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Borgo Pace

Comune di Borgo Pace
Piazza del Pino, 3 – 0722 816048
www.comune.borgo-pace.pu.it
comune.borgo-pace@provincia.ps.it

Borgo Pace è capoluogo di un comune esteso nell’antico territorio della Massa Trabariafino al valico di Bocca Trabaria (m. 1044).

borgo paceIn un incanto di sole, di aria balsamica, di pittoresco panorama, racconta la storia dei suoi castelli medioevali: Lamoli, Sompiano, Castel di Bavia che nel sec. XV cede il posto nel piano a Borgopace, Castel dei Fabbri, Figgiano, Palazzo Mucci, Parchiule.

Tra boschi di abeti, di cerri, di fustaglie, rallegrati da sorgenti d’acqua fresche (fonte degli Abeti) e dai torrenti (Meta e Auro) si sono avvicendati popoli antichi (dagli Umbri ai Romani, ai Longobardi), a dominazione di potenti famiglie (dai Massani ai Feltrechi ai Rovereschi), che hanno lasciato varie tracce della loro civiltà: affreschi del Tre e Quattrocento, tavole a olio e tele, ceramiche e sculture, architetture possenti e rustiche di alta grazia in pietra arenaria.

Terra ospitale verso tutti, accolse nel 1818 Luciano Bonaparte, fratello di Napoleone, aiutò Giuseppe Garibaldi, divenne “partigiana” nella resistenza e subì la devastazione tedesca; risorse rinnovandosi e ampliandosi, creando attrezzature turistico-ricettive.

A Borgo Pace nel Chiostro dell’Abbazia Benedettina di Lamoli è ospitato il “Museo dei Colori Naturali” che ci guida attraverso un percorso in cui i protagonisti sono i colori e tutti gli usi che l’uomo ne ha sempre fatto fin dalle epoche più antiche.

Lamoli:A m. 600 slm. fino alla costituzione del Comune di Borgo Pace (1872), fu il castello più importante della valle superiore del Metauro. La fondazione è dovuta ai monaci benedettini nel sec. VII, che vi eressero la vasta e potente Abbazia di San Michele Arcangelo. Fino al sec. XIX fu la sede del Vicariato civile ed ebbe i suoi statuti dal 1412.

Chiesa abbaziale a tre navate con la cripta (sec. VII e VIII), è rimasta integra con il monastero e la foresteria, ove è stato creato l’ospitale “Oasi San Benedetto“. E’ un grande monumento d’arte, ricco anche di affreschi e di scultura Brunellesca.

 

Marotta

Marotta (Comuni di Fano e Mondolfo)

Ufficio informazioni turistiche: Viale G. Carducci

www.comune.mondolfo.pu.it

villavalentina@comune.mondolfo.pu.it

Marotta è una cittadina relativamente giovane che delle epoche passate conserva solo il nome, derivante dal latino “Mala Rupta“, a ricordo della battaglia del Metauro, avvenuta nel 207 a.C., nella quale i romani inflissero una sconfitta pesantissima all’esercito cartaginese guidato da Asdrubale, fratello di Annibale.

Nel Medioevo Marotta era una stazione postale utilizzata per il cambio dei cavalli alle diligenze partite da Ancona e dirette a Bologna.

Oggi Marotta ha una particolarità, forse unica in Italia, di cui a lungo si è dibattuto; infatti il suo territorio è di competenza di due Amministrazioni comunali: metà figura comefrazione di Fano e l’altra metà come frazione di Mondolfo. Questo crea qualche disagio alla popolazione che, comunque è riuscita a trasformare un piccolo “gruppo di case” in una ben servita stazione balneare.

I “Garagoi”

Come ricordato, Marotta è stazione balneare, ma la gente di qui, prima che imprenditori turistici, è gente di mare, piccoli pescatori che di buon mattino costeggiano le rive alla ricerca del buon pesce dell’Adriatico. Così il pesce, oltre ad aver rappresentato la fonte di lavoro e di economia per decenni, è l’ingrediente principale della cucina tipica. I garagoi in particolare, una lumachina da altri considerata poco, si è fatto un piatto prelibato al quale viene dedicata ogni anno una antichissima sagra.

 

Orciano di Pesaro

 

Comune di Orciano di Pesaro

Piazzale della Ripa, 1 – 0721 97424

www.comune.orciano.pu.it

comune.orciano@provincia.ps.it

Dove oggi è ubicato Orciano, esisteva una selva molto estesa in mezzo alla quale sorgeva un piccolo tempio consacrato al dio pagano Giano che prediceva il futuro. In quel tempio si recavano tutti i popoli circonvicini, per implorare l’oracolo, cioè la risposta che credevano di ricevere dal dio stesso alle loro richieste e, nel medesimo tempo, riponevano in un vaso a forma di orcio posto sull’altare le loro offerte in monete. Pertanto v’è da credere che dall’urna di Giano derivi il nome di Orciano, dal latino “Urceanus“. Dal VII fino al XII secolo Orciano, come tanti altri nel contado di Fano, fu travolto nelle terribili vicende di guerra. Dopo alterne vicende nel 1339 Galeotto Malatesta, della signoria di Rimini, entrò in possesso delle terre di Orciano e gravò di ingenti tasse i suoi abitanti che, esasperati, si ribellarono. Una volta repressa l’ira degli Orcianesi, Galeotto Malatesta per guadagnarsi la benevolenza della popolazione elargì ad essa doni, onori e per sua cura venne eretta nel 1348 la Porta denominata “di sotto” ed innalzata la Torre che, alta e superba, domina il centro storico. Un periodo di tranquillità Orciano lo visse con Giovanni della Rovere che divenuto signore anche di Orciano apportò migliorìe alla cittadina. Con la scomparsa della dinastia roveresca, le terre del Ducato di Urbino passarono a far parte dello Stato Pontificio.

 

Santa Maria Novella eretta nel 1492 su disegno dell’archittetto fiorentino Baccio Pontelli. L’ingresso è incorniciato e impreziosito da uno stupendo portale in pietra scolpita in bassorilievo, che la tradizione popolare attribuisce a Raffaello di Urbino.

Torre Malatestiana fatta costruire da Galeotto Malatesta nel 1348. Riportata a nuova foggia dall’architetto fiorentino Baccio Pontelli, fa corpo con la bella chiesa di Santa Maria Novella.

In Orciano sono gelosamente custodite due pregevoli opere d’arte: la prima è una tela del Morganti, del 1500, rappresentante lo sposalizio mistico di Santa Caterina d’Alessandria. La seconda è una statua in legno di scuola veneziana che raffigura il Cristo Morto. Al muro d’ingresso della torre campanaria, si può ammirare uno stemma “in quartato” di pietra arenaria. E’ attribuito al Duca di Urbino Francesco Maria I Della Rovere, nominato dal papa Prefetto di Roma.

 

Sassofeltrio

Comune di Sassofeltrio

Piazza Municipio, 3 – 0541 974130

www.comune.sassofeltrio.pu.it

comune.sassofeltrio@provincia.ps.it

Sassofeltrio è uno degli insediamenti più importanti del Montefeltro dal punto di vista strategico e militare.

Nel 1200 Sassofeltrio fu feudo dei Conti di Carpegna, i quali possedevano estesi territori nella vallata del Conca e del Marecchia, nel 1300 Sassofeltrio divenne una rocca malatestiana, di cui si ricorda nei libri pontifici una possente torre. Nel giugno 1463 subì un assedio da parte delle truppe dei Montefeltro, comandate dal Conte Federico in persona, il quale ne assoggettò il territorio fino a renderlo avamposto difensivo di estrema importanza, dalla sua distruzione Federico commissionò a Francesco di Giorgio Martini la costruzione di una Rocca dove sorgeva l’antica fortificazione, sopra il basamento di gessite costituito dalla collina dove sorgeva il borgo di Sassofeltrio. Esso mostra ancora evidenti i segni del borgo medievale e rimangono tracce di antri e gallerie in stato di abbandono, che venivano anticamente adibite ad uscite di sicurezza in caso di assedio.

Cagli

Comune di Cagli                                                                                                                         

P.zza Matteotti, 1 – 0721 78071

municipio@comune.cagli.ps.it

Popolazione 8.889 abitanti(01/01/2013 – Istat)
Superficie 226,46 km²
Densità 39,25 ab./km²

Posto a 276 m d’alt., su uno sperone del monte Petrano, alla confluenza dei torrenti Bosso e Burano. Le colture agricole principali sono cereali, viti, frutta e foraggi. Di rilievo anche l’allevamento del bestiame. Le attività industriali sono soprattutto nel campo edile, del mobile, del vetro. Quelle artigianali riguardano principalmente la lavorazione del ferro battuto.

Costituito nel XII secolo, il libero comune di Cagli, tra i cui podestà figurano gli Orsini, i Colonna, i Baglioni, i Gabrielli, iMontefeltro e i Tarlati, aveva assoggettato oltre 52 castelli snidando la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati, senza sottrarsi ad una politica aggressiva che portarono le armi delle sue milizie fin dentro i chiostri delle potenti abbazie

Costituito nel XII secolo, il libero comune di Cagli, tra i cui podestà figurano gli Orsini, i Colonna, i Baglioni, i Gabrielli, iMontefeltro e i Tarlati, aveva assoggettato oltre 52 castelli snidando la nobiltà rurale e fronteggiando gli abati, senza sottrarsi ad una politica aggressiva che portarono le armi delle sue milizie fin dentro i chiostri delle potenti abbazie

 

Mercatello sul Metauro

Comune di Mercatello sul Metauro

P.zza Garibaldi, 5 – 0722 89114

www.comune.mercatellosulmetauro.pu.it

L’origine di Mercatello nell’alta Valle del Metauro e da far risalire al XII Sec. a.C. ad opera della popolazione degli Umbri,in una zona di confine tra il loro territorio e quello dell’ Etruria,viene successivamente inserita nella Regio VI Umbria dall’Imperatore Augusto viene poi distrutta, come la maggior parte dei centri della zona dal passaggio delle popolazione barbare. Ricostruita dai Longobardi nel VI Sec. prende il nome di Pieve S.Pietro D’Ico sotto la giurisdizione di Città di Castello. Sotto il Papato di Celestino II e Alessandro III il borgo viene dichiarato indipendente e nel 1235 il Pontefice Gregorio IX decide di riunire la popolazione sparsa nei 7 castelli limitrofi in un’unica Pieve e successivamente costruita la cinta muraria formandone così il Comune che prende il nome che ad oggi gli appartiene di Mercatello dovuto ai tanti mercati che vi si svolgevano come importantissimo centro appenninico di scambi.

Nel 1437la storia di Mercatello si unisce ai destini del Ducato di Urbino in seguito al matrimonio di Gentile Brancaleoni con Federico da Montefeltro lasciando definitivamente la ” Massa Trabaria “; nel 1636 naturalmente passa sotto lo Stato Pontificio alla caduta del Ducato d’Urbino per la mancanza dell’erede maschio e diventa Diocesi di Urbania.

 Nell’antico borgo, che ad oggi conserva ancora il suo aspetto medievale, troviamo come fulcro cittadino la Piazza Garibaldi su cui si affacciano i palazzi principali,un’opera ottocentesca che rientrava nel progetto di ammodernamento cittadino dell’epoca,tra le strutture che possiamo qui ammirare ci sono la la Pieve Collegiata,una struttura in stile romanico del X sec. e ricostruita nel 1363 di questo periodo sono originare le sue mura e le finestre gotiche dei fianchi, l’antica Pieve di S. Pietro oggi al suo interno ospita il Museo in cui vengono conservati numnerosi arredi e paramenti sacri del XIII-XVII Sec. Il Museo è visitabile previo appuntamento. Sempre sulla piazza troviamo due costruzioni di architettura civile quali il Palazzo del Comune e il più antico Palazzo Gasparini del XVII sec. al cui interno dall’ aprile 2013 è ospitata nei suoi sotterranei una Mostra Contemporanea permanente che comprende 158 opere tra sculture e dipinti di vari artisti nazionali e stranieri di alto valore a livello internazionale. La mostra è aperta al pubblico ogni fine settimana.

 

 

Chiesa monumentale di S. Francesco (sec. XIII) di stile gotico primitivo è una delle più antiche costruzioni francescane, ne abbiamo le prime notizie con Papa Innocenzo IV che nel 1215 concede l’Indulgenza straordinaria a chiunque aiuti i frati nella sua costruzione, oggi il monastero è arricchito al suo interno nelle sale dell’ ex refettorio dei frati, dal Museo pinacoteca in cui sono custoditi preziosi dipinti  di scuola riminese e locale umbro-marchigiana e perfino di arte toscana come due splendidi medaglioni in marmo del 1474 con insignite le figure del Duca di Urbino Federico e del Conte di Mercatello entrambi vengono attribuiti a Benedetto da Maiano e Francesco di Giorgio Martini.

 Nella Chiesa di S.Chiara riedificata nel 1646 ad unica navata a botte è decorata con le figure di S. Francesco e di S. Chiara  su tela di Felice Damiani del ‘600, altre tele raffiguranti sempre S. Francesco e S. Filippo Neri dello stesso artista, degno di nota invece nella Sacrestia è conservata una raccolta di documenti e cimeli iconografici della concittadina S.Veronica Giuliani

Davanti alla Chiesa di S. Croce eretta nel ‘300 troviamo il Monastero delle Cappuccine al cui interno possiamo visitare il piccolo santuario di S. Veronica in cui sono custoditi i cimeli e scritti della Santa.L ungo il Corso Bencivenni possiamo ammirare purtroppo solo esternamente il Palazzo Ducale voluto da Federico da Montefeltro su progetto di Francesco di Giorgio Martini e rimasto incompiuto, ha subito nei secoli rifacimenti dovuti ai tanti passaggi di proprietà .Sempre lungo il corso invece possiamo visitare gratuitamente e senza appuntamento la “Saletta del Monte di Pietà “, fondato a Mercatello nel 1500 da Francesco di Simone, e in questa particolare area possiamo ammirare gli antichi arredi originali sotto uno spettacolare soffitto a cassettoni.

Il cinquecentesco Palazzo Fabbri antica dimora della famiglia signorile detta il “Palazzaccio” anche esso non visitabile, ha una caratteristica forma di nave che si spinge fin sopra il torrente.

