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Caldarola

Comune di Caldarola

P.zza Vittorio Emanuele II, 13 – 0733 905529

www.comune.caldarola.mc.it

comune.caldarola.mc@legalmail.it

Caldarola deve il suo nome con molta probabilità, al termine latino “calidarium” con la quale si indicava la “stanza con la vasca di acqua calda” delle terme.

La tradizione locale fa risalire le origini del paese al IV secolo d.C. quando un gruppo di cristiani, sfuggiti alle persecuzioni, edificò un primitivo centro urbano. Con maggiore probabilità il centro caldarolese è sorto, come villaggio rurale, ai piedi di una torre di difesa longobarda o bizantina in epoca precedente al IX-X secolo. Al termine del XII secolo la vicenda caldarolese si inserisce nella lotta tra il Papato e l’Impero. I Pontefici per assicurarsi la fedeltà di Camerino, infatti, concessero in feudo il territorio di Caldarola allo stato camerte.

Solo agli inizi del ‘400 il paese riuscì ad ottenere l’indipendenza sancita da papa Eugenio IV. La grande fioritura si ebbe però in pieno ‘500 ad opera della famiglia dei Conti Pallotta ed in particolare del Cardinale Evangelista, il quale, divenuto prefetto della fabbrica di San Pietro sotto il pontificato di Sisto V, ingrandì ed abbellì il castello di famiglia e trasformò radicalmente il centro urbano che, da modesto castrum medievale, divenne una spaziosa cittadina rinascimentale. La diretta soggezione alla Chiesa del comune di Caldarola perdurò fino al 1799, anno in cui il dominio pontificio fu abbattuto dalla rivoluzione francese.

Terminata la parentesi “napoleonica”, il paese ritornò allo stato pontificio fino al 1861, anno in cui la terra marchigiana venne annessa al regno d’Italia.  

 

Loro Piceno

Comune di Loro Piceno

P.zza G. Matteotti, 2 – 0733 509112

www.comune.loropiceno.mc.it

comune.loropiceno.mc@legalmail.it

Le sue origini sono antichissime, come testimoniano alcuni reperti di terracotta risalenti alla cività picena, mentre dell’epoca romana rimangono i ruderi delle antiche Terme, scomparse intorno al 1600 in seguito ad una frana provocata da piogge torrenziali che si abbatterono sul paese. Nell’alto medioevo Loro Piceno appartenne all’Abbazia di San Clemente in Casauria e nel XII secolo passò prima sotto il feudo dei signori di Brunforte e poi dei Gualtieri. Dell’epoca restano tratti della cinta muraria ed il Castello dei Brunforte. Dopo aver fatto parte della Marca fermana, Loro Piceno seguì le sorti dello Stato Pontificio fino all’annessione al Regno d’Italia.


Castello di Brunforte:
 sopra antiche mura di difesa, si erge la “Rocca” medioevale, chiamata comunemente “Girone“, nome rimasto tutt’oggi alla località. Nel suo interno non solo si trovava l’abitazione dei signori Brunforte, ma anche il Palazzo di Giustizia, le carceri, il luogo del supplizio, un mulino a vento e quanto necessario per lo svolgimento delle normali occupazioni. perduta la fnzione difensiva a causa dei mutamenti dell’arte militare, la rocca si è trasformata lentamnte in luogo di pubblico dominio e di civile abitazione, mentre nel Castello dei Brunforte si insediarono le autorità municipali del paese.

 

Pioraco


Comune di Pioraco

Largo G. Leopardi ,1 – 0737 42142

www.comune.pioraco.mc.it

comune.pioraco.mc@legalmail.it

L’antica Prolaqueum accoglie il visitatore ed il villeggiante con una cordialità del tutto particolare che trae origine dalla sacralità dell’ospite, molto sentita anche ai giorni nostri dalle genti marchigiane. Le origini di Pioraco di fanno risalire alla preistoria: molteplici reperti testimoniano primitivi insediamenti umani nelle grotte e nei suoi monti. Fu in seguito antica “statio” romana col nome di Prolaqueum. Nel Medioevo “è castel murato et ha la torre“, carattepioracorizzato dalle antichissime botteghe per la fabbricazione della carta. Fu anche presidio fortificato del Ducato di Camerino durante la Signoria dei Da Varano, da questi passò allo Stato pontificio e ne seguì le sorti. 

Museo della Carta e Filigrana

La filigrana è l’anima trasparente della carta. In origine doveva essere un modo per distinguere la provenienza e la qualità. Successivamente servì e serve ancora per ostacolare la falsificazione delle carte valori, tra cui la carta moneta. La filigrana è costituita da maggiori o minori quantità di fibre stratificate in corrispondenza dei rilievi o dei solchi appositamente strutturati su una tela metallica.

La mostra è costituita da una raccolta di filigrane artistiche, carte filigranate, documenti storici, attrezzature di diverse epoche (per lo più appartenenti alle locali cartiere Miliani-Fabriano) che testimoniano la lunga evoluzione della fabbricazione della carta dalle origini fino ai giorni nostri. Inaugurata il 1° maggio 1984, è stata realizzata da Angelo Gagliardi, Gualtiero Barboni e Alfranco Capponi con materiale messo a disposizione dal Comune, dalle Cartiere Miliani-Fabriano S.p.a. e dalla famiglia Bartocci-Mascambruni.

Urbisaglia


Comune di Urbisaglia

C.so Giannelli, 43 – 0733 511091

www.comune.urbisaglia.mc.it

comune.urbisaglia.mc@legalmail.it 

Il nome della città deriva da quello dell’antica città romana di Urbs Salvia. 

Questa città della Regio V Picenum nacque come colonia nel II secolo a.C. Ampiamente ricostruita tra l’età augustea e quella tiberiana ( inizio I secolo d.C.), in base ad un preciso progetto di monumentalizzazione della città, la sua decadenza iniziò al passaggio delle truppe di Alarico nel 408-409 d.C.

Teatro Romano: addossato alla collina dove sorge il borgo medievale, mostra un fronte di 1004 mt. nel quale sono leggibili tutte le caratteristiche dell’edificio con la scena e la cavea. Le monumentali parti in muratura testimoniano ancora il suo antico splendore. Fu costruito nel primo quarto del I secolo d.C. Dagli scavi effettuati al suo interno provengono numerose  stature sparse in vari musei, tra le quali spicca una copia del celebre Fauno in riposo di Passitele, recuperata ai tempi di Pio IV (1777) e finita ai Musei Vaticani. L’anfiteatro romano, tornato ad affermarsi come ammirato contenitore di rappresentazioni estive di testi del teatro antico è l’unico delle Marche per l’ottimo stato di conservazione.

Camerino

Comune di Camerino

Corso Vittorio Emanuele II, 17 – 0737 634711

www.comune.camerino.mc.it

comune.camerino.mc@legalmail.it

Antichissimo insediamento degli Umbri Camerti, la città di Camerino, da Kamars: (roccia, rocca) nell’età romana ebbe un ruolo rilevante, come testimonia il trattato di alleanza con eguali condizioni stipulato con l’Urbe nel 309 a.C. Sede vescovile già nel 465, ebbe una giurisdizione ecclesiastica vastissima per oltre un millennio. Eretta da Carlo Magno a capoluogo della omonima Marca entrò a far parte dei possedimenti della Chiesa, riuscendo comunque a crearsi uno spazio di autonomia, soprattutto nell’età comunale.


Gentile da Varano
, fin dalla seconda metà del XIII secolo, vi stabilì le basi per la signorìa della sua famiglia. Sotto la Signoria dei Da Varano, fino alla metà del ‘500, Camerino conosce il periodo di più intensa vitalità politica e culturale. Dal 1545 la città ritorna sotto il dominio diretto della Santa Sede. Nel 1860 fu annessa, per plebiscito, al Regno d’Italia.

Il Palazzo Ducale, dei da Varano (bel cortile del XV sec.), è ora sede dell’università fondata nel 1727, già libera e divenuta statale nel 1958 (giurisprudenza; farmacia; scienze matematiche, fisiche e naturali; medicina veterinaria; architettura). Annessi all’università: la Biblioteca valentiniana, il giardino botanico, il Museo di zoologia e di anatomia comparata e l’osservatorio meteorologico.L’ex chiesa di San Francesco ospita la Pinacoteca civica.

Notevoli sono inoltre la Rocca del Duca Valentino (1502), il palazzo arcivescovile del XVI sec., la chiesa di San Venanzio del XV sec. (ricostruita dopo il terremoto del 1799) e la statua bronzea di papa Sisto V, opera del camerinese Tiburzio Vergelli, in piazza Cavour. Nei dintorni, imponenti rovine di castelli medievali.

Matelica

Comune di Matelica matelica

Piazza Enrico Mattei, 1 –  0737 781811

protocollo.comunematelica@pec.it

 

 

 

Posizionata nell’Appennino Umbro-Marchigiano, a 354 m d’alt., su un poggio alla destra dell’Esino, esibisce una forte produzione di cereali, vino (Verdicchio di Matelica), allevamento di bestiame, oltre che lo sviluppo di industrie conciarie, calzaturiere, delle confezioni e meccanica.

Importante centro di villeggiatura, conserva ancora oggi la struttura urbanistica medievale, con resti delle mura, e numerosi palazzi e chiese rinascimentali: il Palazzo Pretorio, del 1270, più volte rimaneggiato, è affiancato dall’elegante Loggia degli Ottoni(1511), mentre il palazzo degli Ottoni è cinquecentesco. Notevoli le chiese di Sant’Agostino (XIV sec.), di San Francesco (del XIII sec., rifatta nel XVIII sec., con pregevoli dipinti) e il duomo del XV sec. purtroppo molto rimaneggiato. Di grande interesse il Museo Piersanti.

 

Poggio San Vicino


Comune di Poggio San Vicino

Via Leopardi – 0733 619109

www.comune.poggiosanvicino.mc.it

Poggio San Vicino deve forse le sue origini ai romani che costituirono ai piedi del monte Sitria un avamposto fortificato che prese il nome di Podium Tufficanum.

Nel Camerinum sacrum ci si limita a dire che le origini del castrum erano antichissime, mantenendo ben separate le vicende di questo da quelle dell’antica colonia romana diTufficum, sorta presso Albacina, che secondo una non meglio precisata  tradizione locale avrebbe dato origine alla fortezza del Podium. La denominazione del luogo si trasformò anche in Ficano nel corso dei secoli.

