostruite e fortificate le sue mura anche a causa delle sue lotte contadine con il vicino centro di Sant’Elpidio per le quali deve intervenire anche l’autorità di Papa Gregorio XIII.
Saccheggiata poi da questi, venne ricostruita da Francesco Sforza nel 1445.porta_monte_urano
Il centro storico della città ad oggi è circondato dalle antiche mura cittadine con due porte di accesso di cui una ad arco con torre e orologio, la seconda è dettala porta del Balvardo che presenta un’arco a sesto acuto.

Degni di nota sono una Chiesa del periodo romanico intitolata a S. Maria Apparente con portale seicentesco e la neoclassica chiesa di S.Michele Arcangelo al cui interno sono conservati un crocifisso ligneo del ‘700, una croce astile del ‘500 e una Madonna dipinta da Luigi Fontana.

La sua attuale ricchezza sta nella sua strategica posizione ad un passo dalle costre dell’Adriatico con tutti i centri che propongono al visitatore numerosissimi svaghi e divertimenti, mentre resta immersa nella tranquilla campagna marchigiana dove si puo’ godere di un panorama fatto di dolci colline e i colori meravigliosi in tutte le stagioni dell’anno e la ricchezza dei monti vicinissimi.

Pedaso


Comune di Pedaso

P.zza Roma, 47 – 0734 931319

www.comunedipedaso.it

com.pedaso@provincia.ap.it 

La storia di Pedaso affonda le proprie radici nell’epoca romana. Tuttavia Pedaso, durante il Medioevo, sorgeva con l’antico Castello sul colle prospiciente il mare ed in prossimità del dirupo chiamato “la Cupa“, è solo sul finire del XVIII secolo, a seguito dei continui crolli del vecchio incasato, che la cittadina comincia a svilupparsi in basso lungo il mare.

Pedaso ha sempre avuto con il mare un rapporto di reciproca integrazione rappresentando per secoli quasi l’unica fonte di lavoro per i pescatori ed ancora oggi è conosciuta per le prelibatissime cozze. L’economia pedasina si basa oggi soprattutto sul commercio, sui servizi e sul turismo estivo. La particolare posizione, dominata dal Monte Serrone e dalla sua macchia mediterranea a sud e delimitato dalla foce del fiume Aso a nord, ha permesso la formazione di una spiaggia ghiaiosa unica nelle Marche ed il mare subito profondo intervallato da scogli, luoghi ideali per lo sviluppo della flora e fauna marina. Pedaso inoltre è un nodo di comunicazione per i centri interni della Valle dell’Aso ed è dotata di svincolo autostradale.

Il centro storico ricco di viuzze dai nomi semplici come Vicolo del Pero e dell’Uva, si anima d’estate quando sulla piazzetta si svolgono manifestazioni o mercatini dell’antiquariato.

Ortezzano

Comune di Ortezzano

P.zza Umberto I, 4 – 0734 779181

www.ortezzano.135.it

comune.ortezzano@emarche.it

 

IL FIORE DELLA VALLE DELL’ASO

I ritrovamenti archeologici dimostrano un’antica presenza romana. Sulle origini del nome si fanno varie ipotesi, tra l’altro che possa trattarsi della città di Urticinum, citata daPlinio nella Naturalis Historia e distrutta dai Romani nel III sec. a.C.

Dal IX al XIII secolo fa parte del dominio farfense e viene dotato di fortificazioni; poi entra nella giurisdizione di Fermo, che seguirà fino all’unità d’Italia. L’abitato è diviso in due nuclei principali, uno sorto dove era il più antico castello feudale e l’altro intorno alla chiesa di San Girolamo, una zona che venne fortificata nel XIV secolo.

L’alta torre a pianta pentagonale con merli ghibellini è diventata simbolo cittadino.

Chiesa del Carmine fondata nel 1725 dai fratelli Papetti, conserva xilografie (Via Crucis), una “Madonna del Carmine” del Maratta. Alla stessa famiglia è da attribuire la costruzione della Fonte da Bora (1608).

Chiesa di Santa Maria del Soccorso costruita in sostituzione della scomparsa chiesa foranea di Santa Maria delle Grazie. Conserva un affresco quattrocentesco, il dipinto “Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Girolamoe Sebastiano, Francesco e Agostino” eseguito da Vincenzo Pagani, ancora sotto l’influsso della scuola crivellasca, una via Crucis di scuola romana e un organo del 1747 del Maestro Attili di Ortezzano.

 

Chiesa di San Girolamo dedicata al santo patrono, originariamente molto piccola, venne ricostruita nella seconda metà del XVIII secolo.

Resti del Castello sorto attorno ad una torre di vedetta (IX secolo) inserita sull’odierna casa Malaspina.