Pieve di S. Pietro d’Ico o Pieve Collegiata d’importanza strategica già nel XII secolo, all’interno una preziosa icona Romanico-Bizantina dell’XI secolo, oggetti ed arredi sacri a formare il Museo della Collegiata.

Castello della Pieve antichissimo maniero, ora completamente disabitato, con una torre. Qui venne deciso l’esilio di Dante Alighieri.

Palazzo Gasparini (sec. XVII) ora proprietà comunale sede di mostre e sala convegni.

Palazzo Ducale (sec. XV) attribuito a Francesco di Giorgio Martini. Mercatello sul Metauro è la città di S. Veronica Giuliani, clarissa cappuccina, di cui conserva la casa natale della santa.

Peglio

Comune di Peglio

Piazza Petrangolini, 6 – 0722 310100

www.comune.peglio.pu.it

comune.peglio@provincia.ps.it

Anticamente fu pago romano, indentificabile con quel “Vicus Pilleus” della Pentapoli dove, verso il 739, i fedelissimi Longobardi di re Liutprando furono disfatti dall’esercito romano-bizantino.

Fu terra elevata a fortezza e lasciata alla Santa Sede quando Pipino il Breve (morto nel 768) donò la Massa Trabaria al patrimonio di S. Pietro.

Il Castello di Peglio, già in parte feudo dei Benedettini nel 1185, fu destinato da Papa Nicolò IV nel 1291, a residenza sicura del Rettore della Massa Trabaria durante le aspre contese tra i Montefeltro, i Della Faggiola e i Brancaleoni, che ne furono infeudati nel 1334.

 

Il cardinale Egidio Albornoz ne reclamò la sudditanza alla S. Sede, passò definitivamente, per concessione di Papa Bonifacio IX, al ConteAntonio da Montefeltro.

Venne chiamato ufficialmente Castrum Pilei, castello di Peglio, dapileum = berretto militare.

Sotto il regime feltresco-roveresco e come vicariato della terra di Casteldurante, restò fino al 1631, nello Stato d’Urbino quando fu devoluto alla S. Sede.

Torre Medioevale distrutta durante l’ultima guerra e ricostruita, conserva l’antica campana del XVI secolo.

 

Serra Sant’Abbondio

Comune di Serra Sant’Abbondio

Piazzale del Comune, 1 – 0721 730120

www.comune.serrasantabbondio.pu.it

comune.serrasantabbondio@emarche.it

Fondato dal libero comune di Gubbio nel XIII secolo, ebbe una rilevante importanza strategica, quale luogo di difesa e di controllo della via più impervia e recondita, ma più breve, tra l’Umbria e l’Adriatico.

Nel 1384 Serra Sant’Abbondio entrò a far parte del Ducato di Urbino e perciò nel 1481 il Duca Federico da Montefeltro dette incarico al senese Francesco di Giorgio Martini di erigere una rocca a difesa della valle, di cui lo stesso architetto ha lasciato una particolareggiata descrizione in un suo manoscritto. Nulla resta di questa fortezza distrutta per ordine del Duca Guidubaldo per sottrarla alla conquista di Cesare Borgia “il Valentino“. 

 

Poco lontano dal centro, sulla sponda sinistra del fiume Cesano, è conservata nella sua struttura originaria la cripta paleocristiana di San Biagio del IV o V secolo, construita con reperti di epoca romana provenienti da un tempio pagano; si tratta della più antica cripta delle Marche edificata all’epoca della diffusione del cristianesimo lungo la valle del Cesano.

Monastero di S. Croce in Fonte Avellana (X secolo) complesso religioso di grande importanza vide il passaggio di S. Pierdamiani e S. Romualdo che furono anche Priori, vi soggiornò anche Dante Alighieri che dedicò alcuni versi al monastero e al “Gibbo di nome Catria2. Nella foresteria è possibile trovare alcuni prodotti dell’antica farmacia dei Padri Camaldolesi e nei pressi del monastero, inoltrandosi per un piccolo sentiero, è possibile ammirare un Tasso pluricentenario.

Cripta Paleocristiana di S. Biagio (IV/V secolo): la più antica delle Marche, sorge poco distante dal Centro. E’ stata costruita con reperti di epoca romana, provenienti da un tempio pagano, all’inizio della diffusione del cristianesimo nella valle del Cesano.

Cantiano

                                                                                                                                                                                Comune di Cantiano

P.zza Luceoli, 3 – 0721 789911

www.comunecantiano.eu

comune.cantiano@provincia.ps.it

Nel VII sec. a.C. una ramificazione del popolo degli Italici, nel migrare dalla pianura padana verso il sud, tolse alle genti umbre dell’Appennino la libertà e le terre. Il ritrovamento di un documento di inestimabile valore come le “Tavole Eugubine“, ci ha permesso di risalire alle genti che parteciparono alla migrazione, gli Ikuvini. Questi, con la fondazione dell’antica città di Luceoli, appartengono alla storia delle origini di Cantiano. Assoggettati agli Etruschi, furono poi annessi pacificamente a Roma. Sofferte le invasioni devastatrici di Eruli e Goti, Luceoli aumenta la propria importanza nel divenire un caposaldo del “Corridorio Bizantino”. Intanto, nel IX secolo, inizia la fortificazione dei due colli di Colmatrano e Cantiano intorno ai quali i supertiti di Luceoli, distrutta nel 1137 dall’imperatore Lotario, ricpiegheranno per avviare la futura comunità di Cantiano. Dall’obbedienza al Barbarossa e a Federico II, Cantiano passa nel 1244 sotto la giurisdizione del comune di Gubbio e nel 1250 sotto il governo della Chiesa. Anche i Malatesta di Rimini ed i Conti di Montefeltro si affrontarono per il castello di Cantiano: caduto nel 1393 sotto il dominio di questi ultimi, seguirà la vicenda dello Stato di Urbino fino al 1631.

I Monti dell’Appennino sono facili ed ospitali, di solito ricchi di sentieri facilmente percorribili. Le ombre nette degli speroni rocciosi possono nascondere il volo dell’aquila reale che vive nelle oasi di protezione del Catria e dell’Acuto. I prati ospitano una buona popolazione di lepri daini. Risalendo il Burano, raggiungiamo Bosco di Tecchie divenuto, per iniziativa dell’amministrazione comunale, parco con scopi scientifici, didattici, naturalistici e ricreativi. Si estende per circa 180 ettari includendo prati-pascolo e bosco d’alto fusto con faggi ecerri; ospita ben 5 varietà di picchio. Al suolo, nell’umido delle foglie morte, si muovono: la salamandra macchiata, i cinghialie i caprioli; la notte è il regno di barbagianni e allocchi con il loro inconfondibile richiamo.

L’allevamento del cavallo rappresenta per tradizioni e prospettive, il fiore all’occhiello degli abitanti di Cantiano e la vocazione storica dei pascoli del gruppo del Monte Catria. Le origini di tale attività risalgono al 1128 quando, i monaci del cenobio di Fonte Avellana avviarono con lungimiranza e laboriosità i primi allevamenti sui pascoli del Catria. Attività che fu fatta tenacemente prosperare da tutte le genti  nei secoli successivi, ed ancora oggi praticata e destinata a sempre maggiori successi. Di origini meno remote è l’ “Amarena di Cantiano“. Si è sviluppata nel modello di impresa familiare tipicamente marchigiano e pur conservando i tratti di attività artigianale, ha esteso la propria conoscenza su tutto il territorio nazionale.

 

Mercatino Conca

Comune di Mercatino Conca

P.zza Rossini, 12 – 0541 970145

www.comune.mercatinoconca.pu.it

comune.mercatino@provincia.ps.it

Mercatino Conca, come il nome lascia intendere, vanta la sua miglire tradizone nell’attività dei Mercati; il Duca Guidobaldo I Feltrio, nel 1508, riconobbe a Mercatino Conca il beneficio dei mercati di ogni venerdì e delle fiere di bestiame del Venerdì Santo, di Sant’Ubaldo e di San Pietro.

Ancora oggi, infatti, ogni venerdì mattina si svolge il tradizionale mercato che specialmente in estate riempie il paese di turisti e di allegria. Poi le grosse fiere di bestiame hanno lasciato il posto a due grandi mercati: Fiera del Venerdì Santo eFiera di Sant’Ubaldo (domenica dopo il 16 maggio) che non fanno certo rimpiangere la folla di un tempo, rinnovando una cara ed amata tradizione popolare.

Il paesaggio appenninico è meraviglioso, carico dei colori verde scuro della terra e dell’azzurro del cielo e del mare che si vede all’orizzonte. Il fiume Conca, attraversato dal ponte, rappresenta il sengo più marcato della natura, di una natura dolce con le sue fresche acque, le sue anse ed alcove, ma che sa divenire anche furibonda con le piogge invernali.

Pennabilli

 Comune di Pennabilli

Piazza Montefeltro, 3 – 0541 928411

www.comune.pennabilli.pu.it

protocollo@cittapennabilli.it

La città vescovile di Pennabilli, capitale religiosa del Montefeltro e sede del Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro, è posta sulle pendici occidentali del Monte Carpegna degradanti verso il fiume Marecchia, a mt 629.
Edificata sulle emergenze rocciose della Rupe e del Roccione è una caratteristica cittadina dall’impianto medioevale. Deve il suo assetto urbano all’unione di due antichi castelli, quello dei Billi sopra la Rupe e quello di Penna sopra il Roccione.

Il territorio circonvicino è stato abitato sin dall’antichità, vedendo succedersi gli Umbri, gli Etruschi e i Romani, i quali incrementarono l’antico asse viario di fondovalle ed il Vico Messa. Ma è con il fenomeno dell’incastellamento, intorno al Mille, che l’abitato si sviluppa. Diviene feudo dei Carpegna, poi dei Malatesta dei quali è probabilmente la “culla”, prima che questa famiglia scendesse a Verucchio e Rimini.
Nel corso del 1300 i due comuni autonomi di Penna e Billi si uniscono, dando luogo ad una sola entità comunale, come raffigurato nello stemma civico ove si vedono due torri sormontate dall’aquila feltresca. In quel periodo inizia altresì la realizzazione delle mura e delle porte cittadine che segnano ancor oggi i contorni dell’abitato. Nello stesso secolo la comunità di Maciano si aggrega a quella di Pennabilli, mentre Soanne passa a far parte del comune di Pennabilli nel corso del XV secolo, formando il nucleo dell’attuale comune.

pennabilli
L’appartenenza al Ducato d’Urbino segna il destino marchigiano del centro, realizzando quel legame costante della comunità pennese con la famiglia dei Montefeltro prima e dei Della Rovere poi. 
Nel 1572 Gregorio XIII trasferisce da San Leo la sede della Diocesi del Montefeltro, oggi denominata S. Marino Montefeltro. La presenza della diocesi caratterizza fortemente la cittadina dal punto di vista urbano: la Cattedrale, il Santuario di Sant’Agostino con il monumento della Madonna delle Grazie, il Convento delle Agostiniane, la Chiesa e l’Ospedale della Misericordia, sono beni culturali che ancor oggi possiamo ammirare.

Serrungarina

Comune di Serrungarina

serrungarina

 

L’origine di Serrungarina è incerta, tra l’altro c’è da chiarire il fatto che esistono due Serrungarina: “la vecchia“, chiamata anche Brisighella (l’attuale Borgo Bello) e “la nuova“, chiamata nel tempo con diversi nomi: 

San Longarino, Serra Ungarina o Serra Longarina.

Sempre all’epoca degli antichi romani “Tabernulae” (la frazione di Tavernelle) assolveva alla funzione di posto di ristoro per uomini e cavalli in transito sulla stradaconsolare Flaminia. Durante il periodo Comunale un moto di rinnovamento fece risolgere a nuova vita la Pentapoli di Fano di cui Serrungarina faceva parte. Con ogni probabilità è proprio in questo periodo che sarebbe stata costruita la rocca di Brisighella, la quale venne poi concessa in feudo dai Malatesta alla famiglia De Boccacci di Meldola, da tempo al servizio della casata fanese, e venne da essi tenuta anche dopo l’estinzione della signoria Malatesta.

 LA PERA “Angelica”

Serrungarina può vantare un prodotto tipico tutto suo: la pera“Angelica” a cui ogni anno viene dedicata una festa. L’Angelica, un tempo ampiamente coltivata in tutta la provincia, trova qui il suo clima ideale, sulla costa e ad altezze maggiori il frutto viene guastato dall’umidità e dalle piogge. La pera è succosa, dolcissima, dal caratteristico profumo ed è indicata per tutte le ricette.

Il comune di Serrungarina promuove numerosi eventi e manifestazioni, tra le iniziative più caratteristiche di questo comune troviamo la Festa della Per Angelica di fine estate, il Carnevale di Serrungarina con una divertente sfilata di carri ed infine il presepe meccanizzato che nel periodo di Natale e anche successivamente attira a se molti visitatori.

La valle su cui è posto questo bellissimo comune è inoltre ricco di prodotti genuini e d’eccellenza ????????????????????????????????????come la produzione di vino e di olio senza tralasciare di nuovo la presenza dell’ unica e buonissima Pera Angelica.

Carpegna

 

Comune di Carpegna

P.zza Conti, 18 – 0722 727065

www.comune.carpegna.pu.it

comune.carpegna@emarche.it

La famiglia dei Carpegna fu capostipite della storia di tutto il centro Italia che guarda il Mediterraneo; dai Carpegna derivano i Della Faggiola, i Malatesta e i primi conti di Montefeltro. I Carpegna, famiglia nobile tra le più antiche longeve d’Italia, esisteva già prima del 1000, esercitò il suo potere fino al 1749; finita la signoria, la cittadina seguì le sorti dello Stato Pontificio.

Palazzo dei Principi tutt’ora dimora della famiglia Carpegna Falconieri, è stato costruito nel 1675 per il cardinale Gaspare. La dimora, veramente principesca, conserva gli arredi originali, ricche sale (come quella del “trono”) e un patrimonio famigliare racchiuso nella biblioteca e nella raccolta di documenti; basti pensare che tra i Carpegna si sono succeduti uomini d’arme, ecclesiastici, ambasciatori ed altri illustri personaggi.

Chiesa di S. Sisto con pregevole cripta romanica.

Pieve romanica di S. Giovanni (XII secolo) affiancata da una loggetta rinascimentale.