Delle antiche fortificazioni che dovevano caratterizzare l’aspetto di Poggio San Vicino, oggi non resta che una robusta torre medievale situata sul punto più alto del Poggio e recentemente restaurata.

Ussita

Comune di Ussita 

P.zza XI Febbraio, 5 – 0737 971211

 

Il nome deriva dal torrente Ussita che scorre nella valle.

La storia di Ussita è legata a quella di Visso di cui era la più importante delle cinque guaite che nel XIII secolo, svincolatesi dall’autorità dei feudatari, entrarono a far parte di questo comune, mantenendo sempre autonomia amministrativa nel proprio territorio. Risale al 1380 la costruzione del Castello sul colle Fantellino, favorita da Rodolfo Da Varano. Molto interessante l’archivio comunale che, senza subire spoliazioni, conserva gran parte delle testimonianze di vicende politiche e amministrative che nel corso dei secoli hanno segnato la vita della piccola e fiera comunità.

 

Camporotondo di F.

 


Comune di Camporotondo di Fiastrone

Piazza San Marco – 0733 907153

www.comune.camporotondodifiastrone.mc.it

Il viaggiatore che giunge a Camporotondo ha l’impressione di trovarsi immerso nell’atmosfera di certe vecchie cartoline illustrate che mostrano un’antica piazza esposta alla luna con vie che girano su se stesse come un gomitolo.

Camporotondo non ha grandi mura, maestosi palazzi o grandiose cattedrali; pur tuttavia, a certe ore, in certi scorci di strade, vedi aprirtisi davanti qualcosa di inconfondibile, di raro e di magnifico: le nevi dei Sibillini e il verde dei prati della vallata del Fiastrone. Piccolo paese dell’entroterra maceratese, ha avuto una storia travagliata, caratterizzata da momenti di splendore e di degrado. Fu castello dei Varano di Camerino di notevole importanza per la difesa del territorio da eventuali incursioni del Comune di San Ginesio.

Dalle mura di nord-ovest si spazia sulla vallata del fiume Fiastrone, da cui il Comune prende il nome, in un gradevole alternarsi di colline cui fa da sfondo l’altura su cui sorge Belforte del Chienti. Salendo più in alto, presso chiesa della Madonna di Garufo, lo sguardo giunge fino al Massiccio del Gran Sasso e al mare. Nel centro del paese sorge la chiesa intitolata al patrono San Marco, il cui attributo, il leone alato, compare anche nello stemma cittadino.

Mogliano


Comune di Mogliano

Via Roma, 54 – 0733 557771

www.comune.mogliano.mc.it

comune.mogliano@emarche.it

La “Cocolla” è il primo nucleo medievale ove sorgeva l’antico castello.

Chiesa di S. Nicolò: settecentesca, ora trasformata in auditorium. E’ un piccolo gioiello di arte barocca; sopra l’altare una tela di A. Ricci. Ai lati due bei quadri: “Madonna col Bambino ed i santi Nicola di Bari ed Agata” e “Beato Pietro da Mogliano e S. Antonio di Padova”.

Chiesa Parrocchiale di S. Gregorio Magno: un tempo “extra moenia”, proprio perchè costruita al di là del fossato del castello. Ha subìto vari cambiamenti, l’ultimo dei quali nel XVIII secolo quando fu “girata” (il presbitero fu spostato dalla parte dell’entrata). Nella sagrestia un grande quadro di G. B. Fabiani “Il Beato Pietro incontra i concittadini liberandoli dalla peste”; è interessante l’ambientazione perchè è raffigurato Mogliano così come appariva nel ‘700.

Palazzo Comunale: della fine del ‘500. Progettato come abitazione della ricca e nobile famiglia Forti, vi si possono ammirare sia i sotterranei con archi e volte originali, sia le stanze del piano nobile con bei soffitti dipinti e cassettoni, sia l’ultimo piano ora adibito ad archivio storico e biblioteca.

Monastero benedettino: fu costruito nel 1630 dalle Benedettine di Cassino (suore di clausura) che vi rimasero per circa due secoli. nel 1855 fu concesso alle suore di S. Giuseppe di Torino che tuttora vi risiedono. Al monastero è annessa la Chiesa di S. Grisogono in stile rococò.

Pollenza

Comune di Pollenza

P.zza della Libertà, 16 –  0733 548711

www.comune.pollenza.mc.it

comune.pollenza.mc@legalmail.it

Capoluogo del comune omonimo, sorge sopra una collina tra le vallate del Potenza e del Chienti.

Centro di interesse storico e artistico (insediamenti piceni e romani sono venuti alla luce da scavi archeologici), conosciuto per l’artigianato del restauro del mobile antico, conserva l’unità urbanistica tradizionale e gode del panorama dei monti Sibillini e di parte del mare marchigiano.

Abbazia di Rambona: è il monumento più importante. Edificata dai monaci benedettini nell’898 d.C. grazie alla generosità dell’imperatrice longobarda Ageltrude. Per la costruzione furono in parte utilizzati i materiali provenienti da un tempio pagano dedicato alla Dea Bona da cui il nome Rambona. Nel 1443 subì il saccheggio e l’incendio da parte delle truppe di Francesco Sforza, il monastero andò completamente distrutto e la chiesa rimase abbandonata.

Visso

Comune di Visso

L.go G.B. Gaola Antinori, 1 –  0737 95120  

www.comune.visso.mc.it

Sembra che la città di Visso, identificabile con l’antico Vicus Elacensis, sia anteriore a Roma ed a Roma abbia dato uomini illustri quali Vipset (da cui prese il nome di Visso), che fu console romano.

Ai primi del ‘200 l’abitato fu semidistrutto da un terremoto, così fu abbandonata la collina e le nuove case vennero costruite nella conca fra le rive dei fiumi, Ussita e Nera. Unita al Ducato di Spoleto, dipese poi dai Conti feudatari dell’Alto Nera, finchè si organizzò in libero comune. Autonomo, fiero e bellicoso, fu sempre in lotta, fino alla metà del ‘500, con i comuni confinanti di Camerino, Montefortino e Norcia, con la quale, in particolare, ebbe a sistemare ogni questione con la celebre battaglia di Pian Perduto, vinta dai Vissani nel 1522. Nel 1828 fu fregiata del titolo di Città da Leone XII. Nel 1860, con l’unità d’Italia, Visso venne staccata dall’Umbria e unita alle Marche.

Palazzo dei Governatori (XIV secolo, rimaneggiato nella seconda metà del ‘500): con portici esterni, sulla facciata un epigrafe ricorda il governatorato di PIetro Mazzarino, padre del più famoso Giulio, ministro di Luigi XIII, mentre uno stemma della famiglia Boncompagni richiama l’origine vissana di Gregorio XIII.

Castelraimondo


Comune di Castelraimondo

Piazza della Repubblica, 12 –  0737 641723

www.comune.castelraimondo.mc.it

Grazie alla sua posizione, in un quadrivio nella Valle del Potenza, certamente Castelraimondo era importante sin dai tempi più antichi.112201010248castelraimondo marche 4

Grazie alla sua posizione, in un quadrivio nella Valle del Potenza, certamente Castelraimondo era importante sin dai tempi più antichi. Il castello sorse per concessione di Raimondo, nativo di Aspello (Francia), figlio di Attone (o Ottone) e nipote di papa Clemente V, affinchè la guelfa Camerino si potesse difendere dagli attacchi delle città ghibelline. Il castello era di proprietà dei Da Varano di Camerino.

Castello di Lanciano fu costruito nel 1350-1418 e restaurato dai Da Varano in epoche successive. Nel 1621 passò in affitto ai Voglia, poi ai Rosa nel 1680, infine ai Bandini che lo ebbero come feudo da Papa Benedetto XV. L’interno è decorato a stucco, ci sono sale per la collezione di dipinti, tra i quali i ritratti delle donne illustri dei Da Varano. E’ circondato da un grande parco. E’ di proprietà della Curia Arcivescovile di Camerino.

Il Cassero potente torre merlata di 36 m. e simbolo della cittadina, è il maggior resto dell’antica fortezza.

 

Montecassiano


Comune di Montecassiano

Via G. Rossini, 5 – 0733 299811 

www.comune.montecassiano.mc.it

comune.montecassiano@emarche.it

Di sicura origine medioevale, l’attuale centro di Montecassiano sorge su strutture più antiche risalenti al primo periodo post-romano.

L’ipotesi oggi più accreditata infatti fa risalire l’origine del centro al periodo immediatamente successivo alla caduta di Helvia Recina. Nel medioevo la cittadina fece le spese dei contrasti e delle lotte tra la fazione Guelfa (alla quale aderì) e quella Ghibellina, tra i più potenti vicini osimani e maceratesi e tra i Malatesta e i Da Varano, subendo saccheggi e distruzioni. Nel periodo successivo la sua storia si snoda nell’ambito di quella dello stato pontificio e dello stato unitario italiano.

Chiesa di San Nicolò: in stile romanico. All’interno restano soltanto tracce dell’originale decorazione ad affresco. In essa è custodita la più antica campana delle Marche (fusa nel 1382) visitabile a richiesta.

Chiesa di San Marco: oggi sede di mostre ed attività culturali, in origine era usata per i consigli comunali e durante i periodi di pestilenza. Fu restaurata nel secolo XVIII ed al suo interno sono visibili tele del 1600 e 1700.

Porto Recanati

Comune di Porto Recanati

 

La storia di Porto Recanati è intimamente legata a quella della città di Recanati, dalla quale ebbe l’autonomia soltanto nel gennaio 1893.

Il territorio di Porto Recanati, compreso tra i fiumi Musone e Potenza fu donato al Comune di Recanati nel 1229 da Federico II, il quale dette inoltre facoltà di erigere un porto. Le vicende di questa porzione di territorio sono risultate da allora strettamente collegate alle vicende di questo porto e del castello, eretto nel sec. XII a difesa delle incursioni provenienti dal litorale.

Meritano particolare attenzione gli scavi archeologici dell’antica città di “Potentia” la colonia romana, di cui restano importanti reperti in una vasta area a sud dell’abitato di Porto Recanati, fu fondata, come attestano alcune fonti letterarie, nel 184 a.C. Centro marittimo di traffico notevole, nel 174 fu dotata di mura e d’importanti opere pubbliche. Si tratta di una delle più antiche colonie romane della regione ed è più volte ricordata dallo storico Tito Livio. La città imboccò la strada dell’inevitabile decadenza all’epoca della caduta dell’Impero Romano d’Occidente e nei secoli successivi alle grandi invasioni barbariche.