 

Montegiorgio


Comune di Montegiorgio

Dalla sommità del paese, comunemente chiamata “Pincio” si gode un ampio panorama che si estende dal mare Adriatico ai monti Sibillini, dal monte Conero al Gran Sasso d’Italia e, di notte, si possono scorgere le miriadi di luci dei tantissimi paesi circostanti. Se si è fortunati si può vedere la luna che si riflette sull’Adriatico.

 

La fondazione di questo centro sul colle della media valle del Tenna è di origine preistorica, numerosi sono stati i ritrovamenti che sono testimoni di insediamenti romani e piceni; successivamente con l’arrivo delle autorità ecclesiastiche il centro, sito in un punto strategico, entra a far parte dei possedimenti della Abazia Farfense che ne decreta certamente una continuità economica ma che poi ne detta le vicissitudini storiche nei secoli.

Al periodo medioevale risale la struttura urbana cittadina, quando i monaci benedettini dell’Abazia fondano il convento e l’attuale Chiesa di S. Francesco,si svilupparono così centri abitati tutto intorno il centro ecclesiastico accogliendo i primi abitanti stabilitisi a fondazione di Monte Giorgio.
successivamente essere stato Feudo Farfense divenne libero comune e come ogni centro del fermano Ghibellino in un continuo alternarsi di lotte e pacificazioni tra le signorie alleate con la vicina Fermo.
Un’input economico lo diede una comunità ebrea insediatasi da Firenze a Monte Giorgio, che instaurarono qui le loro attività di concerie di pelli, le produzioni e lavorazioni di lana e tessuti e che così diede una sferzata nuova all’economia del piccolo centro.

Cosa visitare: 

La sua storia poi si accomuna con quelle di ogni centro del fermano e della Marca di Ancona, passato sotto il dominio papale fino al periodo napoleonico e risorgimentale fino all’unificazione di Italia.
Le cinta murarie del XIII e XIV sec. formano un tracciato quasi triangolare che racchiude tutto il centro storico, con le classiche quattro porte di accesso per ogni punto cardinale.

Il Palazzo del Comune attualmente è annesso alla Chiesa di S. Francesco, intitolata al Santo di Assisi per volere di Sisto V, ancora conserva al suo interno uno scalone monumentale opera di Panfilo Gentili; la suddetta Chiesa di S.Franceso del XIII sec. venne eretta nella parte più alta del centro abitato all’interno delle mura,ristrutturata poi nel XVI sec. secondo lo stile dell’epoca ad oggi conserva una capella in perfetto stile gotico inoltre al suo interno un pregiato ciclo di affreschi di Antonio Alberti da Ferrara databile intorno al 1425.

La Chiesa del S. Salvatore è risalente alla fine del ‘300,precedentemente abbattuta nel 1827 ad oggi conserva il portale d’ingresso originale ad arco. Frammenti dell’arte pittorica e architettonica dell’antico complesso ecclesiastico agostiniano sono ad oggi visibili nell’adiacente ingresso oggi ad uso di uffici.
Nella cittadina vi è anche un Teatro Comunale intitolato a Domenico Alaleona l’illustre concittadino musicista,ricavato nei locali dell’ex comune e ad oggi ancora conserva l’antica torre civica; solo sette anni prima il Comune acquistò la Chiesa di S. Francesco che oggi lo ospita nei locali dell’ex monastero.

Arco (XIV secolo) è ciò che resta del portale della chiesa di S. Salvatore, una volta annessa al convento degli agostiniani, oggi sede dell’ufficio postale e della scuola media. Della chiesa resta anche la sagrestia con un bell’affresco della “Crocifissione”.

Chiesa di S. Giovanni e S. Benedetto la sua costruzione iniziò nel 1789. Contiene opere di Luigi Fontana, la “Nascita di S. Giovanni Battista” (XVIII secolo) e un organo Morettini del 1837.

Teatro comunale edificato nel 1878 sull’area del Palazzo Civico, è decorato all’interno con pregevoli affreschi, stucchi e dorature. Annessa all’edificio è la torre civica detta “Torre de’ Palazzu”.

Palazzo Passeri residenza gentilizia del XVIII secolo, ospita l’esposizione permanente delle opere dello scultore Gaetano Orsolini nonchè mostre temporanee e manifestazioni culturali. Nel periodo estivo è punto di accoglienza turistica.

 

Amandola

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E’ il terzo comune più vasto del territorio fermano, la porta ad est del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, sito alla sinistra dell’alta Valle del fiume Tenna  poggia su tre colli sui quali anticamente sorgevano i tre castelli del Agello, del Castel Leone e del Marrubbiano dall’unione dei quali nel 1248 si è formato il Libero Comune di Amandola, nome che deriva appunto da una pianta di mandorlo cresciuta su uno di questi colli, e di cui troviamo le effigi nell’emblema cittadino;questo fenomeno dell’incastellamento nasce da esigenze di difesa del territorio da parte delle tante famiglie e piccoli centri sparsi che decidono di unirsi in un’unica unità per una maggiore sicurezza.