Chiesa di S. Nicolò (XVII secolo) famosa perchè nel 1970 si verificò il misterioso episodio delle campane che suonavano pur rimanendo ferme. 10102011125841carpegna

Per l’ambiente naturale che circonda la cittadina, Carpegna è l’ideale meta di vacanze “tutta natura” e di chi ama sport come trekking, birdwach, ecc.

Il Comune di Carpegna fa parte del Montefeltro, antica regione e storica sede dell’omonima Comunità Montana, noto in gastronomia, per la particolare produzione di formaggi, come la famosa “Casciotta di Urbino” il cui estimatore più nobile fu Michelangelo. I boschi sono ricchi di funghi e tartufi; di buona qualità è la produzione di miele monoflora; ghiande e pascoli sono cibo per suini e bestiame. La bontà delle carni e la macellazione che qui se ne fa, ha permesso di far conoscere ed apprezzare il Prosciutto di Carpegna in tutto il mondo, poichè fra i più buoni e richiesti. Oltre al famoso prosciutto, sono prodotti altri insaccati, vere specialità, da ricercare in piccole botteghe artigiane.

 

Carpegna offre una completa organizzazione turistico-ricettiva grazie ad una notevole disponibilità di alberghi, case e campeggi, in un territorio di luoghi incontaminati ideale per esplorazioni e per qualità della vita.

 

Mombaroccio

 

Comune di Mombaroccio

P.zza Barocci, 6 – 0721 471103

www.mombaroccio.eu

segretario@comune.mombaroccio.pu.it

Il castello di Mombaroccio è tradizione che sia stato costruito con il materiale di cinque ruderi di castelli già esistenti nelle sue vicinanze. Mombaroccio conobbe le signorie dei Malatesta, degli Sforza, dei Della Rovere (sotto i quali divenne Marchesato investito alla famiglia Del Monte), del Papato e l’occupazione del Generale Napoleone Bonaparte. I Marchesi Del Monte favorirono il recupero della cittadina e costruirono il Palazzo di famiglia, da qualche tempo al centro di un’azione di recupero. Figlio illustre di questa terra fu Guidubaldo Del Monte, coetaneo dell’ultimo Duca di Urbino col quale crebbe, primo vero matematico della storia, fu l’ispiratore delle teorie di Galileo Galilei con il quale ebbe un lungo rapporto epistolare. Nel 1849 gli Austriaci reintegrarono il governo papale che ebbe fine nel 1860. MOMBAROCCIO, panorama

Museo della civiltà contadina la suggestiva mostra è allestita nei sotterranei seicenteschi del convento di San Marco. Conta centinaia di pezzi, alcuni dei quali rari o ormai scomparsi. Attrezzi agricoli, artigiani, casalinghi fanno dell’esposizione una collezione non facilmente riscontrabile altrove. Il museo è aperto tutto l’anno. Visitabili sono anche le grotte scavate nel tufo e lunghe circa 40 metri.

Museo di arte sacra situato nelle antiche sacrestie e nella ex Chiesa di San Marco, si sviluppa in sette stanze e comprende: quadri, pale, manoscritti, incisioni, paramenti sacri, mobili ed oggetti datati tra il XVI e il XIX secolo. Nella Chiesa, inoltre, fanno spicco un organo ed un coro ligneo in noce del ‘700 e la millenaria Reliquia di S. Clemente. Il museo è aperto tutto l’anno.

Museo del ricamo il ricamo è una tradizionale attività delle donne di Mombaroccio. I primi riferimenti storici sono del 1400, quando veniva usata la tecnica del legaccio. La mostra è allestita in due capaci stanze alla base della torre civica (1608). La mostra è aperta tutto l’anno.

Mostra fotografica allestita nel suggestivo Chiostro di San Marco, è composta da circa 100 fotografie che ricordano modi di vivere, personaggi, ambienti e situazioni dal primo novecento alla seconda guerra mondiale. La mostra è aperta tutto l’anno.

Santuario del Beato Sante (a 2 km. dal centro) faro di spiritualità e scrigno d’arte. Di notevole interessa la Chiesa e il Chiostro del 1536/38 con l’austero quadriportico ad archi a tutto sesto. All’interno un crocifisso riferitto alla “scuola senese” del XV secolo, tele e affreschi. In una settecentesca cassa in legno dorato è stato posto il corpo del Beato Sante Brancorsini. Nel Santuario è visitabile la Pinacoteca.

Museo della civiltà un tuffo nel passato che molti hanno vissuto e che altri hanno sentito raccontare dai genitori o dai nonni. La suggestiva mostra è allestita nei sotterranei seicenteschi del convento di San Marco. Conta centinaia di pezzi, alcuni dei quali rari e ormai scomparsi per sempre. Attrezzi agricoli, artigiani, casalinghi fanno dell’esposizione una collezione non facilmente riscontrabile altrove. Il visistatore rimane entusiasta per il luogo dove è collocata e per la grande varietà di materiale raccolto. Il museo della civiltà contadina è aperto tutto l’anno. Attigue alla mostra della civiltà contadina sono le grotte settecentesche, scavate nel tufo, integre come allora, lunghe circa 40 metri.

Pergola

Comune di Pergola

C.so Matteotti, 53 – 0721 73731

protocollo@pec.comune.pergola.pu.it

www.comune.pergola.pu.it

Fondata dagli Eugubini nel 1234 in una terra di confine, fu lungamente contesa tra le signorie dei Malatesta e dei Montefeltro. Il territorio di Pergola risulta tuttavia abitato fin dalla preistoria, come testimoniano reperti delle età neolitiche, del bronzo e del ferro. Diverse anche le tracce di successive popolazioni umbre, etrusche e celte. L’epoca romana è invece ben documentata; il ritrovamento di tombe, vasi e suppellettili vari, in città e in diverse località testimoniano una romanizzazione assai diffusa.

Pergola nasce come libero Comune, ma su di essa, con alterne vicende, dominano via via i Malatesta, gli Sforza, i Montefeltro e i Della Rovere. Sotto la signoria dei Montefeltro registra un fortunato periodo di espansione che prosegue con i Della Rovere. Con il passaggio del Ducato di Urbino allo Stato Pontificio (1631) Pergola conosce un lungo periodo di decremento demografico e di difficoltà economiche, compensate in parte dal ciclico rifiorire dell’industria tessile e delle pelli.

Museo dei Bronzi Dorati di Cartoceto di Pergola e della città:grande interesse ha suscitato la scoperta (1946) di questo gruppo equestre romano in bronzo dorato, l’unico al mondo giunto fino a noi. Nonostante moltissimi anni di studio e restauro, non è possibile un’attribuzione certa delle figure rappresentate (certamente una famiglia imperiale) e questo mistero ne accresce il fascino. Il gruppo dei Bronzi Dorati, dopo una contesa con Ancona durata decenni, ha finalmente trovato la sua collocazione nella cittadina cesanense, richiamando ogni anno migliaia di turisti da tutto il mondo. Da qualche tempo lo stesso spazio espositivo è diventato anche il Museo della città con la raccolta e la pinacoteca civica.

Gabinetto Geologico e Botanico “Piccinini”: museo della scienza e della tecnica.

 

Talamello

Comune di Talamello

P.zza Garibaldi, 2 – 0541 920036

www.comune.talamello.pu.it

uff.segreteria@comune.talamello.pu.it

Le prime notizie riguardanti Talamello risalgono all’800 d.C:, pervenute dalla Carta Ravennate del 950, dal Codice Bavaro del 999 e dal Placido Feretrano.

Il territorio allora era chiamato “Pieve di S. Pietro in Culto“, si reggeva con ordinamento e leggi proprie ed apparteneva in feudo alla chiesa Feretrana, che lo passava ai Malatesta nel 1243. Fu sede dei Vescovi del Montefeltro per oltre 100 anni e del Cardinale Legato.

Il feudo nei secoli passò per varie mani: fu di Uguccione della Faggiola, dei Correr, dei veneziani, dei Montefeltro, della Chiesa ed ancora dei Malatesta, che lo vendettero ai Pamphili in parte e il resto ai Bentivoglio negli anni 1621-1655. Nel 1797 con Napoleone fu nella Repubblica Cisalpina, dipartimento del Rubicone, distretto di Mercato Saraceno e poi libero Comune del 1861 con la costituzione del Regno d’Italia.

 

Patria del formaggio di fossa:

Conosciuto come “l’Ambra di Talamello“, si tratta di un formaggio pecorino che viene stagionato in fosse scavate nel terreno tufaceo dove acquista sapore ed aroma particolare. La produzione è artigianale e spesso non riesce a soddisfare le richieste del mercato. Particolarmente indicato a fine pasto, può essere gustato con miele e marmellate.

 

Cartoceto

 

Comune di Cartoceto

P.zza Rusticucci, 1 – 0721 898123

www.comune.cartoceto.pu.it

comune.cartoceto@provincia.ps.it 

 

Già abitata in epoca romana, come documentato da un’epigrafe (49 a.C.) ritrovata nei pressi della Pieve. Nel basso Medioevo acquisì importanza strategica tanto da essere munita di rocca (1351) rimasta in funzione fino al 1572, quando fu distrutta da un violento terremoto che rovinò anche buona parte del centro storico. I primi signori furono i Malatesta, ai quali seguì la città di Fano, alla quale rimase legata fino all’Unità d’Italia.

Palazzo Rusticucci sede estiva del potente cartinale Girolamo Rusticucci (1537-1603), a cui Cartoceto ha dato i natali e che divenne, giovanissimo, segretario di Stato, prima di Papa Pio V e poi di Papa Sisto V.

Palazzo Marcolini all’entrata del paese, dove nacque il Conte Camillo Marcolini, singolare figura di letterato e storico.

Teatro Comunale del Trionfo (1801) parzialmente ristrutturato, con i palchi tutti in legno numerati e disposti su tre ordini, attivo fin oltre la metà del 1900. Attende di tornare ai suoi antichi splendori insieme al sipario di Romolo Liverani. Tra i teatri della provincia è il terzo per antichità, dopo quelli di Pergola e di Mondavio.

Pieve degli Apostoli Pietro e Paolo la più antica testimonianza religiosa e civile, luogo di richiamo spirituale e di incontri assembleari. Al suo interno vanno segnalati: un organo a sette registri del 1682, una croce di legno con scagliole miniaturizzate di madreperla raffiguranti momenti della passione del Cristo, le statue lignee dei santi patroni di arte barocca e una crocefissione del XVIII secolo. Sul muro esterno è murata una lapide romana del 79 a.C.

Santa Maria del Soccorso (XVIII sec.) austera chiesa di stile vanvitelliano costruita sulle fondamenta di un antico convento del XVI secolo. Tra le pitture vi è la Madonna del Latte del 1500, una Beata Concezione e una Flagellazione attribuite a Bartolomeo Morganti, la Madonna del Soccorso di scula marchigiana.

Santa Maria della Misericordia insigne collegiata del 1831 costruita con una buona parte dei resti della originaria chiesa che si trovava sotto le mura del castello. Contiene un’edicola della fine del ‘400, in una cappella neoclassica appositamente costruita, ritenuta dispensatrice di miracoli e detta “Madonna delle Grazie”; un dipinto, dono del Cardinale Rusticucci, proveniente dalla bottega del Barocci, ed un’altra opera del Morganti. Sull’altare “la Madonna della Misericordia” attribuita a Simone Contarini. Particolare cenno merita l’organo del 1779.

 

Mondavio


imagesP.zza Matteotti, 2 – 0721 97101

comune.mondavio@provincia.ps.it

 

Dopo la distruzione della città romana di Suasa per mano del re dei Goti, Alarico, gli scampati si rifugiarono sulle colline circostanti dando origine ai centri collinari, tra cui Mondavio. Un’altra interpretazione vuole invece che Mondavio ebbe origine quando alcune famiglie si insediarono attorno al convento che S. Francesco vi aveva costruito.

Come si vede incerta è l’origine, ma incerta è anche la derivazione del nome Mondavio: per alcuni da “Monte di Avio“, signore locale del 1300, per altri dal latino “Mons Avium” o monte degli uccelli di sapore francescano. Nel 1300 esiste come castello e si afferma sugli altri centri vicini, creando il Vicariato di Mondavio. Fu feudo ecclesiastico dei Malatesta di Rimini con il buon governo di Pandolfo. Trionfale fu nel 1442 l’ingresso in Mondavio di Sigismondo Malatesta, a cui la moglie Polissena Sforza aveva portato in dote il Vicariato tolto alla Chiesa dal padre Francesco.

Ma trgica fu la loro fine, sconfitti prima da re Alfonso di Aragona e poi definitivamente da Federico da Montefeltro, alleati del papa. Nel 1474, dopo una breve parentesi dei Principi Piccolomini, il Vicariato fu concesso da Papa Sisto IV al nipote Giovanni Della Rovere. A Mondavio nacque Francesco Maria I Della Rovere che, adottato dallo zio Guidobaldo da Montefeltro, diventò nel 1508  Duca di Urbino e capostipite della dinastia Della Rovere. Estinti i Della Rovere nel 1631, il Vicariato tornò alle dipendenze della sede apostolica e vi restò sino all’annessione al regno d’Italia nel 1860. 

COSA VEDERE

mondavio

Rocca di Mondavio progettata da Francesco di Giorgio Martini, fu costruita tra il 1482 e il 1492. E’ da considerarsi la massima espressione dell’arte fortificata del primo Rinascimento. La Rocca, completamente restaurata, ospita al suo interno alcuni Musei ed esposizioni, inoltre viene utilizzata come cornice per eventi d’arte, di enogastronomia e di spettacolo.

Museo di Rievocazione Storica ricostruzione di alcune scene di vita rinascimentale, sale del banchetto, del forno, della tortura, deposito munizioni, ecc.

Museo Civico Pinacoteca tele della scuola del Guerrieri, del Barocci, del Ridolfi, maioliche, staute, sculture e libri antichi.

Armeria esposizione di un’ampia raccolta di armi bianche: spade, pugnali, alabarde, ecc.

Macchine da guerra ricostruzione a grandezza naturale di macchine da guerra progettate da Francesco di Giorgio Martini (1439-1501): catapulte, trabucchi, bombarde, ecc.

Parco Artiglierie nel Rivellino sono in mostra artiglierie originali, tra cui diverse rarità, dal XV al XVII secolo.