Castelsantangelo sul Nera


Comune di Castelsantangelo sul Nera

P.zza S. Spirito, 1 – 0737 970039

www.comune.castelsantangelosulnera.mc.it

comune.castelsantangelo.mc@legalmail.it

Di probabili origini preistoriche, le sue vicende sono legate a quelle di Visso a cui nel 1255, con il declino dell’autorità dei feudatari del luogo, venne ceduto il Castello di Norcia dal quale Castelsantangelo dipendeva, andando a costituire, al pari di Ussita, una delle sue cinque “guaite“, pur mantenendo sempre con fierezza, la propria autonomia amministrativa ed economica. La Guaita di Castelsantangelo fu la più esposta alle continue rappresaglie e minacce di invasione dell’esercito nursino. L’inevitabile scontro armato avvenne nel luglio 1522, quando il forte esercito nursino venne pesantemente sconfitto dai vissani nella battaglia del Pian Perduto, grazie anche al valore degli uomini della guaita di Castelsantangelo.

Mura castellane delimitano l’antico assetto urbanistico medievale e conservano le antiche porte di accesso, tra cui Porta Sant’Angelo col bassorilievo raffigurante S. Michele Arcangelo, Protettore della cittadina.

Monte Cavallo


Comune di Monte Cavallo

Via Roma, 4 – 0737 519618

www.comune.montecavallo.mc.it

comune@montecavallo.sinp.net

Il nome fu dato dai soldati francesi dell’occupazione napoleonica, alla comunità che, nel Medioevo, era sorta sulle sparse frazioni di Monsampolo.

Il castello, poco sopra l’attuale capoluogo, faceva parte del feudo dei conti Baschi che nella prima metà del Duecento si estendeva in alcune valli del Chienti e del nera. Tra il 1231 e il 1232 i Baschi vendettero vari castelli al comune di Camerino che nel 1240, per ampliarsi,  distrusse quello di Giove, perno di dominio e di difesa. Quando nel 1259 i ghibellini assalirono Camerino non mancò il tradimento dei Baschi. Ma tre anni dopo il castello di Monsampolo fu riconquistato.

Il territorio di Montecavallo ha un paesaggio montano fra i più belli della Provincia e numerosi boschi di alto fusto come il “Bosco delle Pianotte“, con piante secolari di faggio e tasso. Per fruire del patrimonio naturalistico va segnalata la “Valle della Madonna“, vi si sale attraverso una stradina di fondovalle verso la Chiesina della Madonna a 721 m. di quota. E’ stato allestito un “percorso vita” per fare esercizi all’aria aperta in un ambiente salutare. Interessanti, vicino alla chiesa, alcuni esemplari adulti di carpino nero.

 

Potenza Picena


Comune di Potenza Picena

P.zza Matteotti, 28 –  0733 6791

www.comune.potenza-picena.mc.it

Fino al 1862 Monte Santo, si presenta come un tipico paese medioevale, arroccato su un colle e cinto da mura, che ne rendono un’immagine elegante e sobria.

Un labirinto di viuzze, che si alterna ad imponenti scalinate e a graziose piazzette, accompagna il visitatore alla scoperta di un luogo austero e tranquillo, dove l’antico si mescola al moderno, offrendo ad ognuno gli ambienti desiderati. Il suo aspetto monumentale è fortemente caratterizzato dalla presenza delle chiese (un tempo il paese ne contava ben 27) e da imponenti campanili. Dagli anni ’60 il paese ha conosciuto un grande sviluppo anche al di fuori delle mura cittadine.

La crescita industriale ed economica in genere ha contribuito in maniera determinante all’espansione urbanistica del luogo, che ha visto fiorire interi nuovi quartieri, senza però svuotarsi di suggestioni. Godibilissimo d’estate, il paese offre un clima decisamente refrigerante anche durante i giorni più caldi. Una visita a Potenza Picena rappresenta insomma, un tuffo nelle meraviglie del passato e un’immersione nella quiete di una natura, qui, particolarmente generosa.

Al Pincio belvedere e grande spazio per una pausa tutta natura.

Cessapalombo

 

Comune di Cessapalombo

Via Mazzini, 3 – 0733 907132

www.comune.cessapalombo.mc.it

Di origine medievale, dell’antico centro si conserva quasi solamente l’impianto urbanistico a causa del disastroso terremoto del 1799.

Il nome ricorda un bosco, utilizzato per il taglio della legna, di proprietà di un certoPalumbo, nome abbastanza diffuso nel Medioevo. All’origine fu sotto l’influenza dell’Abbazia abruzzese di Casauria ma, successivamente, il territorio passò in possesso di alcune influenti famiglie del luogo finchè, in seguito alla concessione del Legato pontificio Sinibaldo Fieschi, nel 1240 entrò a far parte del comune di Camerino cui fu unito fino alla proclamazione del Regno d’Italia.

Grotta dei Frati di grande interesse naturalistico, era il dormitorio dei cosiddetti “fraticelli” perseguitati come eretici. All’interno una singolare chiesetta del XIII secolo.

 

Montecosaro


Comune di Montecosaro

Via Gatti, 3 – 0733 560711

www.comune.montecosaro.mc.it

comune.montecosaro@libero.it

Da studi e scavi praticati sin dal 1879 sono emerse tracce di antichissimi insediamenti.

Nell’ingresso del palazzo comunale è murato un sarcofago romano in marmo bianco. I primi documenti risalgono al 936 e riguardano la chiesa dell’Annunziata; successivi di appena undici anni sono quelli relativi alla Pieve di San Lorenzo attorno a cui si è sviluppato l’attuale centro storico. Nel 1290 il Papa conferma a Montecosaro tutte le libertà comunali, comprese quelle di dotarsi di un proprio Statuto ed eleggersi liberamente il Podestà e i Priori. Di questi anni ci restano le mura di cinta, che erano chiuse da tre porte e difese da un castello munito di alto torrione. Nel 1552 il Comune viene ceduto ai Cesarini che vi stabiliscono una lunga dominazione feudale, cessata solo agli inizi del secolo scorso.

Chiesa di S. Maria a Piè di Chienti detta anche dell’Annunziata, di fattura romanica (IX secolo) ricca di lesine, si trova nella parte bassa fuori dall’abitato.

Chiesa Collegiata con le belle mura trecentesche.

 

Recanati

Comune di Recanati

Piazza Giacomo Leopardi, 26 – 071 75871

www.comune.recanati.mc.it

comune.recanati@emarche.it

Situato a 293 m d’alt. su un colle alla sinistra della bassa valle del Potenza. Nucleo agricolo (cereali, vigneti, ortaggi) e di allevamento (bovini, suini, avicoltura), Recanati conta una importante fabbrica di strumenti musicali e altre aziende industriali (legno, meccanica, abbigliamento, plastica, ecc.). L’artigianato tipico si basa sulla lavorazione del rame. Il suo centro abitato ha il caratteristico aspetto delle piccole città marchigiane raccolte sulle dorsali collinari, con vie sinuose fiancheggiate da nobili edifici e con belle piazze.

Recanati1

RICCO PATRIMONIO ARTISTICO

Oltre alle chiese di San Domenico, del XIV sec., con portale marmoreo del 1481 (all’interno, affresco di L. Lotto), di San Francesco, del XIV sec., rifatta nel XVIII sec. (dipinto di Palma il Giovane), alla cattedrale di San Flaviano, dei secc. XIII -XIV, poi rifatta, e all’ex convento, ora chiesa di Sant’Agostino, su disegno del Bibiena con chiostro gotico, si conservano numerosi palazzi rinascimentali e pregevolissime opere dell’età barocca, fra le quali primeggiano il palazzo Leopardi, con scalone di rara monumentalità e il Palazzo Carancini, anch’esso costruito su disegno del Bibiena.

Nel Palazzo Comunale vi è la ricca pinacoteca, con numerose opere di L. Lotto. Il Museo diocesano è sito invece, presso la cattedrale.

Recanati è famosa come patria di Giacomo Leopardi, di cui conserva numerosi ricordi, nel palazzo di famiglia e nei luoghi, e del cantante lirico Beniamino Gigli, al quale è dedicato un piccolo museo.

 

Cingoli


Comune di Cingoli

P.zza Vittorio Emanuele, 1 –  0733 601911

www.comune.cingoli.mc.it

vicesegretario@cingoli.sinp.net

Si trova a 631 m d’alt., tra le valli del Musone e del Potenza. Vigneti, oliveti e aziende enologiche e olearie, allevamento e attività industriale nel campo dell’abbigliamento e delle confezioni, meccanico (macchine agricole) ed estrattivo, costituiscono l’economia della città. Nota stazione di villeggiatura, chiamata “Balcone delle Marche” per l’ampio panorama che vi si gode.

Meritevoli d’attenzione:

il Palazzo Municipale del XIII sec., la cattedrale (XVII sec.), la chiesa di San Domenico, con una Madonna del Rosario di Lorenzo Lotto e la romanica chiesa di Sant’Esuperanzio, con affreschi di varie epoche e una Flagellazione di Sebastiano Del Piombo. Patria del papa Pio VIII.

Produzioni tipiche e d economiche:

Di ottima qualità l’olio, sia per la posizione degli oliveti, posti fra i 300 e i 500 metri di altitudine , sia per la varietà coltivata, la Mignola di Cingoli; rinomato anche il pecorino, profumato e leggermente piccante, e i vini, rosso Conero e Verdicchio che si accompagnano ai salumi tipici.

Montefano

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Comune di Montefano

 

Antica Venagra, città Picena e stazione militare romana lungo la via consolare da Nocera Umbra ad Ancona, fu distrutta dai Goti all’inizio del VI secolo.

I fuggiaschi si rifugiarono sulla collina dove ora è Montefano (l’etimologia deriva forse daFanno, nome tutelare sabino della colonia Veregrana ove sorgeva anche un tempio). Intorno è fiorita la piccola cittadina.

Chiesa di S. Filippo Benizi dei Servi di Maria e convento: in quest’ultimo è stato istituito un Centro Nazionale di Studi biblici dedicato a Giovanni Vannucci, grande biblista.