Questo territorio era un’importante centro di snodo dei commerci e attività già dai tempi pre- romani con fondazioni picene, rinvenuto anche un Cippo di centuriazione che attesta invece il periodo di colonizzazione romana , questo serviva appunto per tracciare i confini che definiscono il territorio centuriato , diviso in terreni di circa 700 mt ciascuno. La presenza nei  secoli e l’avvicendarsi come per tutto il territorio dell’Italia centro orientali di popolazioni barbariche quali i Goti e dei Longobardi dopo, il tutto in un breve periodo di tempo entro la seconda metà del quinto secolo, incorporato poi nel Ducato di Spoleto nel  settimo secolo e diviso successivamente tra le Marche di Camerino e di Fermo; la storia antecedente il periodo Comunale è testimoniata da una Carta del 977 compresa nel Codice dell’Archivio Diplomatico di Fermo con la quale vengono concessi beni in enfiteusi da parte del Vescovo di Fermo di ampi territori della vallata.

Dopo la nascita del Comune di Amandola e l’incastellamento di tutti i piccoli centri e famiglie che componevano il vasto tessuto sociale del territorio iniziò la costruzione delle grandi mura che raggiunsero complessivamente la lunghezza di 2230 mt con ben  5 Porte , l’unica ad oggi ancora esistente è quella titoalata a S. Giacomo. Le famiglie che formano la storia dei secoli del comune sono numerose e alcune molto importanti quali i Varano, gli Sforza con il Duca Francesco , i Borgia con Cesare detto il Valentito e non per ultima la Famiglia dei Malatesta.

RTEmagicC_amandola3.jpgNaturalmente anche questo comune marchigiano seguì le vicissitudini storiche di tutti gli altri, con l’Invasione napoleonica, lo Stato Pontificio, l’unità di Italia e la sua indipendenza, inoltre la seconda guerra mondiale lasciò qui segni indelebili del suo passaggio , nella recente storia vanno ricordate le lotte tra i Partigiani nascosti in montagna e le truppe tedesche che nel marzo del 1944 terminarono con la fucilazione di 10 uomini. Una cittadina molto attiva dal punto di vista della Resistenza che ospitò anche molte famiglie di rifugiati e profughi.

Un vero gioiello di piccoli borghi incastonati tra le morbide valli disegnate dai fiume e le creste selvagge  della catena montuosa appeninica  che incorniciano il territorio. La natura è un fattore molto importante anche dal punto di vista economico oggi con strutture turistiche ma anche per la commercializzazione del tartufo bianco, tipicità locale che si sviluppa anche in una importante fiera mercato. Accanto al turismo si sviluppa un fiorente artigianato di restauro del legno e di mobili antichi nonché un florido mercato antiquario.

A testimonianza del suo importante ruolo ecclesiastico e della presenza importante nel territorio fermano sono le numerose abazie sparse in tutto il territorio.

Non meno importanti sono due musei  che indicano l’importante vocazione contadina e agricola del territorio, uno appunto della Civiltà Contadina e un museo Antropogeografico.

Nell’ alta piazza del centro di Amandola sono racchiusi i suoi gioielli architettonici come il Palazzo del Podestà del 1352 con un torrione parzialmente ricostruito nel 1574; il Teatro la Fenice ed il Palazzo del Popolo trasformato poi in un  convento benedettino.

Per quanto riguarda le tante manifestazioni che si svolgono ad Amandola, richiamo per numerosi turisti ed appassionati non solo del suo territorio fiabesco ma anche dei suoi prodotti enogastronomici e antiquari anche una particolare festa che si svolge nel mese di luglio dedicata alla musica arte e magia dedicata alla Notte della Sibilla.

 

 

 

 

 

 

 

Montottone


Comune di Montottone

Corso Vittorio Emanuele II, 34 – 0734 775135

www.montottone.eu

comune@pec.montottone.eu

Fino al secolo XV ebbe la denominazione di Mons Actionis (Monte di Attone), sostituita poi con quella odierna di Montottone.

 

COSA VEDERE:

Chiesa della Madonna delle Grazie conserva sopra l’altare maggiore un affresco del XV secolo rappresentante la “Vergine in trono con il Bambino e gli Angeli musicanti”.

Ex convento e Chiesa di San Francesco situati su un’altura dei Monti Sibillini, da oltre sette secoli, in stile barocco, con stucchi e affreschi in oro zecchino.

Palazzo Amici ottocentesco, con la stupenda facciata neoclassica, è da considerarsi una delle più belle costruzioni del fermano.

Chiesa di S. Pietro Apostolo in stile barocco fu riedificata nel 1660. Negli anni 1940-1941 fu completamente restaurata; il Morettini di Fermo la decorò con lamine d’oro, capitelli, stucchi e la tinteggiò dandole un aspetto artistico e religioso come una cattedrale. Di pregio artistico e religioso sono le tele di S. Fabiano e S. Sebastiano (protettori del paese) e l’organo del 1877.