Santuario Regina Pacis nella frazione di San Michele al Fiume, è tra le mete religiose della vallata del Cesano.

 

Petriano

Comune di Petriano

Via San Martino, 4 – 0722 52130

www.comune.petriano.pu.it

comune.petriano@provincia.ps.it

Le prime notizie storiche di Petriano sono riportate in una pergamena del 1069. Petriano per la sua nota posizione strategica ha avuto un ruolo importantissimo nel dominare il territorio ed è per questo che nel 1219 entrò a far parte dello Stato di Urbino. Da quel momento seguì tutte le vicende legate alla storia della città feltresca.

Chiesa di San Martino è la più antica, nominata in un documento del 1069. Sull’altare maggiore “S. Martino e S. Giovanni Battista” di Luigi Scorraro (1900); sull’altare laterale “Madonna col Bambino, S. Giuseppe, Sant’Anna e Santa Lucia” di Antonio Rondelli (1759-1848).

Chiesa di Santa Maria in Calafria è citata dal 1290. Fu ricostruita nel 1700. All’interno “L’Assunta” (1714), opera del pittore urbinate Domenico Giannotti.

 

Oratorio della SS. Concezione ancora esistente ma non officiato, è l’Oratorio della SS. Concezione della Valle, istituito dalla famiglia Crescentini.

Chiesa di San Gallo costruita nel 1956. Ospita al suo interno la tela “S. Bernardino” da Siena che adora la Madonna delle nevi”, proveniente dalla Chiesa di S. Bernardino; una crocifissione del XVII secolo e una pala raffigurante “L’Assunta tra S. Giovanni Battista e S. Giuliano Martire” di scuola baroccesca.

Chiesa di San Bernardino la Cappella di S. Bernardino, un tempo detta di S. Maria ad Nives o Castel di Sajano, ha oggi le fattezze di un’edicola chiusa da una vetrata. Vi si trova l’originale dell’immagine della “Madonna dei Sodi”, un raro affresco del 1779.

Chiesa di S. Giovanni Battista di Riceci del 1779, il disegno della facciata in cotto ricorda certe opere realizzate in quel periodo nella città ducale dall’architetto urbinate Giuseppe Tosi.

Edicola della Madonna dei Sodi dove un tempo sorgeva la chiesa di S. Maria Assunta, si trova oggi un’edicola, rinnova ta nel 1996, dove viene venerata la copia ceramica dell’immagine della Madonna dei Sodi.

Tavoleto

Comune di Tavoleto

Piazzale San Vincenzo, 2 – 0722 629129

www.comune.tavoleto.pu.it

comune.tavoleto@provincia.ps.it

Il castello merlato dall’aria goticheggiante, che attualmente caratterizza il paesaggio urbano di Tavoleto è opera abbastanza recente poichè risale al 1865, data in cui la nobile famiglia Petrangolini ne commissionò la costruzione. Ma le fondamenta e parte delle mura originariamente costituivano la ben più antica rocca medioevale, voluta da Federico da Montefeltro, che aveva ben chiara l’importanza strategica di questo colle da cui si domina tutta la vallata, fu realizzata nel 1462 da Francesco di Giorgio Martini.

Quanto al nome di Tavoleto sembra derivi dalla principale attività economica un tempo esercitata nella zona: lo sfruttamento del bosco e la lavorazione del legname mediante trasformazione dei tronchi in “tavole“.

A testimonianza dell’importanza strategica di Tavoleto, teatro di epici scontri tra i Montefeltro e i Malatesta  tanto che gli abitanti del paese furono definiti i “bruciati” per le devastazioni subite e i conseguenti incendi.

Nei pascoli di Tavoleto sono allevati ovini il cui latte viene trasformato in ottimi formaggi, qui ha sede un caseificio di lunga tradizione. Nel sottobosco funghi, tartufi e altri piccoli frutti sono raccolti per essere protagonisti di gustose portate in tavola.

 

Casteldelci

Comune di Casteldelci

P.zza S. Nicolò, 2 – 0541 915423

www.comune.casteldelci.pu.it

 

Casteldelci sorse intorno alla Pieve di San Martino in Vivedo e fu nei tempi lontani sotto la giurisdizione dei vescovi del Montefeltro. Nel 1290 fu sotto il rettore di Massa Trabaria, quindi passò ai Della Faggiola, che vi esercitarono il potere fino al 1400 per l’aiuto dato ai Vescovi contro la Repubblica Fiorentina. Fu poi nel 1433, di Nicolò dei Perfetti ì, cui la sottrasse Guidantonio da Montefeltro. Appartenne successivamente aCesare Borgia, a Lorenzo de’ Medici (1517) ed ai duchi di Urbino nel 1522. Seguì poi le vicende del ducato di Urbino. Nel territorio solo i resti del vecchio castello e della Torre di Monte rimandano l’eco delle gesta guerresche del nativo Uguccione della Faggiola, cantato come il “Veltro ghibellino” nelle canzoni popolari.

Chiesa di San Nicolò in stile gotico con la possente torre campanaria.

Ponte romano costruito sul torrente Senatello.

S. Maria in Sasseto conserva importanti affreschi di scuola riminese.

Mondolfo

Comune di Mondolfo

Via Garibaldi, 1 – 0721 9391

www.comune.mondolfo.pu.it

comune.mondolfo@provincia.ps.it

I Malatesta, con Galeotto, furono i primi signori di Mondolfo e vi eressero le prime fortificazioni che furono riorganizzate da Giovanni Della Rovere dopo l’investitura da parte di Papa Sisto IV, suo zio (1474). Sulle origino più antiche ci sono scarse notizie. Il figlio di Giovanni, Francesco Maria Della Rovere, adottato da suo zio Guidobaldo da Montefeltro e divenuto Duca di Urbino, portò in dote la cittadina che si inserì nel ducato. Fra sollevazioni e repressioni fu conquistata da Cesare Borgia “il Valentino” e das Lorenzo Dè Medici, per tornare nel Ducato con Guidobaldo II Della Rovere fino al 1631, anno della sua devoluzione alla Chiesa.


Chiesa di San Sebastiano 
sorge nel borgo omonimo ai piedi della collina di Mondolfo. La primitiva chiesetta fu eretta per voto nel 1479 durante un periodo di peste e fu dedicata al martire romano Sebastiano, invocato appunto contro tale morbo.

Mura castellane ciò che rimane delle fortificazioni mondolfesi. Sebbene esse abbiano subito depauperamenti e manomissioni, costituiscono tutt’oggi un’opera funzionante, che svolge ancora una precisa funzione statica.

Chiesa di S. Giovanni Decollato (XVII secolo) un centro storico, era anticamente un oratorio della Compagnia della Morte, aperto solo per le funzioni della settimana Santa.

Chiesa di S. Maria del Soccorso (detta di S. Agostino) singolare esempio di architettura provinciale, con all’interno dipinti del periodo tra il XVI e il XVIII secolo.

Pian di Meleto

Comune di Pian di Meleto

Via Matteotti, 11 – 0722 721121

www.comune.piandimeleto.pu.it

comune.piandimeleto@provincia.ps.it

Pian di Meleto sorge su di un impianto urbanistico ortogonale, promosso dai Rettori della Massa Trabaria. Fece parte della contea dei Conti Oliva e passò alla chiesa nel 1574. Il castello, con caditoie e merli ghibellini, sorse sui ruderi di un fortilizio innalzato sotto i Franchi. Distrutto da Francesco Sforza nel 1445, fu riedificato forse da Simone di Giorgio Ferrucci, nel 1473 come abitazione comitale degli Oliva. Poco distante da Piandimeleto è la frazione di San Sisto, antico castello e sede di una delle più famose mostre micologiche regionali. In frazione Monastero si trova l’Abbazia benedettina di S. Maria del Mutino, edificata (forse) nel 1125 sui resti di un pre-esistente tempio pagano dedicato al dio Mutino, che incorporò nel 1462 l’Abbazia del Sasso Simone. Trattasi di un complesso che rappresenta un importante tassello di storia della Massa Trabaria e del Montefeltro.

Castello dei Conti Oliva (XIV secolo) dopo un lungo e attento restauro, è tornato al suo splendore. Negli ampi saloni sono stati allestiti: il Museo di Scienza della Terra e il Museo del Lavoro contadino considerati tra i più qualificati delle Marche. Annessa al primo museo è la biblioteca di scienze della terra con oltre 1.000 opere specifiche.

Chiesa parrocchiale monumentale (XIII secolo) al suo interno un affresco del 1576 e alcuni frammenti di affreschi del ‘400. Sulle pareti le lastre tombali gotiche degli Oliva.

Casa della 7° opera di misericordia ospita la Biblioteca Ubaldiana (oltre 10.000 volumi) e una raccolta d’arte: reperti archeologici, sculture, ceramiche, ecc. che fanno parte di un recente lascito.

Museo del Fungo in località S. Sisto, patria della famosa Mostra Regionale del Fungo, è ospitato nella ex parrocchiale e contiene calchi in gesso di tutti i funghi rintracciabili nella regione e in Italia.

Abbazia benedettina di S. Maria del Mutino (XII secolo) in località Monastero è stato un complesso di grande importanza religiosa e politica ai tempi della Massa Trabaria, ora in forte degrado. E’ stata edificata sulle rovine di un tempio dedicato al dio Mutino e la chiesa abbaziale conserva pregevoli opere d’arte.

Tavullia


Comune di Tavullia

Via Roma, 81 – 0721 477911

www.comuneditavullia.it

comune@pec.comuneditavullia.it

In origine il nome di questo comune era “Tomba di Pesaro“, mutato in Tavullia nel 1938, dal nome del vicino torrente Tavollo.

Le origini del luogo vengono fatte risalire al Medioevo; si possono ancora vedere le cinte murarie ed il cassero del castello, le vicende storiche sono strettamente legate alle vicissitudini politico-militari della città di Pesaro ed alle lotte tra le famiglie dei Malatesta e dei Montefeltro. Del castello rimane oggi un ricordo nella Chiesa della Confraternita della Beata Vergine della Misericordia, con una cella costruita per salvare un affresco raffigurante sacre figure. Ci sono anche le mura di altri due castelli importanti, quello diMontelevecchie e quello di Monteluro, entrambi molto contesi per la loro posizione strategica. Del castello di Montelevecchie (ora Belvedere Fogliense) così nominato perchè ospitava le “vecchie” cortigiane, rimangono disegni fatti nel seicento dalMingucci e nell’ottocento dal Liverani. Anche del castello di Monteluro rimane ben poco, solo il rudere della Torre di Pirano, una piccola ma importante fortezza con compiti di vedetta sulla strada che da Urbino conduceva in Romagna, passata più volte di mano tra Montefeltro e Malatesta.

Tavullia

 

Va detto però che Tavullia è divenuta famosa nel mondo intero per aver dato i natali al mitico Valentino Rossi, pluricampione mondiali di MotoGP e tra i più popolari sportivi a livello mondiale.

Sul territorio comunale, sono inoltre presenti diverse chiese, alcune integre, mentre di altre sono rimasti solo ruderi. La più importante e frequentata è certamente quella di “San Lorenzo Martire”, che conserva al suo interno le reliquie.

Colbordolo

Comune di Colbordolo

P.zza del Popolo, 5 – 0721 49621

www.comune.colbordolo.pu.it

comune.colbordolo@provincia.ps.it

                                                                                                                                                                                                          

Le origini di Colbordolo sono ignote. Per quanto si può risalire nella storia, pare che i primi abitatori della zona siano stati gli Umbri. Presso l’antica Badia di S. Tommaso in Foglia tuttora esistente, furono rinvenuti avanzi di un’ara dedicata a Silvano, dio dell’agricoltura, difensore dei campi e delle greggi. Si sa di certo che le terre erano dell’Abbazia di S. Tommaso in Foglia. Fondatore di questa abbazia benedettina, di cui rimane solo la chiesa, fu Alberto Vescovo di Pesaro, che nel 998 intervenne al Sinodo Romano tenuto da Papa Gregorio V. Abbaimo notizia che Raffaello apprese dal padre, Giovanni Santi, all’età di 11 anni, che la sua famiglia proveniva da Colbordolo. Del padre Giovanni Santi, figura artistica ampiamente rivalutata negli anni più recenti, nato a Colbordolo tra il 1440-1445 e morto a Urbino il 1° agosto 1494, è stato celebrato il 5° centenario nell’agosto 1994.

Giovanni Santi “El paternal mio nido” mostra visivo-documentaria con esposizione di opere e di documenti legati al padre di Raffaello che qui nacque.

Monte di Colbordolo piccola vetta a due passi dal centro storico, dagli anni ’60 al centro di un recupero ambientale e abitativo. Offre occasioni di svago e servizi.

Montefabbri minuscolo castello fortificato  dalla storia secolare. Qui nacque il Beato Sante Brancorsini e sua sorella Santa Marcellina.

Produzioni tipiche ed economiche il Comune di Colbordolo ha conosciuto in tempi recenti una forte industrializzazione, specie nella piana di Talacchio con piccole e medie imprese mobiliere e meccaniche. Nella zona viene ancora praticata un’agricoltura tradizionale dalla quale provengono oli di oliva di buona qualità e vini DOC come il Colli Pesaresi Rosso e Bianco i cui vitigni dominanti sono il Sangiovese e il Trebbiano. Dai forni a legna vengono sfornate le “Cresce di Pasqua” (nella versione salata) a cui viene dedicata  una sagra tipica annuale nella frazione di Talacchio. Alcune aziende agricole si sono convertite da tempo al biologico ottenendo ottimi risultati.

Montecalvo in Foglia

 

Comune di Montecalvo in Foglia

P.zza Municipio, 1 – 0722 58113

www.comune.montecalvo.pu.it

comune.montecalvo@provincia.ps.it

Montecalvo in Foglia appartiene geograficamente al Montefeltro. Situato in posizione panoramica, per raggiungerlo, la via si inerpica sul filo del crinale, dove è visibile una caratteristica peculiare: sono gli enormi calanchi che hanno eroso vasti tratti collinari costituendo un “monumento naturale” per la tetraggine del paesaggio.

Montecalvo in Foglia risale con tutta probabilità al X secolo. Pare certo che l’etimologia del nome derivi dal fatto che tale luogo, essendo il terreno per lo più argilloso e quindi soggetto ad avvallamenti e frane, fosse estremamente spoglio di vegetazione, da cui deriva il nome di Montecalvo, cioè spoglio.