Chiesa collegiata di S. Donato: in stile barocco, ha una facciata in cotto a due ordini. All’interno, sopra il coro, vi è una tela che rappresenta “San Donato e San Giovanni Napomuceno ai lati dell’Assunta”. Sotto l’altare maggiore sono sepolte le spoglie di S. Onorio, sotto quello del Sacramento le spoglie di S. Severio, martire di origine inglese.

Palazzo Comunale: della seconda metà dell’Ottocento. Nell’aula consiliare sono gli stemmi dei cardinali protettori. Nello stesso edificio c’è il teatro, di piccole proporzioni, ma ispirato alle linee eleganti della Fenice di Venezia alla quale si rifece l’architetto Viginio Tombolini (direttore tecnico della Fenice). La parte pittorica è di Domenico Bruschi (secondo ‘800) che affrescò anche la Sinagoga di Roma. Ben conservato può essere visitato di mattina, rivolgendosi al personale del Comune.

Ripe San Ginesio

Comune di Ripe San Ginesio

E’ un caratteristico paese di origine medievale il cui primo insediamento sul colle, probabilmente, appartenne alle popolazioni picene. 

In epoca romana fu Vicus della nobile Urbisaglia. I vescovi di Camerino vi costituirono un feudo di confine che affidarono ai conti Prontaguerra.

Fu possedimento dei Prontaguerra fino alla cessione del castello a San Ginesio, nonostante la decisa e lunga resistenza degli abitanti.

Passata la furia sforzesca, Ripe, con San Ginesio, fu assorbita dal governo pontificio. La Bolla pontificia “Cum iniuncta” emanata da Leone X, datata 1517, rappresentò la fine di ogni lotta tra ripani e ginesini e stabilì che il castello di Ripe era proprietà di San Ginesio.

Civitanova Marche


Comune di Civitanova Marche

Piazza XX Settembre, 93 – 0733 8221

www.comune.civitanova.mc.it

comune.civitanovamarche.mc@legalmail.it

Situata a 155 m d’alt. a nord della foce del Chienti, la città è composta dalle frazioni di Portocivitanova, sede comunale, e Civitanova Alta.

Importante centro peschereccio e stazione balneare, con cantieri per motopescherecci. Presenti inoltre, calzaturifici (Mostra nazionale della calzatura, in luglio) e industrie metalmeccaniche. L’agricoltura fornisce ortaggi e frutta. Portocivitanova conta la presenza della chiesa romanica di San Marone, IX sec., oggi quasi interamente ricostruita.

Villa Conti sorge nel bellissimo parco, ricco di rarità botaniche, completamente distrutta durante la seconda guerra mondiale e poi ricostruita negli anni successivi. Al suo interno troviamo una chiesa neo-gotica e una cripta dove sono custodite le tombe dei conti Conti e della cantante lirica Francisca Solari. Del complesso fanno parte la torre quattrocentesca e la palazzina di San Michele, raro esempio per il maceratese di art-nouveau, perfettamente conservata, costruita su progetto dell’architetto Paolo Sironi nel 1910.

Teatro Annibal Caro patrimonio storico culturale della città, è stato riportato in attività nel dicembre del 1997. Il teatro risale al 1860 e ha sempre rappresentato per la cittadinanza un luogo dove esibire con orgoglio una nuova “Cattedrale Laica”, un tempio in cui al rito ancestrale della rappresentazione si possa aggiungere quello tutto ottocentesco del guardare ed essere guardati.

 

Montelupone


Comune di Montelupone

P.zza del Comune, 1 – 0733 224911 

www.comune.montelupone.mc.it

comune.montelupone.mc@legalmail.it

A Montelupone la vita esisteva almeno 2.900 anni fa, al tempo della civiltà picena. 

Il nome del paese deriva dalla famiglia romana Lippia, i cui discendenti Lippo e Lupo si stabilirono sui sei colli che formano il comune. Da Mons Lupia si passò a Mons Lupo, quindi Montis Luponis ed oggi Montelupone.

Il territorio subì le sorti del Piceno, i Romani vi penetrarono attorno al 250 a.C., i Barbari l’invasero e lo saccheggiarono dal 400 d.C., i profughi in fuga dalla distrutta Helvia Recina si rifugiarono sui colli circostanti e diedero origine agli attuali comuni. Nel 729 Re Desiderio donò il territorio alla Chiesa. Nel periodo feudale la famiglia Grimaldi diede inizio alla costruzione dell’Abbazia benedettina di S. Firmano. Con la bonifica delle terre paludose attorno al fiume Potenza iniziò un periodo d’oro per Montelupone nell’applicazione della regola “ora et labora“. Nel 1817 in palazzo Emiliani si riunirono i “carbonari” del comprensorio per organizzare il primo moto rivoluzionario per il Risorgimento italiano. Nel 1860 le truppe dei generali francesi Lamorciére e De Pimodansi stabilirono a Montelupone che ospitò la sede clandestina del comando partigiano.

San Ginesio

Comune di San Ginesio

Via Capocastello, 35 – 0733 656022

www.comune.sanginesio.mc.it

comune.sanginesio.mc@legalmail.it 

Il centro storico di San Ginesio è di origine romana col caratteristico tracciato viario a croce (cardo e decumano).

Il nome del paese è stato oggetto di varie e suggestive ipotesi, tra le quali la più diffusa è quella che lo riconduce direttamente al santo omonimo. Dopo essere divenuto un libero comune le discordie intestine ne causarono la perdita dell’autonomia municipale e la consegna ai duchi Da Varano di Camerino, che ne detennero il potere politico fino al 1434. Terminato il loro governo, nel 1450 una fazione ad essi favorevole tentò la restaurazione, ma il complotto venne scoperto e 300 suoi componenti furono esiliati. Si rifugiarono a Siena, dove tennero un comportamento così esemplare da indurre alcuni ambasciatori senesi a perorare con successo la loro causa presso la magistratura ginesina, ottenendo il tanto desiderato perdono. I fuoriusciti tornarono a San Ginesio sotto la tutela di un crocifisso ligneo, recato come segno di pace.

Colmurano


Comune di Colmurano

P.zza umberto I, 7 – 0733 508287

www.comune.colmurano.mc.it

comune.colmurano.mc@legalmail.it

Formatasi forse come pagus della romana Urbs Salvia, di quel periodo conserva ancora l’origine del nome che deriva dalla fusione del “colle” con un nome personale romano, probabilmente Muruis, utilizzato come aggettivo ed indicante il proprietario della zona.

Grazie alla maggior difendibilità del luogo, elevato sulla collina, nell’alto medioevo costituì rifugio per parte della popolazione di Urbs Salvia che rinunciò alla sistemazione in pianura allo scopo di sfuggire alle invasioni e alle scorrerie, sempre disastrose, dei molti eserciti che transitavano nella Marca. Fu poi sottoposta per vari secoli a Tolentino che ne controllava l’elezione del Podestà e dei Priori. A testimonianza della formazione medioevale restano ancora tratti di mura castellane risalenti ai secoli XIV e XV, rafforzate da bastioni e da un torrione a difesa della porta di San Rocco, ultima rimasta degli antichi accessi cittadini.

 

Monte San Giusto

Comune di Monte San Giusto

Via Bonafede, 28 – 0733 839011

protocollo@pec.comune.montesangiusto.mc.it 

Il probabile antico nome di “Telusiano” tradisce lontane origini, mentre si hanno tracce certe di un insediamento di epoca romana (96-98 d.C.). Già parte integrante della circoscrizione ecclesiastica di Fermo, passa con i Longobardi, sotto il ducato di Spoleto, quindi fino al sec. XI, alle dipendenze di Farfa. Nel secolo XII è libero comune. Urbano VI nel 1387 dichiara il territorio soggetto alla Chiesa e lo esenta dal pagamento delle tasse. Bonifacio IX gli concede la facoltà di eleggere un proprio podestà.

Il periodo di maggior splendore per Monte San Giusto è senza dubbio il Cinquecento con Niccolò Bonafede Vescovo di Chiusi e Officiale della corte romana negli anni che vanno da Alessandro VI a Clemente VII. Molto legato alla sua terra vi fa costruire un palazzo istituendo una vera e propria corte rinascimentale.

Conserva il Palazzo Municipale, già palazzo Bonafede (XVI sec., restaurato) e la chiesa di Santa Maria in Telusiano (XIV sec.), con grande Crocifissione di L. Lotto (1531).

 

San Severino Marche

Comune di San Severino Marche 

P.zza del Popolo, 45 – +39 07336411

SAN SEVERINO MARCHE

Si trova a 344 m d’alt. nella valle del Potenza, alla destra del fiume. Sorta sulle rovine dell’antica colonia romana Septempeda, consta di due nuclei: la città bassa e la città alta o “castello”, di aspetto medievale. Mentre la città alta è quasi disabitata, la città bassa è un vivace centro di commerci, specialmente agricoli (frumento, uva, tabacco, barbabietole, ecc.); attivi anche l’allevamento del bestiame e l’industria (metalmeccanica, dei materiali da costruzione, chimica, della plastica, alimentare).

Il patrimonio artistico compreso a San Severino Marche è magnifico e immenso. Importante è il complesso delle opere medievali come la chiesa di San Lorenzo in Doliolo (XI sec.), con notevole campanile e cripta, torre degli Smeducci, Duomo Nuovo e Duomo Vecchio, ambedue largamente rifatti, ma che conservano i primitivi grandiosi campanili. Notevole fu pure l’attività artistica nel Rinascimento che vide all’opera una scuola di pittori locali; a questo periodo risalgono numerosi palazzi e case, la Madonna della Pace, opera del Pinturicchio, nel Duomo Nuovo, e il coro ligneo del Duomo Vecchio. Nei pressi sorge la chiesa cinquecentesca di Santa Maria del Glorioso e nella suggestiva gola dei Grilli, è da segnalare la chiesa-grotta di Sant’Eustachio. San-Severino-Piazza-del-Popolo

Questa bellissima cittadina è inoltre ricca di interessanti Musei tra i quali la Pinacoteca Civica Tacchi-Venturi, il Museo Archeologico Giuseppe Moretti e il Museo del territorio che include al suo interno un bellissimo giardino botanico.