Nel 1224 per riconoscimento di Papa Onorio III, Montecalvo dipendeva dal Vescovo di Fossombrone che lo cedette al nipoe Raniero di Taddeo, di Pesaro. In tale epoca esisteva un fortilizio che poi andò distrutto. Continuamente conteso fra i Malatesta ed i Duchi di Urbino, nel 1460 anno che segna la definitiva sconfitta malatestiana, passò definitivamente sotto i duchi di Urbino e ne seguì le sorti sino alla devoluzione del Ducato alla Chiesa.

Nel territorio di Montecalvo oltre ad ammirare i calanchi tipici dei pendii che salgono al centro storico è possibile immergersi nelal natura intatta dell’oasi faunistica della “Badia”. Di notevole interesse naturalistico è punto di sosta per numerose specie di uccelli migratori. Più a valle si trovano le frazioni di Borgomassano e Cà Gallo dove, col passare degli anni, si sono sviluppate le attività industriali ed artigianali, nonchè gli impianti sportivi e le strutture per l’accoglienza turistica.

 

Pietrarubbia

Comune di Pietrarubbia

P.zza del Municipio, 3 – 0722 75110

www.comune.pietrarubbia.pu.it

comune.pietrarubbia@provincia.ps.it

Il castello di Petra Rubea risale all’anno Mille. Già dal 1200, dalle famiglie guerriere incastellate, emerse la stirpe dei Conti di Montefeltro, nobilitati per l’investitura concessa da Federico Barbarossa. Da questo imprendibile nido d’aquile, i Conti di Montefeltro ampliarono i loro domini verso la bassa Romagna e l’alta Marca. Nel 1250 dal ramo ghibellino di Urbino si staccò il ramo guelfo dei Conti di Pietrarubbia, pur continuando entrambi a portare il prestigioso titolo di Conti di Montefeltro.

 Chiesa di S. Silvestro parrocchiale di Pietrarubbia, la sua dedica richiama il culto di Papa Silvestro II (990-1003), il papa del fatidico anno Mille. E’ questa l’epoca in cui fu fondato il Castello di Petra Rubea, Arnaldo Pomodoro ha scolpito il nuovo altare marmoreo e il grande sole di bronzo. CENTRO TAM (Centro per il trattamento artistico dei metalli): è un corso di formazione e perfezionamento per giovani, fondato dal Comune in collaborazione con lo scultore Arnaldo Pomodoro che lo presiede, oggi è diretto da Eliseo Mattiacci. Nell’antico palazzo gentilizio di proprietà della Fondazione Pomodoro è visitabile la mostra permanente degli oggetti e sculture annualmente create dai corsisti del TAM.

Mostra permanente ceramiche – Museo Multimediale – Fucina siderurgica medievale

All’interno del Borgo restaurato di Pietrarubbia si può visitare una mostra di frammenti ceramici accuratamente restaurati, che evidenziano la ricchezza e la varietà di forme di piatti e boccali nei diversi periodi storici. Ancora, si può ammirare un rarissimo complesso siderurgico medievale che ripropone tutto il ciclo della lavorazione del ferro; e a rendere ancora più interessante la visita c’è l’opportunità di accedere al museo multimediale.

Urbania

Comune di Urbania

Piazza della Libertà, 1 – 0722 313111

www.comune.urbania.ps.it

comune.urbania@emarche.it

Nella valle ricca di querce il fiume stringe Urbania, l’antica Casteldurante del Ducato di Urbino.

Francesco Maria II Della Rovere, duca successivo ai Montefeltro, vi stabilì di fatto la sua residenza, attratto dalla quiete e dalla magia del luogo: qui morì e con lui finì il ducato. Il nome attuale della cittadina risale al 1636, ribattezzata in onore di Papa Urbano VIII Barberini. Prima era chiamata Castel delle Ripe, quando i ghibellini urbinati la distrussero nel 1277, fu poi il provenzale monsignor Guillaume Durante a ricostruirla nel 1284 e divenne Casteldurante. Con questo nome fu conosciuta in tutta Europa per le ceramiche nel Cinquecento, quando assieme a Urbino e a Pesaro conobbe una fioritura di altissimo livello alimentata dal “raffaellismo” e dai suggerimenti degli umanisti della corte ducale. All’epoca erano in funzione oltre 40 fornì e censiti 150 maiolicari che producevano straordinari vasi e piatti istoriati ricchissimi di decorazione. I Duchi Montefeltro-Della Rovere privilegiarono Castedurante come “luogo di delizie” e fecero costruire una apposita strada che permetteva di raggiungerla, da Urbino, in tre ore di lettiga.

Fra i monumenti di rilievo il Barco Ducale, già luogo di caccia dei duchi, collegato al Palazzo Ducale da un miglio di fiume che i nobili risalivano in barchetta.

 

IL CALENDARIO DEGLI EVENTI:

Gennaio grande festa della befana, giochi, sfilate, animazione;

Pasqua e Pasquetta punta e cul” antico gioco popolare con le uova sode;

Aprile un fiore in città“, tradizionali fiere di primavera, mostre di fiori, bonsai, bovini, mezzi agricoli;

Luglio-agosto Sere d’estate a Casteldurante, musica, teatro e mostre per tutta l’estate, l’estate della Scaffe, musica etnica;

Luglio-settembre mostre a Palazzo Ducale, disegni e incisioni, le ceramiche duratine, i globi di Gerardo Mercatore;

Luglio festa del Patrono San Cristoforo e tradizionale benedizione delle auto;

Agosto gran concerto lirico di Ferragosto;

Ottobre  premio nazionale di poesia “Metauro“, rassegna di poeti contemporanei, rassegna nazionale di cori polifonici, antica fiera di S. Luca e delle donne, mostra micologica e del collezionismo;

Dicembre manifestazioni natalizie, Babbo Natale scende dal campanile.

 

Fermignano

Comune di Fermignano

Via Mazzini, 3 – 0722 332142

www.comune.fermignano.pu.it

comune@comune.fermignano.pu.it

 

La tradizione vuole che Fermignano sia sorta intorno al 200 a.C. per opera di un legionario romano, tale Firmidio, dal quale prese il nome (prima Firmidianus e poiFermignano). Qui vicino, nella piana di San Silvestro, si ritiene che fu combattuta la battaglia del Metauro nel 207 a.C. tra romani e cartaginesi. Fermignano fece sempre parte dei domìni dei signori di Urbino. L’antico centro storico (il Pianello) ha ancora i suoi caratteristici vicoli.

Qui è la parrocchiale di S. Veneranda che sostituì l’antica pieve di San Giovanni Battista. Altre pievi erano quelle di San Silvestro in Iscleto (verso Urbania) e San Giovanni di Silvano.

Va ricordata anche la bella villa gentilizia che sorge a circa un chilometro dal nucleo abitato chiamata l’Isola, così detta perchè costruita su un terreno circondato per tre lati dal Metauro.

Fermignano diede i natali a Donato Bramante, il grande architetto rinascimentale (1444-1514) formatosi alla corte di Urbino.

Nel territorio comunale è compreso il Passo del Furlo(condiviso con il Comune di Acqualagna). Dal latino forulus = foro, il nome è dovuto alla galleria fatta scavare dall’Imperatore Vespasiano per superare uno sperone nella profonda gola del fiume Candigliano; questa galleria ne sostituiva un’altra, ritenuta costruita dagli etruschi, divenuta insicura a causa delle frequenti frane. Il canyon che oggi ammiriamo è dovuto alla diga che sbarra le acque del Candigliano che qui forma un bellissimo bacino idrico, sfruttato per la produzione di energia elettrica, lungo circa tre chilometri.

Adiacente alla galleria di origine romana, si trova la chiesetta del Furlo che rimane aperta durante i mesi estivi.

 

Montecerignone

Comune di Montecerignone

P.zza Clementina, 10 – 0541 978522

www.comune.montecerignone.pu.it

 

Possesso della famiglia Carpegna già nel 962, nel 1448 cade sotto il potere dei Malatesta. Quando nel 1463 ritornò ai Montefeltro. Montecerignone fu importante centro amministrativo, ed è a opera del Conte Antonio che avvenne il consolidamento delle mura. Successivamente, con il Duca Federico si ebbe un intervento di ristrutturazione della rocca ad opera di Francesco di Giorgio Martini. Nel 1358 il cardinale Albornozriorganizzando tutte le terre riconquistate alla chiesa poneva nella rocca la sede del “Commissario Feretrano” giudice dell’antico tribunale del Montefeltro, di cui resta testimonianza nell’archivio storico del Comune. In località Fonte Buona, verso la fine del ‘400 il frate Domenico Spadafora, innalzò un piccolissimo convento, denominato “il Conventino” dove si ritirò insieme a pochi altri confratelli. Attualmente le spoglie del Beato Domenico si trovano intatte da oltre trecento anni, nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria in Reclauso, costruita sulle rovine di un tempio dedicato a Giunone, risalente al XVI secolo.

Palazzo dei Begni di bella fattura rinascimentale situato di fronte alla scala di accesso alla rocca.

Chiesa di S. Caterina eretta per ordine dei cavalieri del sovrano ordine di Malta.

Chiesa di Santa Maria del Soccorso del 1600, al cui interno troviamo una “Madonna in trono” e due tele ogivali attribuite al Vivarini.

Chiesa di S. Biagio risalente al XVII secolo dove si trova una preziosa croce latina del XII secolo che la tradizione vuole portata dai crociati di ritorno dalla terra santa.

 

Piobbico

Comune di Piobbico

Viale dei Caduti, 2 – 0722 986225

www.comune.piobbico.pu.it

servizioturismo@comune.piobbico.pu.it

Il paese venne edificato agli albori dell’anno 1000 su un più antico insediamento romanodenominato Publicum e a partire dal XII secolo divenne feudo dei Brancaleoni, potente famiglia che estese poi il suo dominio su tutta la Massa Trabaria.

Verso l’inizio della loro signoria i Brancaleoni abbandonarono la loro prima residenza e iniziarono la costruzione dell’odierno palazzo residenziale che completarono dopo sette secoli. In piena epoca rinascimentale, certamente anche per la splendida influenza di Urbino, di cui pure Piobbico faceva parte, i Brancaleoni vollero trasformare la loro residenza-fortezza, togliendole il carattere arcigno e severo del fortilizio. Così, l’architetto urbinate Girolamo Genga e suo figlio Bartolomeo, pur non eliminando definitivamente l’impronta dell’antico castello conferirono al complesso l’aria di splendida dimora civile del Rinascimento.

Da sottolineare, nella facciata interna della Torre dell’Orologio, il quadrante rovesciato con il movimento delle lancette in senso antiorario, quasi unico nel suo genere.

Castello Brancaleoni (sec. XII – XVIII) con oltre 130 stanze, stucchi del Brandani, una Deposizione, una Natività e il Tempietto di S. Carlo. Al suo interno il Museo Geopaleontologico – Naturalistico – Antropico.

Museo Geopaleontologico – Naturalistico – Antropico espone oltre 5.000 reperti fossili del Monte Nerone compreso l’unico Orso preistorico (Ursus Spalaesus) ritrovato nel centro Italia. I fossili sono databili tra i 2 e i 200 milioni di anni.

Il borgo caratteristico assemblaggio di costruzioni intorno al castello, da qualche anno riportate a nuova vita con un attento restauro.

Santuario di S: Maria in Val d’Abisso all’interno “L’Assunzione” di Raffellin Del Collee altre pregevoli tele del ‘500.

Chiesa S. Stefano con all’interno “Il riposo della S: Famiglia” di Federico Barocci e opere del Barocci e della scuola degli Zuccari.

S.Ippolito

 

 

Sorge alla sommità di un colle, a breve distanza dalla sponda destra del basso Metauro (9 km da Fossombrone), circondato da un ameno paesaggio verdeggiante di campi coltivati, filari di viti e alberature sparse.
Ricco di storia in quanto fondato dai fossombronesi tra il VI e il VII secolo, deriva il suo nome da un’antica basilica di V o VI secolo che sorgeva un tempo lungo la via Flaminia ed era dedicata ai santi Ippolito e Lorenzo. Attraverso i secoli ha seguito le sorti di Fossombrone a cui il ‘castello’ è rimasto sempre legato, rendendosi noto per l’attività dei suoi scalpellini e marmisti che fin dal secolo XIV (e 57301-800x533-500x333forse già in epoca romana) iniziarono a sfruttare le locali cave di pietra e marmo, rifornendo di materiali e manodopera specializzata numerosi cantieri in zone anche lontane.

Un’arte, quella degli artigiani locali, di cui S.Ippolito è oggi un piccolo museo all’aperto dove quasi ogni casa si fa notare per la presenza di nicchie con immagini, portali, mensole, cornici e decorazioni varie. Entro la cinta murata è la chiesa di S.Antonio così come la parrocchiale di S.Ippolito dove si trova pure un’analoga ancona.

La Torre dell’Orologio con elegante cella sormontata da cupolino a cipolla (sec. XVIII). Non esiste purtroppo più la rocca che Federico da Montefeltro vi fece erigere da Francesco di Giorgio Martini a difesa del confine del suo territorio con quello fanese.
Fanno oggi parte del territorio comunale di S.Ippolito anche gli antichi castelli di Reforzate (m.324) e Sorbolongo (m.359), già appartenuti alla città di Fano e tuttora circondati da alte mura scarpate.

 

 

 

Fossombrone

Comune di FossombroneFossombrone – Stemma

Corso G. Garibaldi, 8 – 0721 7231

www.comune.fossombrone.ps.it

info@comune.fossombrone.ps.it

Situato a 115 m d’alt., sulla sinistra del Metauro, a valle della gola del Furlo. Centro agricolo-commerciale (viticoltura, ortaggi, barbabietole, olivi). Un tempo vi era assai fiorente la bachicoltura (filande), ora praticamente scomparsa. Attività industriale nel campo del mobile, metalmeccanico, del cemento.                                                                                                                    

Nome antico Forum Semproni perché forse fu fondata tra il 133 e il 126 a.C. dal Tribuno Caio Sempronio Gracco, ebbe un’enorme sviluppo nel periodo imperiale come importante centro di commerci lungo l’antica Via Flaminia. Un primo sito archeologico ha riportato alla luce resti dell’antico centro romano, parte della via consolare flaminia, inoltre resti delle mura di cinta, questo intorno alla chiesa di S.Martino del Piano. Statue e altri resti mobili di un secondo sito in cui è stato rinvenuto un edificio termale si trovano ad oggi al Museo Archeologico.