 

 

Corridonia


Comune di Corridonia

P.zza F. Corridoni, 8 – 0733 439900

www.comune.corridonia.mc.it

comunecorridonia@pec.it

Il territorio di Corridonia nell’anno 713 di Roma, venne assegnato dai Triunviri Ottaviano, Lepido e Marco Antonio ai propri veterani reduci dalla guerra contro Bruto e Cassio, divenendo in tal modo una Colonia Romana. Distrutta in seguito all’invasione dei Goti o dei Longobardi fu ricostruita dai superstiti e denominata Castrum Pausuli, di cui si trova cenno in pergamene dal 995 al 1229; dopo tale data non si trova più alcuna notizia del nome della città. Leggeri indizi, tali da far supporre la continuità della vita dell’antica Pausula nel nuovo centro di Montolmo, si trovano nella storia di quest’ultimo.


Mons Ulmi
, di cui si trovano i primi accenni nelle pergamene del 1115, dovrebbe il suo nome ad un olmo piantato dai Monaci di Santa Croce nei pressi della Chiesa di S. Maria in Castello. Rapidamente per i numerosi privilegi accordati dai pontefici e per il trasferimento di ricche famiglie, il paese divenne “considerabile”. La cittadina fu scelta per decenni come sede della Curia Generale della Marca stessa e fu l’unico paese della provincia pontificia che sostenne con il sangue le ragioni della Santa Sede contro Francesco Sforza. La venuta degli Sforza segnò l’inizio del decadimento del paese che, afflitto da molti mali, non è mai risorto all’antico splendore. Nel 1851, per le sue benemerenze verso la Chiesa, venne da S. Pio IX papa eretta a città e gli fu restituito il nome di Pausula. Nel 1931 venne denominata Corridonia, per aver dato le origini a Filippo Corridoni, sindacalista interventista.

Monte San Martino

P.zza XX Settembre – 0733 660107

Si possono far risalire le origini di questo comune all’epoca romana, mentre le terre erano già abitate da una colonia di Piceni qui stabilitasi in seguito alla sconfitta subita da Strafone. 

Durante le invasioni barbariche divenne quartiere dei Franci, cambiando il nome di Ars Rubetana in Monte San Martino. Cinto da mura, nel medioevo prese parte alle lotte tra Ghibellini e Guelfi tenendo le parti di quest’ultimi, cosa che gli valse, da parte dei Pontefici, concessione di privilegi, non ultimo quello di essere governato da propri signori della famiglia dei Proponzi imparentati coi Brunforte. Verso il 1250 si stabilì permanentemente la sua comunità indipendente da qualsiasi Signorìa, solamente pe run breve periodo di tempo fu posto sotto il governatorato dei Da Varano, signori e governatori di Camerino. 

Esclusività gastronomica è lo squisito “spumetto“, dolce a base di albume d’uovo, zucchero e mandorle tostate.

 

Sant’Angelo in Pontano

Comune di Sant’Angelo in Pontano

Via Roma, 49 –  0733 661602

www.comune.santangeloinpontano.mc.it

Al tempo dei romani doveva essere un vicus o pagus e stazione di posta.

Con l’avvento del cristianesimo al culto di Marte, dio della guerra, venne sostituito quello dell’Arcangelo Michele, pur esso vestito da guerriero e bradente la spada.

La prima vera comunità era strutturata in corte e man mano si ingrandì fino a raggiungere una certa importanza al tempo dei Longobardi. Durante le scorrerie dei Saraceni, Sant’Angelo divenne una corte farfense. Al potere dei farfensi  si sostituì attorno al X secolo, quello di signorotti di nobile schiatta. Nel 1236 Sant’Angelo fu proclamato libero comune. Più tardi si sottomette prima a Tolentino, poi a Fermo, diventando uno fra i castelli maggiori dello stato fermano. Nel 1445, dopo un breve dominio dei Da Varano di Camerino, Sant’Angelo venne preso di forza e messo a sacco con grande distruzione. Due anni più tardi fu riparato dal governo fermano e vennero costruite le mura.

Macerata

Comune di MacerataRTEmagicC_stemma_ufficiale_comune_300.jpg

Piazza Libertà, 3 – 0733 2561

www.comune.macerata.it

comune.macerata@legalmail.it

Situata a 314 m d’alt. su un colle della dorsale che si eleva fra le valli del Potenza e del Chienti.

Sede di università e della scuola di specializzazione dell’Aeronautica militare. L’economia della città si basa sulla commercializzazione dei prodotti agricoli della zona circostante, costituendo il più importante mercato dei cereali dell’Italia centrale, con un certo peso anche per quanto riguarda il bestiame bovino. Lo sviluppo industriale è recente, ma presenta già imprese molto attive nei settori dell’edilizia, meccanico, alimentare e del mobilio. Notevoli sono le manifestazioni culturali e folcloristiche del settembre maceratese.

Patrimonio conservato nell’arco dei secoli:

La città conserva parte della cinta muraria del XIV sec., la porta Montana, la chiesa di Santa Maria della Porta, con chiesa inferiore dell’XI sec., e la Fonte Maggiore, aRTEmagicC_macerata360.jpg cinque arcate a pieno centro, del 1326. Nulla di notevole tra i monumenti superstiti del XV sec., mentre il primo cinquecento è testimoniato dall’elegante Loggia dei Mercanti, dal rimaneggiato Palazzo Maggiore (prefettura), dalla Torre Maggiore, e la metà del secolo dall’architettura, di impronta bramantesca, di Santa Maria delle Vergini, di Galeazzo da Carpi, a croce greca inscritta in un quadrato con alta cupola.

Dei secc. XVI-XVII sono pure alcuni notevoli palazzi: Ferri, Mozzi, Carradori, Lazzarini, Consalvi, gli ultimi due attribuiti al Tibaldi. Il Seicento è testimoniato dalla chiesa di San Giovanni e da quella di San Paolo, ambedue del barnabita Rosato Rosati, e dal Palazzo Comunale (rimaneggiato nel 1820).

Intensa l’attività architettonica settecentesca:

la chiesa di San Giorgio e il duomo, ambedue di Cosimo Morelli, col teatro (Bibiena-Morelli), coi palazzi Santafiora e Bonaccorsi, né va dimenticata la piccola basilica della RTEmagicC_sferisterio-macerata.jpgMadonna della Misericordia, incastrata tra edifici più recenti, risalente al 1497 ma completamente rifatta con equilibrata finezza, interno e facciata, da Luigi Vanvitelli (1742).

Il XIX sec. vanta lo sferisterio di Ireneo Aleandri, forse la più insigne realizzazione neoclassica dell’Italia centrale. Nell’ex collegio dei gesuiti hanno sede la Biblioteca, il Museo e la Pinacoteca comunale (dipinti di Allegretto Nuzi, Crivelli, Girolamo di Giovanni da Camerino, Pulzone).

Esanatoglia


Comune di Esanatoglia

P.zza Leopardi, 1 – 0737 889132

www.comune.esanatoglia.mc.it

segretario@esanatoglia.sinp.net

Il Castrum di Santa Anatolia, con la sua prima cerchia muraria, si forma intorno al Mille a difesa del piccolo borgo agricolo sorto nei pressi della Chiesa plebale omonima.

I primi feudatari di Santa Anatolia furono i Malcavalca di Fiuminata; a questi nel 1211 succedettero gli Ottoni di Matelica che regnarono per soli tre anni, cacciati dai Da Varano di Camerino. I potenti signori di parte guelfa mantennero il potere fino al 1502, quando furono spodestati dal Papa Alessandro VI Borgia. Solo per un breve periodo, intorno al 1443, a seguito di un assedio, Francesco Sforza, aiutato dai Matelicesi riuscì a conquistare e a mettere al sacco il castello di Santa Anatolia e le sue terre. Dopo la presa di possesso da parte della Chiesa, gli eventi del paese si evolsero parallelamente a quelli dello stato pontificio.

Morrovalle


Comune di Morrovalle

Piazza Vittorio Emanuele II, 1 – 0733 223101

www.comune.morrovalle.mc.it

comune.morrovalle.mc@legalmail.it 

Le più suggestive ci portano all’antica Vallentia: MorroVALLE! Le più realistiche al periodo carolingio, come punto di difesa nella lotta ai loro nemici.

Il primo documento, comunque, che fa cenno a questo territorio parla di Ministerium de Valle: quello successivo del 1335 di Murri de Valli e poi anche di Castrum de Murro: sempre e comunque a una fortificazione. Fu centro di una certa importanza, tmorrovalle800x400anto da essere compreso tra le civitates superiorem non cognoscentes: una sorta di piccolo stato sovrano, con diritto di battere moneta e di eleggersi, sin dal 1300, i propri ufficiali. Fu tra i primi comuni a pensare a un Monte di pietà e già dal 1447 si era dotato di suoi propri statuti. Con alterne vicende, nelle lotte di allora, si trovò ora con i Guelfi, ora con i Ghibellini. Più avanti appartenne allo Stato della Chiesa e quindi al regno d’Italia.

Villa Pace Leopardi Patrizi: in stile neoclassico, è appartenuta ai Conti Grisei, nobili morrovallesi che hanno donato alla lotta per l’unità d’Italia energie giovanili e apporto intellettuale di grande valore. E’ posta su di un colle al centro delle valli del Chienti e dell’Asola. La villa in origine era casino di caccia. Intorno: una piccola chiesa, una dependance-dimora per il giardiniere e altre costruzioni di modesta entità. Il parco è ovunque alberato.

Museo Civico Pinacoteca Palazzo Lazzarini: recentemente ristrutturato l’edificio appartiene alla nobile famiglia dei conti Lazzarini che discenderebbe dalla dinastia dei Guarnieri. Particolarmente interessante la magnifica facciata, il portale, la merlatura d’impronta ghibellina, che sono tornati a risplendere nel loro stile tardo gotico. L’interno dispone di ampie sale in cui sono stati allestiti: una pinacoteca-museo, la biblioteca comunale e altri spazi adibiti a convegni e mostre.

Sarnano


Comune di Sarnano

Via Giacomo Leopardi, 1 – 0733 659911

www.comune.sarnano.mc.it

comune.sarnano@pec.it 

A 539 m d’alt. nell’alta valle del torrente Tennacola (affluente del Tenna), su un ripido colle subappenninico. Stazione idrotermale (fonte San Giacomo: acqua fredda, alcalina, radioattiva), di villeggiatura e di sport invernali (zona Sasso Tetto, raggiungibile a mezzo funivia e seggiovia). Imbottigliamento acque minerali. Produzione di foraggi; bestiame (salumi).