La guerra dei Goti e dei Longobardi poi causò la distruzione dell’antico centro e la conseguente ricostruzione nel sito dove ad oggi si trova, nella valle del Metauro a oltre 100 mt. s.l.m.

Dal 999 Fossombrone vide il dominio papale e nel 1292 passò alla famiglia Malatesta di Rimini che successivamente la cedettero alla famiglia dei Montefeltro di Urbino, sotto il cui ducato conobbe un prospero periodo seguendo le vicende della famiglia e sopratutto grazie arti della lana, carta e della seta per il paese significò anche un rinnovamento edilizio. L’antica Fossombrone era per i Signori di Urbino la dimora di campagna e solo con il figlio di Federico, Guidobaldo il paese divenne la loro dimora abituale dove visse con la consorte Elisabetta Gonzaga.

I Duchi vivevano nell’antica dimora chiamata oggi Corte Alta costruita nel XIII sec. e poi rimaneggiata e ampliata nei secoli da Federico nel 1464, ampliata da Guidobaldo poi con un corpo loggiato, una sala di rappresentanza ed un teatro, ma col tempo e la successiva caduta del Ducato di Urbino la struttura subì lo spogliamento degli arredi ed ad oggi restano visibili i soffitti lignei, riccamente decorati con motivi floreali e lo stemma della famiglia dei Montefeltro. Oggi la Corte Alta è la sede del Museo Archeologico e della Pinacoteca Civica intitolata a  “A. Vernarecci” con all’interno una pregevole collezione di tele e ceramiche. Per chi è interessato a visitare il centro del paese può partire dal Corso principale della città dove si affacciano le dimore signorili monumentali con facciata a bugnato tra cui Palazzo Cattabeni del ‘500 detto Monte di pietà e palazzo Dedi del XV sec.

Il Palazzo del Comune del XVI sec. costruito da Filippo Terzi. Sul colle e cittadella fuori dal centro abitato i resti della Rocca Malatestiana del XIII-XV sec sempre sulla impronta data dall’architetto di Corte Francesco di Giorgio Martini, a tipica pianta pentagonale, il Mastio, i Torrioni angolari.

Dopo la Corte Alta o Palazzo Ducale fa mostra di se la Corte Bassa , una costruzione cinquecentesca di fronte alla Chiesa di S. Agostino, anche questa fu dimora della Famiglia ducale e al suo interno è conservata la Cappella privata del Cardinale Giuliano della Rovere stuccata dal Brandani.

Visitabile è la Casa Museo , un esempio eccezionale di ” casa colta borghese”  degli anni ’30 e ’40 del novecento, arredata riccamente con tendaggi preziosi e porcellane, salotti decorati e ambienti raffinati, sale da pranzo fastose,  vetrate  si  affacciano sul ” Giardino del Narciso”; dono del Notaio Cesarini oltre a questa dimora, anche una ricca collezione di quadri dell’arte italiana del periodo tra le due guerre con nomi importanti quali  Carpi, Marini, Morandi, Severini. Visitabile anch’essa negli orari prestabiliti.

Come ogni Comune marchigiano questo importante centro della Val Metauro ha un ricco patrimonio di architettura ecclesiastica, una chiesa voto dei cittadini per la nascita dell’erede maschio Francesco Maria Della Rovere come troviamo anche a Senigallia, costruita fra il 1608-13 titolata a S. Filippo.

Nella chiesa di S. Agostino edificata nel XIV sec. è custodita una tela sulla natività di Federico Zuccari. Di fronte a Piazza Dante la chiesa di S. Francesco del XVIII sec, internamente di stile neoclassico venne danneggiata nell’ultima guerra  conserva un crocifisso ligneo del XVII sec.

Il Palazzo Vescovile, nei pressi del Comune eretto nel 1479 su volere dell’allora Vescovo al cui interno, nonostante i numerosi rimaneggiamenti si trova un grande salone d’onorecon fregi e stemmi a decorazione di tutti i vescovi cittadini passati.

La chiesetta di S. Aldebrando nel cortile della vecchia Rocca del XVIII sec. In stile barocco conserva al suo interno una cappella affrescata da Antonio Alberti da Ferrara con storie del Sango, ma da questo luogo si può godere di una veduta eccezionale sulla vallata del Metauro.

Sul lato opposto al centro abitato a  329 mt s.l.m. il Colle dei Cappuccini in cui troviamo la Chiesa di S.Giovanni Battista e l’annesso Convento dei Padri Francescani Cappuccini uno dei primi ordini fondati, questo colle chiamato anche Colle dei Santi ha visto il passaggio di numerose figure quali S. Benedetto, S. Giuseppe da Copertino, S. Serafino da Capradosso, e basta arrivare fin qui per comprendere perché questo  venne scelto come luogo di meditazione e raccoglimento,  immerso in una pace immensa tra la natura e la spiritualità conventuale.

Monteciccardo

Comune di Monteciccardo

Via Roma, 33 – 0721 910189

www.comune.monteciccardo.pu.it

segreteria@comune.monteciccardo.pu.it

Le prime notizie relative al castello di Monteciccardo risalgono al 1283: esse parlano di un Castrum “Monti Sicardi“. La denominazione deriverebbe, secondo alcuni, dal greco “sykon” (fico), secondo altri da sicariorum (assassini, banditi), oppure dal nome di uno sconosciuto personaggio franco o longobardo sceso in Italia. Il castello fu governato da dinastie che si succedettero a Urbino e a Pesaro, con Urbano VIII divenne dopo la fine della casa dei Della Rovere, proprietà dello Stato Pontificio.

Tra i monumenti degni di rilievo a Monteciccardo c’è la Chiesa di San Sebastiano, di antichissima origine, ristrutturata nel ‘700, che vanta una preziosa tela del cinquecentesco Bartolomeo Gentile da Urbino, posta sull’altare maggiore. Fuori dal paese, lungo la strada che va verso l’Arzilla, si trova “Il Conventino“, da poco restaurato costruito nel ‘500, oggi adibito a Museo d’Arte contemporanea e sede di diverse manifestazioni culturali. Tra gli edifici extraurbani da segnalare vi sono il Santuario di Santa Maria delle Grazie e quello di San Michele Arcangelo di Montegaudio.

I centri murati sono Monte Gaudio e Monte Santa Maria. Del castello di Monte Santa Maria restano le mura e le case, nonchè la Chiesa di Sant’Agata, che è stata ricostruita dopo il terremoto del 1930. Ottimo il panorama che si gode dalle mura, lo sguardo spazia dalla costa ai Monti Sibillini. Sulla strada fra il Conventino e Sant’Angelo in Lizzola, fa bella mostra di sè Villa Monti, contornata dal suo parco. Risalendo prima del capoluogo vi è il bosco storico della famiglia Perticari, che ha ospitato, oltre a Rossini, anche importanti figure della letteratura italiana.

 

Saltara

Comune di Saltara

P.zza B. Buozzi, 5 – 0721 892901

www.comune.saltara.pu.it

comune.saltara@provincia.ps.it

Curiosa l’etimologia del nome di Saltara che, secondo la versione più ricorrente, deriva dal latino “saltus area” a ricordo di un altare (“ara” appunto) innalcato dagli antichi abitanti per placare con sacrifici un dragone alato che abitava i boschi della zona.

La località conobbe il suo massimo splendore nel periodo medioevale. In tale periodo Saltara contrasse un’alleanza con la vicina Fano, città con la quale passò sotto il dominio dei Malatesta di Rimini. Retta fino al 1805 da un capitano generale eletto dalla comunità di Fano, fu annesa successivamente come tutto lo Stato Pontificio, del quale nel frattempo faceva parte, al Regno d’Italia. L’avvento della Reupubblica confermò il suo ruolo di comune. Saltara si divide sostanzialmente in quattro parti: il centro storico che porta l’antico nome, la popolosa ed ampia frazione di Calcinelli e le due zone più periferiche di Borgaccio e Postavecchia.

Castello di Saltara di origine medievale vi si accede da una caratteristica scalinata di 106 scalini, recentemente restaurata.

Palazzo del Balì con ampio parco secolare che accoglie manifestazioni estive, il palazzo è da alcuni anni al centro di un accurato restauro per poterne ricavare spazi museali e polivalenti.

Numerose le chiese che custodiscono opere d’arte, da ricordare: Pietro Celestino, Santissimo Sacramento, S. Francesco, Santa Croce e il Santuario della Madonna della Villa.

 

Sant’Agata Feltria


Comune di Sant’Agata Feltria

P.zza Garibaldi, 35 – 0541 929613

www.comune.santagatafeltria.pu.it

comune.santagata@provincia.ps.it

Sant’Agata Feltria ha origini antichissime: già abitata dagli Umbri Sanniti, nei secoli successivi appartenne a vari feudatari fra i quali i Malatesta, i Montefeltro e i Fregoso. Questi ultimi diedero il nome alla Rocca costruita verso il X sec. e restaurata da Francesco di Giorgio Martini nel 1474. S. Agata conserva uno stupendo e ben mantenutocentro storico con monumenti di rilievo, tra cui il teatro “A. Mariani” che, con strutture interamente in legno, è il più antico teatro delle Marche ed uno dei più antichi d’Italia. Di grande importanza è la Fiera del Tartufo bianco pregiato e dei prodotti agro-silvo-pastorali; manifestazione che si tiene annualmente durante il mese di ottobre per ben quattro domeniche consecutive.


Rocca Fregoso 
(XV secolo): primordiale rocca, restaurata per accogliere la signoria dei Fregoso, genovesi di origine e capitani dei Duchi di Urbino. Ospita alcune interessanti colezioni civiche e una mostra di cimeli cinematografici; sala delle scuderie; chiesa delle clarisse; chiesa collegiata; santuario della Madonna dei Cappuccini; chiesa di San Girolamo; Teatro Angelo Mariani.

Petrella Guidi: borgo medievale ancora intatto dove il tempo sembra essersi fermato.

Chiesa della Madonna del Soccorso; letto di San Silvestro.

Sant’Agata Feltria è tra le tre capitali del tartufo della provincia diPesaro Urbino. Ogni anno, nelle domeniche di ottobre, si svolge la Fiera che richiama un numerosissimo pubblico da Marche, Romagna e da ogni parte d’Italia. Il tartufo, naturalmente, è quello bianco pregiato che viene “cavato” dai terreni marmoso-calcarei tipici della zona. Intorno alla fiera rotea gran parte del’economia turistica e il profumo del pregiato tubero innonda tutta la vallata. Anche i formaggi sono prelibati, basti pensare alla casciotta di Urbino, che qui viene prodotta, o ai pecorini “di fossa”, tutti da gustare con il miele delle operose api che visitano i millefiori delle alture.

 

Urbino

Comune di UrbinoRTEmagicC_urbino.gif

Via Puccinotti, 3 – 0722 3091

www.comune.urbino.ps.it

info@comune.urbino.ps.it

Sita a 485 m d’alt. nella zona subappenninica interna, tra le valli del Foglia e del Metauro. Posta su due colli, è in gran parte circondata da mura e bastioni.

Sede di Università libera fondata nel 1506, Accademia di belle arti ed Istituto per la decorazione e l’illustrazione del libro. La città, che per la sua importanza storica, artistica e culturale è associata a Pesaro nella denominazione della provincia. 

Urbino è sicuramente la capitale rinascimentale della Regione che con il suo palazzo Ducale forma un complesso maestoso e principesco, con la sua “facciata dei torricini” sfarzosa rivolta verso coloro che provenivano dai territori non annessi al ducato era la dimostrazione di tanta magnificenza e che come scrisse Baldassar Castiglione nel suo “Cortegiano”.

Urbino è una città a forma di Palazzo, ad indicarne un’unica formazione storica e culturale voluta fortemente dai Duchi Federico da Montefeltro e Battista Sforza sua consorte nel loro grandioso progetto di ricostruzione e rimodernamento dell’intera città attuato dal Laurana chiamato appositamente dalla Dalmazia nella mèta del 1400,un progetto grandioso,che andava oltre l’architettura e che includeva anche una rinascita culturale, da qui la formazione della importante biblioteca di Federico, unica per vastità e pregio per le opere raccolte, acquistata poi da Papa Alessandro VII e oggi custodita nella biblioteca Apostolica Vaticana. All’interno del Palazzo risiede la “Galleria nazionale delle Marche”  con opere pregievoli anche a livello internazionale che sono il frutto della sua florida corte e dei movimenti culturali all’interno di essa, quali ” la città ideale” recentemente attribuita a “Leon Battista Alberti”, ” la flagellazione di Cristo” e ” la Madonna di Senigallia” di Piero della Francesca, “il ritratto di Federico da Montefeltro” di Pedro Berruguete,  “la Comunione degli Apostoli”  di Giusto di Gand, e altri capolavori di Tiziano e Raffaello esposti nell’appartamento della Duchessa in Più la staordinaria struttura del palazzo con i suoi stucchi e putti devorativi che si  ritrovano in tutta gli edifici rinati dell’epoca come la e ” lo studiolo del Duca” un’eccellenza nell’arte dell’intarsio ligneo, purtroppo orfana di alcuni ritratti. Non da meno poi le maioliche che pur considerate un’arte minore vennero usate dai Duchi insieme agli arazzi commissionati nelle Fiandre come uno strumento di abbellimento e decoro nobiliare nonché di propaganda politica, da non dimenticare che Federico era “Un’uomo della Guerra”

Oltre al Palazzo Ducale ad Urbino troviamo la Casa di “Giovanni Santi”  artista prestigioso della corte dei  Montefeltro oltre che padre di “Raffaello Sanzio”che qui nasce, cresce e inizia la sua formazione, tsnto che si può ammirare un suo affresco giovanile nella sua camera da letto raffigurante la Madonna col Bambino.

Consiglio inoltre di visitare a pochi passi dalla Piazza della Republica, nel quartiere medievale di S. Giovanni gli Oratoti di S. Giuseppe e S.Giovanni e in quest’ultimo in particolar modo si può ammirare un ciclo  di affreschi recentemente restaurato dei Fratelli Salimbeni di Camerino, un perfetto esempio e testimonianza del “Gotico Internazionale” risalente agli inizi del 1400.