Centro importante nel medioevo, conserva la pregevole chiesa di Santa Maria di Piazza, del XIII sec. (affreschi quattrocenteschi; bella cripta), la chiesa di San Francesco, dei secc. XIII -XIV (portale romanico-ogivale; nell’interno, Madonna adorante il Bambino di Vittore Crivelli), e nel Palazzo Municipale, ricca Biblioteca civica e interessante Pinacoteca.

 

Acquacanina

Via Leopardi, 29 – 0737 52143
www.comune.acquacanina.mc.itRTEmagicC_stemma24.png

Il nome deriva forse dalla fusione di due elementi: l’abbondante presenza di acque nel territori e l’evidente richiamo al cane ad indicare quel luogo posto a guardia della vallata dell’alto Fiastrone.

E’ documentato che Acquacanina fu feudo del conte Manardo di Sigfredo, di cui si ha memoria in un documento del 977. Fu successivamente sottoposta ai monaci benedettini, prima che questi costruissero la Badia del Rio Sacro, fino al sec. XV quando si affrancò in libero comune pur nell’ambito dell’influenza di Camerino.

Chiesa Abbaziale di S. Maria in Rio Sacro edificata dai benedettini, ha il campanile quattrocentesco. Conserva affreschi, sull’altare maggiore un gruppo policromo del XVI secolo e una tavola affrescata di Nobile da Lucca e una predella del De Magistris (1555). Suggestiva la cripta romanica risalente alla primitiva costruzione (IX secolo).

Fiastra


Comune di Fiastra

Via Roma, 1 – 0737 52112

www.comune.fiastra.mc.it

comune.fiastra.mc@legalmail.it

Le origini di Fiastra sono remote. Reperti archeologici venuti alla luce in varie epoche, testimoniano insediamenti umani fin dall’età neolitica.

All’età romanica risalgono i toponimi di Poggio, Trebbio, Fiegni e forse Podalla. Nel basso medioevo, essendovi una certa prosperità per la floridezza della pastorizia e dell’arte della lana ed essendo disponibile in loco materiale da costruzione, il territorio si infittì di solidi castelli. Fiastra ne divenne presto il panoramico centro geografico e politico. Il Castrum Fiastrae, le cui origini sono remote, antecedenti comunque l’XI secolo, si ergeva sul colle di San Paolo. Negli anni successivi Fiastra passò sotto il dominio di re Manfredi (1259), dei Da Varano (1262), degli Sforza (1443) e infine nel 1545 sotto la giurisdizione diretta dello Stato della Chiesa di cui seguì le sorti. 30112010102333fiastra marche 2

Il paesaggio 

Il Lago di Fiastra, a quasi 650 m. di quota, è un bacino artificiale realizzato per la produzione di energia elettrica. La sua posizione stretta e allungata, incastonata tra il gruppo del Monte Fiegni e quello dei Sibillini, lo rende molto suggestivo dal punto di vista paesaggistico. Esso contribuisce a rendere amabile tutto l’ambiente, meta di turisti ed appassionati di pesca. La migliore vista del lago si può godere dall’alto della zona del Monte Coglia. In questo caso, oltre ad un meraviglioso panorama si ha la piacevole sensazione di trovarsi in una vasta distesa di prati, pascoli a struttura erbosa compatta e ricca di specie dalle fioriture policrome. In particolare risalta subito agli occhi il basilico (Cachrys ferulacea) che sovrasta tutte le altre, una ombrellifera dal fusto eretto e striato e dai numerosi frutti rotondeggianti con coste prolungate in ali.

 

Muccia


Comune di Muccia

Via Roma, 5 – 0737 646135

www.comune.muccia.mc.it

comune.muccia.mc@legalmail.it 

Nata come centro di passaggio della strada Flaminia e la leggenda vuole che sia stata fondata da Muzio Scevola.

Durante la signorìa dei Da Varano, Muccia era sede di un importante mulino da cui la gente traeva sostentamento. Sempre durante la stessa signorìa, il castello venne ampliato dopo numerosi saccheggi. Il castello di Giove è stato totalmente distrutto, mentre quello di Massaprofoglio, che in quei tempi era un’importante masseria, è ora in via di ristrutturazione. Il primo statuto comunale sembra risalire all’epoca napoleonica; le notizie in merito non sono certe a causa di un incendio che ha distrutto l’archivio del Comune.

Eremo Santuario del Beato Rizzerio: compagno prediletto di S. Francesco. Chiesetta costruita nel luogo di penitenza del Beato, le cui spoglie riposano sotto l’altare maggiore della chiesa parrocchiale di Muccia. L’eremo è sede dell’omonimo cenacolo vocazionale con sala riunioni, servizi e struttura ricettiva complementare adatta ad un turismo religioso e per gruppi organizzati e autogestiti.

La Maddalena: Villa “La Maddalena”, circondata da un bel parco, fu fatta costruire nel XVII secolo dal cardinale Giori nel luogo dove già esisteva una chiesetta del XIV secolo; vi si conserva un disegno su parete del Bernini, “ritratto di Urbano VIII”.

 

Sefro


Comune di Sefro

P.zza Bellanti, 1 – 0737 45118

www.comune.sefro.mc.it

L’origine di Sefro è antichissima e risale ad epoca remota, come è testimoniato dai numerosi insediamenti preistorici rinvenuti nelle montagne che lo circondano.

Non è documentato, al contrario, alcun insediamento di epoca romana, mentre la sua storia inizia veramente grazie allo stretto rapporto creatosi con Camerino successivamente al saccheggio di quella città da parte delle truppe ghibelline di Manfredi di Svevia nel 1259. I Camerinesi infatti trovarono rifugio a Sefro e da qui poterono tornare nella loro città dipo breve tempo. Nel medesimo periodo, in una grotta del Monte Crestaio, trovò rifugio il Beato Bernardo da Quintavalle, uno dei primi compagni di San Francesco d’Assisi.

Per tutto il medioevo Sefro rimase legato al comune di Camerino e quindi alla Signoria dei Da Varano, prima di passare direttamente sotto lo stato pontificio.

Apiro

Comune di ApiroRTEmagicC_Apiro-Stemma.png P.zza Baldini, 1 – 0733 611131

comune.apiro.mc@legalmail.it

In origine, questo piccolo centro marchigiano possedeva diversi appellativi: Pire, Piro, Lapiro. L’attuale Apiro risale a prima del secolo XII, derivante dal greco pjr, pjros (fuoco). Chiesa Collegiata di Sant’Urbano dedicata al patrono, fu eretta nel 1632 per opera di Giangiacomo Baldini.

La chiesa in puro stile barocco, è divisa in tre navate: l’altare maggiore ospita una pala del XVII secolo, raffigurante l’incoronazioneApiro della Vergine e Sant’Urbano I Papa con una maestosa cornice in legno intagliato e dorato. Conserva un prestigioso organo del veneziano Gaetano Callido, costruito nel 1771. La sacrestia, con mobili in legno del ‘700, è sede di una preziosa raccolta detta “Tesoro della Collegiata” e composta da quadri, busti di Santi in argento, paramenti e arredi sacri.

Palazzo comunale massiccio edificio quadrangolare, identificato con l’antico Palazzo dei Priori, costruito nel 1246. La sala consiliare conserva un’opera di grande valore artistico per la storia della pittura gotico-cortese marchigiana: il “Polittico” di Allegretto Nuzi del 1366.

Fiordimonte


Comune di Fiordimonte

Via Roma, 21 – 0737 644115

www.comune.fiordimonte.mc.it

Nel 1435 Nicolò Fortebraccio assediò il castello di Cornacuna che costituiva il nucleo del paese, ma fa messo in fuga dai camerinesi e da Alessandro Sforza. Nel 1528 Fiordimonte fu oggetto di rappresaglia della duchessa Caterina Cybo, che tuttavia non riuscì a conquistarlo poichè le truppe furono impegnate nella presa di Pievebovigliana che resisteva al passaggio.

La cittadina deve la sua notorietà alla omonima azienda faunistico-venatoria “Valle di Fiordimonte” che si estende su una superficie di 3000 ettari, la cui particolare morfologia del territorio e l’habitat ottimale per la caccia, ne fanno una tra le più note ed attrezzate d’Italia.

 

CHIESE, CUSTODI DELL’ARTE…

Chiesa di Castello: conserva una imponente Crocifissione attribuita a Girolamo di Giovanni (1455).

Chiesa di Nemi (XIII secolo): ha una serie di immagini dovute a Paolo da Visso (1447) ed una tavola del Boccati considerato il suo capolavoro.

Chiesa di Alfi: custodisce una delle poche opere datate (1513) e firmate da Nobile da Lucca.

Chiesa di Villanova: all’interno una pregevole statua lignea policroma di San Sebastiano del XV secolo.

 

Penna San Giovanni


Comune di Penna San Giovanni

P.zza del Municipio – 0733 669119

www.comune.pennasangiovanni.mc.it

pennasangiovanni@pec.it

Avvolta nel mistero è l’origine di Penna San Giovanni. La prima e più antica memoria risale al 1248, attestata dal “Codice Diplomatico“. Questo atto giuridico è alquanto suggestivo per contenuto. Con esso i notabili del Castello di Monte San Giovanni danno luogo alla vendita della rocca consentendo che la popolazione venisse eretta appunto a comunità. In etimologia, rintracciamo il termine “Pinna” nel linguaggio ebraico, con significato di “angolo“. 
Analogamente riscontriamo in latino, il significato spaziale più appropriato di “altura scoscesa” che bene rappresenta la posizione di Penna. Ma l’opinione prevalente vuole ricollegare il nome Penna al celtico: lingua parlata dalle popolazioni ispano-britanniche. Diverse località ancora oggi denominate col termine Penna sono poste appunto in alture scoscese, nella Spagna, nella Bretagna e anche nell’Italia settentrionale. D’altra parte il nome di Appennini deriverebbe da medesima radice linguistica. Il riferimento a San Giovanni, usufruito come segno distintivo rispetto alle altre “Penne”, nasce dal primo tempio che i Pennesi eressero sull’altura.

UNA DELLE CONTRADE PIU SUGGESTIVE: Villa Saline

Si estende fino al fiume omonimo. Sulle rive del Salino sgorgano sorgenti di acque minerali salso-bromo-iodico-sulfuree naturali, le cui proprietà curative vennero scoperte già nel 1876. Agli inizi del XX secolo si iniziò ad utilizzare le acque a scopo terapeutico, ma il sopraggiungere della guerra pose fine allo sfruttamento. Da qualche anno, per merito dell’amministrazione comunale, si sta tentando un rilancio delle terme.

 

Serrapetrona


Comune di Serrapetrona

Via G. Leopardi, 18 – 0733 908321

www.comune.serrapetrona.mc.it

info@serrapetrona.sinp.net

Le origini di Serrapetrona sono attestate intorno all’XI secolo, allorchè il castrum risultava appartenente all’abbazia benedettina di Farfa.

Nonostante sia lecito pensare all’epoca longobarda, manufatti più antichi conducono a stanziamenti di epoca romana e addirittura a frequentazioni nell’età neolitica e paleolitica.  Con il privilegio rilasciato nel 1270 Serra Filiorum Petroni (così il nome completo che si legge spesso nei documenti) passa sotto il dominio di Camerino, dal quale si emanciperà soltanto nei primi dell’Ottocento. Il nome indica “chiusura” o “montagna chiudente una vallata” come infatti si può vedere dalla posizione che il paese occupa sulla destra del Cesolone.

Chiesa Arcipretale: all’interno di una crocifissione su tavola (seconda metà del XIII sec. di anonimo marchigiano); lo “Sposalizio di Santa Caterina” (affresco di fine ‘400); una croce stazionale (sec. XV); una tela attribuita al camerte Luigi Valeri e soprattutto la “Resurrezione di Cristo”, otto figure d’affresco scoperto in occasione della rimozione del Polittico (1961), databili al secondo quarto del Trecento.

Appignano

APPIGNANO

  • Superficie: 22,70 Kmq
  • Altitudine s.l.m.: 199 mt
  • Abitanti: 4.307

 

Centro collinare di fondazione medievale, la cui economia poggia essenzialmente sull’industria e sul terziario. La quasi totalità degli appignanesi, risiede nel capoluogo comunale mentre il resto della comunità è distribuito in alcuni aggregati urbani elementari (Calamante, Cerquetella, Foresi, Galli, Giuliani, Giuliodori, Lillini, Mancinelli, Marinsalta e Marzioni).

L’abitato, situato su un colle, consiste di un nucleo medievale, circondato parzialmente dalle antiche mura difensive e affacciato sul torrente Monocchia, e di una zona più recente, distesa ai lati della strada principale. Il territorio comunale, solcato da vari corsi d’acqua, è caratterizzato dalle linee regolari dei campi coltivati, dei vigneti e dei prati adibiti al pascolo, tra i quali si snodano polverose strade sterrate; il paesaggio conserva l’impronta della tradizionale economia agricola marchigiana, che per secoli è stata sostenuta da una miriade di piccoli poderi mezzadrili destinati alle colture promiscue.

STORIA:

Menzionata in documenti medievali, entrò presto nella sfera d’influenza di Osimo, alla cui egemonia si sottrasse con l’avvento della signoria della famiglia Gozzolini; quest’ultima la amministrò fino all’annessione allo Stato della Chiesa, avvenuta nel XIV secolo in seguito all’imponente azione politica del cardinale Albornoz: il borgo fu incluso tra le CIVITATES PARVAE ma conservò un notevole margine di autonomia, dimostrato dalla pubblicazione a stampa degli statuti nel 1538.

 

Fiuminata


Comune di Fiuminata

Via Roma, 30 – 0737 54122

www.comune.fiuminata.mc.it

comune.fiuminata.mc@legalmail.it

La sua storia inizia con la costruzione della strada romana che congiungeva Nocera Umbra con il paese di Pioraco per proseguire sino ad Osimo.

Tuttavia solo con i Longobardi iniziò lo sviluppo della valle, infatti nell’XI secolo per iniziativa del Conte di Nocera Umbra, dipendente dal Duca di Spoleto, questo territorio venne ripartito fra i vari signorotti feudali e sorsero così, i primi insediamenti fortificati.  Alla fine del XIII secolo fu amministrata da vari feudatari a cui seguirono i Da Varano e, dopo aver ceduto i propri terreni al Comune di Camerino, si formarono due comuni rurali autonomi: Poggio-Sorifa (del quale restano tracce di mura) e Fiuminata. Quest’ultimo probabilmente fu edificato ex-novo. Nel 1816 i due Comuni furono unificati e la sede municipale fu trasferita, nel 1872, nel Palazzo Gasparri-Fornarini ove attualmente si trova.

 

Petriolo


Comune di Petriolo

P.zza San Martino, 1 – 0733 550601

www.comune.petriolo.mc.it

comunepetriolomc@legalmail.it 

Il più antico documento riguardante Petriolo si ha nel “Liber Laergtorium” di Gregorio Catino, monaco vissuto tra il 1060 ed il 1130 circa, che raccolse in più volumi i documenti dell’Abbazia di Farfa.

Già nel 705 si è certi che esistesse il “Fundo Peturiolo” ed il toponimo deriva da “praetoriolum” ed è diminutivo di praetorium nel senso di “dimora del pretore” dapprima, poi di “palazzo” o “casa signorile di campagna” e quindi “villa” ed anche “accampamento romano con la tenda del capitano”.

L’antico castello fu costruito probabilmente dai monaci benedettini farfensi. Dai documenti risalenti all’anno 1000, l’attuale territorio di Petriolo era allora proprietà del vescovo di Fermo. Nel 1070 il vescovo di Fermo lo vendette ad un ricco signore della zona, Grimaldo, figlio di Attone dei Nobili della Marca: è a lui che si attribuisce la fondazione del Castello di Petriolo.

Piazzetta di San Martino: aperta come una balconata su uno sbalzo di 15 mt. Da qui lo sguardo può spaziare dal mare alla montagna, su per un susseguirsi di colli fino ai monti Sibillini, fino a vedere così nettamente da sembrare vicino, il massiccio del Gran Sasso d’Italia.

 

Serravalle del Chienti


Comune di Serravalle del Chienti

C.so Giacomo Leopardi, 117 – 0737 53121

www.comune.serravalledichienti.mc.it

comune.serravalledichienti.mc@legalmail.it 

Si trova all’imbocco della strettissima valle del Chienti, circondata da monti e boschi. L’origine del paese è legata all’unione di tre nuclei sorti nelle vicinanze dei castelli di Serravalle, Tufo e Serramula.

La Botte dei Varano (sec. XV) è un’importante opera idraulica in pietra squadrata. Fu fatta eseguire da Giulio Cesare Varano su progetto di ingegneri idraulici fiorentini per bonificare l’altopiano di Colfiorito. Le acque di drenaggio fuoriescono a monte di Serravalle per dar vita al corso del fiume Chienti.

Il Tunnel romano (I sec. a.C. – I sec. d.C.) è un manufatto lungo circa 1 km costruito nella massima parte in galleria con blocchi di travertino posti in opera a secco, all’interno è alto quasi 2 m e largo 1 m circa. Opera destinata ad assicurare un deflusso controllato delle acque della piana di Colfiorito, è stata scoperta in seguito ai lavori di costruzione del nuovo scolmatore per le acque della piana, reso necessario a causa della parziale ostruzione, dovuta al sisma del 1997, della “Botte di Varano”.

La Basilica di Plestia di straordinario interesse, sorge sulla cripta paleocristiana e sulle rovine del tempio romano di cui sono stati recuperati i materiali da costruzione. Nei dintorni numerosi resti della città romana di Plestia da cui forse trasse origine Serravalle. Il nome è noto anche per la battaglia dei romani con Annibale.

 

Belforte del Chienti

Comune di Belforte del Chienti

P.zza Umberto I, 13 – 0733 951011

www.comune.belfortedelchienti.mc.it

comune.belforte.mc@legalmail.it  

Non si hanno testimonianze di insediamenti preistorici, ma la presenza di centri abitati lungo il corso del Chienti e del Potenza e i ritrovamenti di ceramica attica a figure rosse, non possono spiegarsi se non con l’ubicazione di centri lungo una vecchia rotta commerciale verso l’Etruria.

La prima notizia documentaria di Belforte è del 1207, allorchè il “castrum” si sottomise a Camerino, ma la storia del territorio è di molto anteriore in quanto su di esso era presente la corte benedettina di Travenano, appartenente all’Abbazia di Farfa (Rieti), attestata almeno dall’XI secolo. Di epoca romana sono invece le tombe rinvenute e la lapide detta di Quinto Plozio (I sec. a.C. – I sec. d.C.). Del castello medievale rimangono le mura, in buona parte conservate e recentemente ristrutturate, ma non le porte ed il cassero. Non si ha notizia di fossati difensivi, probabilmente non necessari data la posizione particolarmente preminente del “castrum”.

 

Gagliole


Comune di Gagliole

P.zza Matteotti, 1 – 0737 641184

www.comune.gagliole.mc.it

Capoluogo del comune omonimo, centro di interesse storico-artistico e paesaggistico. Già sede di un castello medioevale sanguinosamente consteso tra i Sanseverinati e i Camerinesi, conserva la struttura urbanistica originaria con la cinta di mura, due torri e la porta sul lato meridionale databili al XIV secolo. All’interno del castello sorge la Chiesa di S. Michele Arcangelo di epoca romano-gotica con un importante portale in cotto. Il comune comprende alcuni pittoreschi apesini e due splendide chiese monastiche.

 

COSA VISITARE


Castello di Gagliole (XIV secolo):
 conserva l’antica cinta muraria con le due torri e la porta.

Chiesa di San Giuseppe: custudisce un crocifisso ligneo policromo (XVI secolo) e un affresco del secolo XVI di Andrea di Magistris.

Chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo: di epoca romano-gotica, ha un bel portale in cotto e una statua in legno policromo del XVI secolo, tutti gli interni sono stati restaurati nel 1976.

Acquosi (mt. 438) è una zona molto pittoresca e di interesse paesaggistico.

Ancagliano (mt. 500) con la Rocca della Bisaccia in uno sperone della montagna, nella folta vegetazione si notano le fondamenta di un fortilizio Medioevale.

Madonna delle Macchie (mt. 427) è una chiesa eremitica con annesso convento, già dipendenza della Pieve di S. Zenone e del monastero delle Domore. E’ un complesso antichissimo (secolo XI-XII) e molto suggestivo; esistono due chiese, una più antica con decorazioni in cotto e una più recente con pitture dei secoli XIV-XV.

Madonna della Pieve (XI-XII secolo) già antichissima Pieve di S. Zenone, ebbe ben 14 chiese soggette alla sua giurisdizione. La facciata è in pietra tufacea, la chiesa è stata restaurata nel 1971.