Il Duomo della città ricostruito nella metà del 1700 successivamente al terremoto ha perso la sua architettura rinascimentale eseguita dall’architetto della Corte dei Montefeltro Francesco di Giorgio Martini durante la ” fabbrica” della città, al suo interno due opere di Federico Barocci.

Se si decide di fare una passeggiata intorno alle mura si possono scorgere squarci di poesia unica del territorio del Montefeltro che non ha nulla da invidiare alla campagna fiorentina, e inoltre si può ammirare immerso nelle colline l’architettura austera della Chiesa di S.Bernardino chiamata anche il Mausoleo dei Duchi in cui si pensa abbia lavorato Bramante affianco all’architetto di corte. tanto ci sarebbe da parlare sulla sua bellezza, storia e cultura che la visita è praticamente obbligatoria per riuscire a capire le sue caratteristiche uniche che le hanno fatto guadagnare il titolo di patrimonio Dell’Unesco, e che oggi la rendono ancora più che mai punto di rifetimento di studiosi e ricercatori anche per la presenza della sua Università voluta e intitolata da Carlo Bo’ e per la sua Accademia delle Belle Arti.

IL PALAZZO DUCALE

Il maggiore monumento di Urbino, fu iniziato poco dopo il 1450, per iniziativa del duca Federico da Montefeltro, sui resti dell’antica rocca e alla sua realizzazione RTEmagicC_Palazzo_20Ducale.jpgparteciparono, in misura non completamente definibile, Luciano Laurana (1468-1472) e Francesco di Giorgio Martini e, molto tempo dopo (1563), Girolamo Genga, che aggiunse un piano alla costruzione. L’interno del palazzo conserva solo in parte le opere eseguite dai numerosi artisti che lavorarono per il duca Federico: resta la Comunione degli apostoli di Giusto di Gand e una parte dei ritratti degli uomini illustri che il pittore fiammingo eseguì, con Pedro Berruguete, per lo studiolo ducale che mantiene tuttora la famosa decorazione a tarsie, eseguita probabilmente da B. Pontelli su disegni del Botticelli e Francesco di Giorgio Martini.  

Simbolo del Rinascimento italiano e città natale del Bramante e Raffaello, con la sua originale struttura urbana e gran parte degli edifici della sua stagione d’oro.
Ogni anno, in agosto, Urbino celebra se stessa con la Festa del Duca: una rievocazione in costume per le vie del centro a cui partecipano saltimbanchi e mangiafuoco, culminante nella sfida fra contee alla presenza della Corte ducale.

DA NON PERDERE

RTEmagicC_sp-urbino.jpgMuseo Diocesano Albani conserva una collezione di ceramiche, manufatti religiosi e il dipinto dell’Ultima Cena di Federico Barocci (XVI sec)

Chiesa di S. Domenico dal magnifico portale in travertino sulla cui lunetta incastonata è un’opera di Luca della Robbia;

Oratorio di San Giuseppe, famoso per il presepio in stucco del 1522. Nel 1416 il conte Guidantonio chiamò i fratelli sanseverinati Lorenzo e Jacopo Salimbeni per affrescare l’oratorio, seguiti dall’eugubino Ottaviano Nelli e dal ferrarese Antonio Alberti;

Oratorio di San Giovanni Battista (XIV sec) il cui interno è decorato con cicli di affreschi del XV sec, tra cui la crocifissione del XV sec. e la vita del santo, opera di Jacopo e Lorenzo Salimbeni;

Il Duomo, che si erge tra gli intricati vicoli medievali, realizzato dal Laurana, e ricostruito dal Valadier nel 1784 dopo un terremoto e viene ricostruito nel secolo seguente in RTEmagicC_duomo_urb_01.jpgforme palladiane. Conserva opere di Timoteo Viti e Federico Barocci;

Chiesa di S. Francesco, sec. XIV, con il bel campanile gotico a cuspide e la grande pala d’altare di Federico Barocci. Rifatta dal Vanvitelli (prima metà del ‘700), ospita i monumenti funebri dei duchi (vi sono i sarcofagi di Antonio e Oddantonio);

Chiesa S. Bernardino degli Zoccolanti, (costruita da Francesco di Giorgio Martini) è sede del Museo dei Duchi, fuori città (vi verrà sepolto con la moglie Elisabetta e il figlio Guidobaldo). Ospitava fino al secolo scorso la “Madonna con Bambino, angeli e santi” nonché il “Duca Federico in ginocchio” di Piero della Francesca (ora alla Pinacoteca di Brera a Milano);

Casa natale di Raffaello sede dell’omonima Accademia istituita nel 1869;

La Fortezza Albornoz, XV sec., sorge in V.le B. Buozzi e rappresenta l’emblema difensivo della città del XVI sec.

 

Fratterosa

Comune di Fratterosa

P.zza Matteotti, 11 – 0722 777113

www.comune.fratterosa.pu.it

 

Fratterosa (Castrum Fractarum) nel 1138 fu capitale della Ravignana, antico stato posseduto dai monaci di Santa Apollinare in Classe di Ravenna. Il dominio si estendeva sul territorio comprendente i castelli di San VitoIsola di Fano (Isola Gueltresca), Torre RavignanaMontevecchio e Monterolo.

Dal capoluogo si eleva maestoso il Convento di Santa Vittoria che la tradizione vuole fondato da San Francesco di Assisi nel 1287, entro il quale soggiornarono San Carlo Borromeo e San Giovanni da Copertino. Recentemente restaurato è sede del Museo Demoetnoantropologico delle terrecotte, di aule didattiche e di un laboratorio di ricerca e sperimentazione della terracotta.

In questo piccolo lembo di terra, un tempo coperto di boschi e foreste, si è radicata da secoli la lavorazione della terracotta. Considerata per lungo tempo “la sorella povera” della ceramica con cui fabbricare oggetti di uso comune, ha ritrovato negli ultimi anni cultori ed estimatori, così gli oggetti comuni (pignatte, orci, scodelle, brocche, vasi, ecc.) sono diventati oggetti d’arredo e di design.

A Fratterosa sono ancora in attività due laboratori artigiani eredi di famiglie che, a discapito di tempi e mode, hanno perseverato in quest’arte dai colori e dalle forme inconfondibili. Questi abili artigiani sono richiestissimi in ogni parte d’Europa e le loro botteghe meritano sicuramente una visita.

 

Montecopiolo

 

Comune di Montecopiolo

P.zza San Michele Arcangelo, 7 – 0722 78106

www.comune.montecopiolo.pu.it

comune.montecopiolo@provincia.ps.it

“Primo di notabile et antichità è il Castello di Monte Cuppiolo, circa gli anni del SIgnore 1140… era abitato dal Conte Antonio, il quale fu chiamata Conte di Monte Cuppiolo e l’anno 1159 dall’estesso Imperatore Federico I Barbarossa… ebbe San Leo con altri luoghi del Montefeltro. E da quell’ora fu chiamato Conte di Montefeltro, così furono cognominati i suoi successori dai quali provennero i Duchi di Urbino. Parimenti nel 1448 Sigismondo Pandolfo Malatesti assediò Monte Cuppiolo e gl’abrugiò il borgo e molte case… Fu destrutto questo Castello e Rocca… l’anno 1520 onde gl’abitatori sparsero l’abitazioni nel Basso e con le macerie …accrebbero gl’edifici nel piano d’attorno, et massime dove si dice la Grande Villa (Villagrande).”

 

A millenaria Fiera di Pugliano (tutti i lunedì di settembre) possiede ormai un elevato valore storico-tradizionale. Oltre all’acquisto di moltissimi generi di beni, le premiazioni dei capi equini e bovini (la seconda e la terza settimana) riscuotono tutt’oggi interesse anche fra allevatori romagnoli, emiliani, veneti e toscani. Il paesaggio è caratterizzato dalle cime boscose del Monte Montone (m. 1108), dal Palazzolo (m. 1194), dal San Marco (m. 1123) e dalla Roccaccia (m. 1033). A Villagrande, oltre alle numerose escursioni facilmente praticabili, esistono tre moderne sciovie con vaste piste da sci, di cui una in località Eremo di Montecopiolo, versante nord-est del Monte Carpegna, e due nel capoluogo, nonchè un lago dove  possibile praticare la pesca.

 

San Costanzo

Comune di San Costanzo

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P.zza Perticari, 20 – 0721 951211

www.comune.san-costanzo.pu.it

San Costanzo è un bellissimo comune della nostra Regione che comprende circa 5.000 abitanti; questo borgo è un borgo ricco di bellezza ma anche di storia testimoniato dal bellissimo borgo fortificato.

La storia di San Costanzo, risale all’VIII-VII secolo a.C. Nel XV secolo si ha notizia certa della presenza dei Malatesta che ne avrebbero costruito le mura castellane. Il castello di San Costanzo era di grande importanza strategica, tanto che nel 1429 i fanesi ne sistemarono le mura per utilizzarlo nella temuta invasione del Visconti. Dopo alterne vicende storiche, nel 1520, con Papa Urbano VIII, San Costanzo passò sotto il dominio dello Stato della Chiesa.

Il comune di San Costanzo si compone di due frazioni: Cerasa, il cui nome pare risalga al nome del suo monte Ceregia, sul quale venne costruito il castello sulle ceneri del più antico castello di Querciafissa. L’altra frazione di Stacciola, antica costruzione, nel 1412 fu data in feudo da Pandolfo Malatesta a Niccolò Maurizi da Tolentino. Anche Stacciola è borgo fortificato e proprio per questo contribuisce ad arricchire il patrimonio storico di questo bellissimo comune.

Il borgo di San Costanzo è un borgo ricco di storia ed anche di tradizione documentata anche dalla centenaria Sagra Polentara, la più antica sagra delle Marche, che si svolge sia a marzo che a luglio e dove potrete degustare un’ottima polenta con numerose varietà di sughi preparata secondo un’antica ricetta tramandata durante il corso degli anni e gelosamente custodita. La Sagra Polentara rappresenta un appuntamento tradizionaleper tutto il territorio circostante e per questo evento si radunano a San Costanzo maestri polentari provenienti da ogni parte d’Italia. Questo 2_951_2015312154141evento è quindi perfetto per ogni visitatore perchè permette di far assaporare quella che è la vera tradizione della nostra Regione fatta di genuinità, cura e amore per la nostra bellissima terra.

Chi visita San Costanzo sarà completamente immerso in un’atmosfera piena di cultura, tradizione e storia, un’atmosfera unica che contraddistingue la nostra magnifica Regione.

Frontone

Altitudine: m s.l.m.: variabile da 300 a 1700

Superficie: 36 km²

Densità: 37 ab./km²

Frazioni: San Savino, Foce, Caprile, Buonconsiglio, Colombara, Castello.

 

Il comune di Frontone, 1360 abitanti, si trova nella Provincia di Pesaro e Urbino a confine con quelle di Ancona e Perugia, ai piedi del Massiccio del Catria, la cui vetta principale, appunto il Monte Catria (1701m slm), garantisce tutto l’anno un clima salubre e mite, con fresche vallate e verdi colline, ideali per passeggiate ed escursioni lungo gli agevoli sentieri o tour culturali, grazie ad elementi di spicco quali: l’Eremo di Fonte Avellana, importante abbazia voluta dal beato Lodolfo nell’anno 1000 e nota per aver ospitato personaggi quali San Pier Damiani e Dante che ricorda Fonte Avellana nel XXI canto del Paradiso; ed il Castello di Frontone, fortificazione di confine a sorveglianza del territorio che i romani attraversavano per raggiungere l’Adriatico e ultima rocca del Ducato dei Montefeltro tra ‘4 e ‘500, s’inserisce in uno scenario magnifico dall’alto del quale si scorge dal M. Nerone a S. Marino e all’Adriatico.

Frontino

Comune di Frontino

C.so Giovanni XXIII, 16 – 0722 71131

www.comune.frontino.pu.it

comune.frontino@provincia.ps.it

La storia di Frontino è quella di una lunga contesa tra i Malatesta da Rimini e i Montefeltro per il ossesso di questa “sentinella” nel territorio della Massa Trabaria. I Montefeltro riuscirono infine a tenerla per passarla in feudo ai conti Oliva di Piandimeleto loro vassalli. Frontino, parte importante del Ducato di Urbino, vi rimase fino alla fine della dinastia dei Della Rovere – Montefeltro (1631). Ma la fisionomia della cittadina è merito dei Malatesta che la fortificarono, che innalzarono il Palazzo di famiglia e che la dotarono di mulino e di edifici religiosi. 

Le torri e la possente cinta muraria ricordano le origini di questo battagliero castello, sentinella avanzata del Montefeltro.

Palazzo Malatesta con scantinati a volte a crocera da cui si diparte una strada sotterranea che conduce “extra muros” e un tempo fino al Mulino, difeso anch’esso da un’alta torre, antico quanto il castello, che da qui veniva rifornito di farina e pane.

La Fontana monumentale scultura d’acqua di Franco Assetto, intitolata a Caterina Remies Forlani, quale figura simbolica di insegnante molto amata dalla gente di Frontino.

Museo delle opere di Franco Assetto  in pieno centro storico è  visitabile il “Museo F. Assetto”, una galleria di sue opere donate dal pittore torinese al Comune. 

Eremo di S. Girolamo (sec. XV) antica dimora dei monaci Girolamini, dopo un attento e laborioso restauro è ora una residenza d’epoca aperta ai turisti.

Complesso monumentale di Montefiorentino fiore all’occhiello del Comune e meta obbligata di cultori di arte e storia; luogo francescano echeggiante nomi di grandi artisti come Alvise Vivarini, Giovanni Santi, Francesco Ferrucci da Fiesole, maestro Zecchino, ecc. All’interno è possibile ammirare la Cappella Oliva, opera di grande purezza rinascimentale (1484), che rende magnifica la struttura conventuale fondata da S. Francesco (1213).

Montefelcino

Comune di Montefelcino

P.zza Francesca da Rimini, 1 – 0721 743039

www.comune.montefelcino.ps.it

comune.montefelcino@provincia.ps.it

Sorto in epoca medievale, fu a lungo conteso fra i centri di Fano e Fossombrone finendo, in epoca malatestiana, sotto quest’ultimo. Con il passaggio di Fossombrone sotto il dominio dei Montefeltro ne seguì le sorti, conoscendo un periodo di particolare fortuna quando tra il 150 e il 1591, fu ceduto in feudo al conte Fabio Landriani. Si deve al conte la costruzione, entro le mura, del fabbricato oggi utilizzato per scopi culturali. Da tempo scomparsa la bella rocca fatta costruire da Federico da Montefeltro su disegno di Francesco di Giorgio Martini.