Prati di Gagliole (mt. 1000) località di grande interesse paesaggistico da cui si gode un’ottima vista di tutte le zone circostanti (Camerino, Monti Sibillini, Monte San Vicino, ecc.)

Valle dell’Elce è un bellissimo percorso naturalistico attraverso la selvaggia valle ricoperta da una fitta vegetazione di leccio, dove è possibile visitare la Grotta dell’Elce e del sasso Pozzo.

Pieve Torina

Comune di Pieve Torina  PIEVE TORINA MACERATA

Via Roma, 126 – 0737 51202

comune.pievetorina.mc@legalmail.it

Nella sua gente e nei suoi abitanti ritrovi i caratteri antichi d’una terra di confine, percorsa dai popoli protoitalici diretti dalle valli umbre alle piane adriatiche, dai pastori e le greggi nomadi, dagli Etruschi e dai Romani inseguiti da Annibale dopo la battaglia del Trasimeno, dai Longobardi di Spoleto e dai monaci benedettini, dai Francescani e dai pellegrini d’ogni epoca in cammino per Loreto e per Assisi. Una terra discreta, sconvolta da eserciti di principi e duchi e rasserenata dal succedersi, senza scampo, del sole e della luna. Ci sono mete, come Pieve Torina, che si trovano fuori e discoste. Ma è come fossero dentro, nell’intimo di ogni viaggiatore attento. 

Chiesa plebale: sormontata dalla trecentesca torre campanaria, è uno dei monumenti di maggior rilievo. L’antica struttura duecentesca  dell’abside poligonale è stata successivamente abbassata facendone tre navate interamente affrescate dalla scuola camerinese di Cola di Pietro.

Tolentino


Comune di Tolentino

Piazza della Libertà –  0733 9011

www.comune.tolentino.mc.it

comune.tolentino.mc@legalmail.it

Situato a 224 m d’alt. nella valle del Chienti, alla sinistra del fiume. Fondamentale la produzione agricola e l’allevamento del bestiame, soprattutto suino e bovino. Tradizionale la lavorazione delle pelli, sviluppata sia sul piano industriale sia su quello artigianale, oltre all’industria della carta, metalmeccanica, delle confezioni e del mobilio. Stazione termale e turistica, soprattutto per i pellegrinaggi al santuario di San Nicola da Tolentino. tolentino

Di notevole interesse storico e artistico, conserva un nucleo antico ancora parzialmente cinto da mura medievali. Tra i numerosi monumenti cittadini è particolarmente notevole la basilica-santuario di San Nicola, eretta in forme gotiche nei secc. XIII -XV, ma in parte rifatta e decorata nel XVI sec. e nel periodo barocco; conserva il pregevole portale gotico, il chiostro e il cappellone di San Nicola, con grande volta a crociera, interamente decorato da notevoli affreschi di scuola riminese del XIV sec. Sono annessi alla basilica il Museo civico e il Museo delle ceramiche, che vanta pezzi pregevoli.

Notevoli anche il duomo neoclassico con resti della preesistente chiesa medievale, la chiesa di San Francesco, gotica e barocca, l’ex chiesa della Carità, romanico-gotica, il medievale ponte del Diavolo e il teatro, dei secc. XVIII -XIX, tra i più notevoli delle Marche.

Bolognola

Comune di Bolognola

Via L. Maurizi, 20 –  0737 520225

www.comune.bolognola.mc.it

Il suo nome deriva da Bona, divinità di origine umbro-celtica, il cui culto, anche in questa zona, come nel resto d’Europa, si perde nella notte dei tempi. Le origini del paese vanno dunque collocate nella preistoria, mentre totalmente priva di fondamento è la leggenda che vuole Bolognola fondata da esuli bolognesi. Benchè abbia subito due gravi devastazioni a causa della neve, il paese conserva ancora i ruderi di una rocca, fatta costruire dai Varano di Camerino nel XV secolo. Il Comune è tradizionalmente noto come stazione climatica estiva e centro di sport invernali. DA VISITARE Villa da Piedi interessante per l’originale impianto urbanistico e per molti elementi del XIII secolo ancora visibili. Villa da Capo interessante, anche qui, l’impianto urbanistico che si sviluppa attorno alla chiesa, recentemente restaurata, di Santa Maria delle Grazie (XVII secolo). Casa Marchetti dette i natali al musicista Filippo Marchetti, personaggio di primo piano nel mondo artistico italiano del suo tempo, autore di varie opere liriche e di apprezzata musica da camera.

Gualdo

Comune di Gualdo

V.le Vittorio Veneto, 4 – 0733 668122

www.comune.gualdo.mc.it

comune.gualdo.mc@legalmail.it

Le origini di Gualdo si perdono in tempi remoti…

Con tutta probabilità venne edificata dopo la rovina di Urbisaglia e Falerone, quando i signori di queste città, per sfuggire all’eccidio dei barbari, ripararono nei vicini monti e cominciarono a costruire i loro castelli in luoghi elevati per difendersi meglio dalle incursioni dei nemici. Il nome deriva dal longobardo Wald, cioè bosco, di cui tutta la zona era ricoperta. Il Castello di Gualdo fu la fortezza dell’antica e potente casa dei Brunforte, che ormai in decadenza, nel 1319 lo vendette alla città di Fermo. Per questioni di confine tra Gualdo e San Ginesio ci furono lunghi periodi di contrasto, fino a quando nel 1484, per intervento del pontefice Sisto IV le due comunità firmarono una sentenza che fissava i confini al fiume Salino. L’importanza del castello di Gualdo fu anche determinata dal fatto che nel suo territorio passava il confine tra le diocesi di Camerino e Fermo. 

 

 


Chiesa parrocchiale di S. Savino:
 edificata nel ‘300 dagli Azzolini, dagli AMatori e dai Vittori di Fermo, fu ricostruita nei primi anni dell’800. Restaurata negli anni 40, si presenta in stile neo-classico-ionico, a croce greca. All’interno un bel quadro attribuito al De Magistris e un bassorilievo in pietra del ‘600.

Casa e Biblioteca di Romolo Murri: al piano terra si trovano la biblioteca e l’archivio dell’illustre personaggio. E’ possibile consultare migliaia di volumi di grande interesse culturale.

Viale Vittorio Veneto: d’estate, con i suoi maestosi ippocastani, è un’oasi di freschezza ed il luogo ideale per passeggiate, letture, conversazioni.

Il parco è il luogo dove l’elemento dominante è il verde con una notevole varietà di piante e fiori. Una pista di pattinaggio e numerosi giochi offrono ai bambini l’ambiente ideale per divertirsi.

Chiesa della Madonna delle Grazie (XII secolo): all’interno un elegante affresco di autore ignoto. Contiguo c’è il Convento Francescano (XVI secolo) interessante soprattutto per il chiostro, formato da dodici ampie arcate, con un pozzo centrale.

 

 

Pievebovigliana


Comune di Pievebovigliana

P.zza Vittorio Veneto –  0737 44126

www.comune.pievebovigliana.mc.it

comune.pievebovigliana@emarche.it

I segni dell’uomo risalgono ad un tempo antichissimo: insediamenti, vasellame, materiale fittile, dimostrano che l’uomo primitivo scelse a sua dimora la valle del Chienti e dei suoi affluenti, tra cui il Fornace, da cui parte la storia del paese.

Il nome “Pievebovigliana” racchiude secoli di storia: in pieno medioevo, probabilmente nel periodo carolingio, il prenome plebs si antepose all’antico bovellianum per indicare un territorio a popolazione sparsa che qualcuno ha riferito a insediamenti di origine gallica, diventato poi pagus romano e plebs cristiana. Alla civiltà gallica, legata al culto del bove, si riferisce anche per la seconda parte del nome, così come la centuriazione romana rimanda ad epoche in cui nelle zone si allevavano buoi. Durante il periodo delle signorie, Pievebovigliana fu tributaria della vicina potente famiglia dei Da Varano, così che la sua storia è strettamente legata alle alterne vicende del ducato. Entra a far parte del Regno d’Italia, dopo essere stata sotto il dominio pontificio.

Castello di Beldiletto: trasformato in dimora rinascimentale per desiderio di Giulio Cesare Da Varano. A questo periodo risale il ciclo degli affreschi a carattere profano che decorano la sala più grande.

Nelle vicinanze il Ponte romanico con fondamenta dell’età romana e la Chiesa del S. Crocifisso, detta di San Francesco perchè da lui voluta nel passaggio a Pievebovigliana.

Treia


Comune di Treia

P.zza della Repubblica, 2 –  0733 218705

www.comune.treia.mc.it

protocollo@pec.comune.treia.mc.it 

L’etimologia del nome deriva da quello chella dea Trea-Jana, divinità di origine greco-sicula, che qui era venerata.

Mura turrite che evocano il Duecento, ma anche tanti palazzi neoclassici che fanno di Treia un borgo, anzi una cittadina, rigorosa ed elegante, arroccata su un colle ma razionale nella struttura. L’incanto si dispiega già nella scenografica piazza della Repubblica, che accoglie il visitatore con una bianca balaustra a ferro di cavallo e le nobili geometrie su cui si accende il colore del mattone. E questo ocra presente in tutte le sfumature, dentro il mare di verde del morbido paesaggio marchigiano, è un po’ la cifra del luogo. La piazza è incorniciata su tre lati dalla palazzina dell’Accademia Georgica, opera del Valadier, dal Palazzo Comunale (XVI-XVII sec.) che ospita il Museo Civico e dalla Cattedrale (XVIII sec.), uno dei maggiori edifici religiosi della regione. Dedicata alla SS. Annunziata, è stata costruita su disegno di Andrea Vici, discepolo del Vanvitelli, e custodisce diverse opere d’arte tra cui una pala di Giacomo da Recanati. Sotto la panoramica piazza s’innalza il muro di cinta dell’arena, inaugurata nel 1818 e poi dedicata al giocatore di pallone Carlo Didimi. 

Il “calcione” di Treia

Un saporito calzone a pasta morbida cotto al forno, caratteristico del periodo pasquale.

Racchiude al centro un ripieno di farina, uova, pecorino, zucchero e olio, che lo rende apprezzabile come spuntino o come dessert. Si accompagna, in quest’ultimo caso, con la celebre Vernaccia di Serrapetrona. La particolarità del calcione è il contrasto tra il dolce della pasta esterna e il salato del ripieno.