Palazzo del Feudatario costruito dal Conte Landriani (1578), domina con la sua mole inconsueta il piacevole centro storico del capoluogo. E’ stato restituito alla sua dignità con un restauro alla fine degli anni ’80. E’ sede del Municipio. 

Chiesa dei Santi Pietro e Paolo il primo documento che la riguarda è del 1290. Conserva una lapide datata 1299, raffigurante i due Santi, opera di un tal Mastro Cristoforo.

Chiesa di San Severo è in discussione se in antico vi fosse un monastero sul luogo in cui più tardi, nel 700, fu costruita la chiesa attuale, sulle rovine di una precendente.

S. Maria Scala Celi vi si trovano due affreschi. Uno di essi, della fine del XV secolo, rappresenta la Madonna col Bambino assisa in trono che forse è riconducibile alla scuola del Perugino.

San Giorgio di Pesaro

Comune di San Giorgio di Pesaro

Via G. Garibaldi, 62 – 0721 970102

www.comune.san-giorgio.pu.it

comune.san-giorgio@provincia.ps.it

Due sono i nuclei storici dell’attuale territorio: il castello di Poggio e il castello di SanGiorgio. Il primo nel volger del tempo si è ridotto sempre più ad un modestissimo centro quasi spopolato. Il secondo, invece, è assunto a capoluogo dell’intero comune a cui ha dato anche il nome. Successivamente il castello di S. Giorgio  ha avuto altre zone di espansione, fino a prendere l’attuale configurazione che fa estendere il paese ad est del nucleo storico. Le origini della popolazione vanno ricercate in quelle degli abitanti dell’area nord marchigiana. Tra i più antichi dobbiamo mettere i pelagi, i siculi, i liburni, gli umbri, i celti o galli senoni da cui proviene il nome di “Ager Gallicus” al territorio che va da Rimini al fiume Esino ed infine i romani. A questi ultimi, per le vicende storiche del basso impero si aggiungono presenze di goti, bizantini, longobardi, franchi e bulgari.

S. Giorgio era un giovane soldato martirizzato a Lidda, in Palestina, nel IV secolo insieme al commilitone S. Teodoro, dei quali si diffuse immediatamente la devozione nell’area del vicino Oriente e poi in tutto l’impero bizantino. Solo che in occidente fu accantonato S. Teodoro e, dopo che i crociati si identificarono in S. Giorgio, che inizialmente era rappresentato in piedi con la spada per combattere i nemici della fede, diventò cavaliere con la lancia e il cavallo.

Chiesa e convento di S. Pasquale chiamata anche S. Maria della Misericordia, ha al suo interno un prezioso coro ligneo e un’antica tela raffigurante S. Giorgio che uccide il drago del pittore fanese Emilio Antonioni.

Pesaro

Dalla parte opposta delle colline e montagne del Montefeltro scivolando verso la costa lungo la Valle del Foglia, troviamo l’altra importante Provincia insieme ad Urbino, la città di Pesaro.

Fondata dai Romani nel 184 a.C. come colonia nel territorio dei Piceni, ed è nella zona oggi chiamata Novilara che ne troviamo traccia di questo popolo che si insediò nella Regione dall’età del ferro, con ” VILLAGGIO PICENO” sul Colle Ardizio, altro insediamento portuale oltre a quelli di Ancona e Numana.

Dalla caduta dell’Impero Romano Pesaro entra insieme a Fano, Rimini, Senigallia e Ancona a far parte della pentopoli sotto l’Esarcato Bizantino di Ravenna e successivamente diventa territorio dello Stato della Chiesa. Ma è con l’età del Rinascimento che Pesaro diventa città di Signorie prestigiose prima con i MALATESTA, gli SFORZA e i DELLA ROVERE.

Il Comune di Pesaro attualmente organizza visite guidate  con diversi itinerari in base alle vostre preferenze e gusti dai palazzi e giardini principeschi del tempo delle importanti Famiglie che vi hanno abitato ad un percorso più moderno fino alla classica passeggiata attraverso i luoghi Rossiniani.

Infatti numerose le attrattive e le strutture presenti sul territorio cittadino.

Visitare la CATTEDRALE  DEI SANTA MARIA ASSUNTA in Via Rossini è come fare un tuffo nel suo passato più antico del periodo in cui la città entrava nei confini dello Stato Papale, di stile romanico edificata nel XIII sec, ma la leggenda racconta che fu voluta al Vescovo Fiorenzo e a lui intitolata nel 200 sulle resta di un tempio pagano; Lavori di rifacimento nell’ ‘800 hanno riportato alla luce un  antico mosaico di ricchezza bizantina e disegni medievali, e probabilmente dello stesso periodo è risalente la piccola Chiesa di CASTELDIMEZZO intitolata ai Santi Apollinare e Cristoforo ( di influenza bizantina ) e ricostruita nel XIII sec. in perfetto stile romanico.

Sempre lungo la Via Rossini è visitabile la casa natale del Maestro  Gioacchino Rossini dichiarata Monumento Nazionale dal 1904 e dove il Maestro nacque nel 1792, all’interno cimeli della Famiglia nonché la sua spinetta.

I MUSEI CIVICI attualmente nella sede di Palazzo Mosca all’interno del quale troviamo la Pinaoteca e il Museo delle ceramiche questo accoglie una collezione di 3400 pezzi di diversi periodi dal Rinascimento provenienti dalle fabbriche di tutta l’Italia e istituito con una prima raccolta prestigiosa acquistata dal Cavalier Domenico Mazza dal 1857. Di grande pregio le opere pittoriche di Giovanni Bellini custodite all’interno del museo tra cui la Pala di Pesaro. Nella Pinacoteca è conservata la “Collezione Rossiniana” comprendente opere di nomi eccellenti quali Guido Reni, Tintoretto, Vitale da Bologna, Ludovico Carracci.

Numerosi   sono i palazzi signorili della città, non tutti visitabili, alcuni sede di enti commerciali o finanziari come Palazzo Ciacchi struttura cinquecentesca voluta dalla famiglia Passeri e poi dal 1727 al1948 divenne di proprietà della famiglia Ciacchi oggi sede della Confindustria, in alcune sale è accolto il circuito dei “Musei Civici” e visitabile in parte.

Palazzo Gradari proprietà del Comune in cui accoglie alcuni uffici, in più all’interno si possono allestire eventi, struttura anch’essa cinquecentesca  passerà di proprietà di numerose famiglie nobili nei secoli compresi i Medici.

Palazzo Baviera in Piazza del Popolo voluto da Guidobaldo II Della Rovere nel 1550 e terminato nel 1620 con Francesco Maria della Rovere II che lo amplio’ e abbelli’ insieme con la Piazza del Popolo del XVI sec. per le nozze del figlio con una esponente Medici. La proprietà è privata e non è visitabile.

Palazzo Ducale da sempre  luogo privilegiato della vita comunale,del governo e in cui nel1564 venne trasferita la Corte da Urbino. Purtroppo venne spogliato delle sue ricchezze quando Pesaro tornò a far pate dello Stato della Chiesa nel 1631 quando decadde la Famiglia Della Rovere. Oggi è sede della Prefettura, inoltre il Palazzo Almerici una importante struttura settecentesca tra le più importanti dell’epoca nel Pesarese decorato con stucchi una scalinata marmorea e cicli pittorici di pregio, oggi accoglie la Biblioteca Oliveriana;

Pesaro essendo stata una importante città signorile oltre che con numerosi palazzi viene arricchita nei secoli anche da numerose ville signorili con annessi parchi e  giardini nelle colline subito adiacenti dove i Signori si ritiravano nei periodi estivi, alcune visitabili come la Villa Imperiale voluta e costruita da Alessandro Sforza nel XV sec come struttura di difesa, ma poi fu fondamentale l’intervento del Duca Francesco della Rovere e dalla sua consorte Eleonora Gonzaga  che la ampliarono e abbellirono con cicli di affreschi e decori in cui parteciparono Battista Dossi, Agnolo Bronzino, Dosso, inoltre il giardino terrazzato esibisce giochi d’acqua.

 Un’altro spettacolare esempio è Villa Caprile voluta da Giovanni Mosca nel 1640 con una struttura terrazzata in cui tre terrazze accolgono grotte giardini e giochi d’acqua, oggi accoglie l’Istituto Agrario. Villa Miralfiori a cui si accede attraverso un’arco che apre sul suo parco. Acquistata da Guidubaldo II Della Rovere nel 1549, poi passo’ alla famiglia Medici, poi ai Lorena e infine agli Albani.

Di curiosità degne di visita sono naturalmente la SFERA DI POMODORO di Arnaldo Pomodoro un’opera in fusione di bronzo posta dal 1998 in Piazzale della Libertà all’interno di una vasca fontana, divide i due lungomari della città.

Le OFFICINE BENELLI Sede del Motoclub Benelli in Via Mameli all’interno del vecchio complesso della fabbrica e oggi mostra permanente della moto.

Immancabile poi la visita al Teatro prestigioso palcoscenico dell’opera marchigiana  fin dalla sua edificazione nel 1637 con un primo nome  di “Teatro del Sole” in P.zza Lazzarini.

Il Conservatorio Rossini  sede del glorioso Istituto musicale con sale adibite a “Tempietto Rossiniano” inoltre al suo interno sono custodite numerose opere di Gian Andrea Lazzarini.

Rocca Costanza la prima fortificazione in pianura voluta da Costanzo Sforza nel 1474 -83 a cui lavorò anche il Laurana architetto Dalmata chiamato per la fabbrica di Urbino venne  adibita a prigione per anni come la Rocca di Senigallia.

Struttura recentemente rivalutata e adibita  a mostra delle arti visive e convegni incontri e dibattiti culturali della città è la ex Pescheria.

Chi vuole passeggiare immersi nella natura ha molte possibilità’ in una città come Pesaro, gli Orti Giuli ottocenteschi  con viali alberati lungo le mura roveresche, inoltre la città è dotata di  una lunghissima pista ciclabile che la attraversa e che arriva anche al suo lungomare illukinata quindi percorribile anche di nottee , il porto con i suoi moli dove si può godere della vita a devozione marittima di questa città, il suo mare da sempre è fonte di sostentamento e di cultura.

Città viva, città di cultura, città di festival dell’Opera rossiniana, sono molti i motivi per visitarla in tutti i periodi dell’anno.

 

Gabicce Mare

Comune di Gabicce Mare  

Via C. Battisti, 66 – 0541 820615

www.comune.gabicce-mare.ps.it

segreteria@comune.gabicce-mare.ps.it

Oggi l’abitato di Gabicce si presenta come il risultato di vicende recenti, collegate a trasformazioni iniziate nel secondo dopoguerra. Un tempo esisteva solo Gabicce Monte (Castrum Ligabitij), il cui nome derivava da quello dell’antico feudatario che nel X secolo ne controllava il territorio. Seguirono le signorie dei Malatesta, degli Sforza e dei Della Rovere.

Nei pressi di Gabicce Monte sono state trovate tracce di attività romana, presso il “porticciolo” di Vallugola; anche se le attività di pesca vere e proprie erano praticate presso il vicino porto di Cattolica; i marinai gabiccesi si specializzarono dagli inizi del Novecento nella pesca delle vongole, delle sardine e degli sgombri.                                                                              
Ai confini con la Romagna è il primo comune costiero del nord delle Marche e un brillante “biglietto da visita” per l’intera Regione. Un litorale sinuoso, ricco di piccole spiagge e il promontorio di Gabicce Monte a picco sul mare, sono le caratteristiche naturali del paesaggio, rafforzato da un’ottima presenza di servizi alberghieri. Gli amanti della natura non resteranno di certo delusi, troveranno un piccolo paradiso, dove il Colle San Bartolo, tutelato dall’omonimo Parco Regionale, offre una serie di itinerari sia per semplici passeggiate, sia per cimentarsi con il trekking. La qualità della vita e l’attenzione verso la tutela dell’ambiente hanno fatto meritare a Gabicce Mare più volte negli anni la “Bandiera Blu d’Europa“, riconoscimento riservato alle località che privilegiano la qualità ambientale e la capacità di offrire servizi pregiati al turista.

Poco di antico si è conservato a Gabicce, oggi la cittadina è nota a livello internazionale come bella e organizzata  “stazione balneare”.

Chiesa di Sant’Ermete (775 d.C.): oggi completamente trasformata. Nell’interno è possibile ammirare un antico frammento di affresco della “Madonna del Latte” e un pregevole Crocifisso ligneo (XIV sec.).

Montegrimano

Comune di Monte Grimano

Piazzale Matteotti, 1 – 0541 970105

www.comune.montegrimano.pu.it

Nell’Alta Valle del Conca al confine con la Repubblica di San Marino, arroccata su di uno sperone che domina la valle, sorge Monte Grimano, l’antico “Mons Grimanus”, castello che dopo alterne dominazioni, ora dei Malatesta ora dei Montefeltro, entrò a far parte dello Stato Pontificio fino al 1860. Ai bordi del centro storico si erge il Palazzo Massajoli, oggi sede del Municipio, ma un tempo dimora di una delle famiglie più facoltose del Montefeltro. Le antiche mura castellane sono state recentemente restaurate: con una semplice passeggiata si può fare un suggestivo tuffo nel passato.

Chiesa parrocchiale di S. Maria all’interno è custodita una Madonna delle Grazie (1607) di scuola baroccesca.

Chiesa di S. Silvestro all’interno tele d’altare del seicento e settecento che testimoniano la vita religiosa della comunità.

 

San Leo

SAN LEO

A 539 m d’alt. nel Montefeltro, è situato su un ripiano roccioso del versante destro della valle del Marecchia, ultima propaggine settentrionale del monte Carpegna. Stazione di villeggiatura e turistica legata alla produzione di cereali, uva (vini);foraggi, bestiame (formaggi, salumi), lavorazione del legno e delle calzature sono le altre attività.

È citata da Dante (Purgatorio., IV, 25). Il paese ha mantenuto l’originaria struttura medievale, con un’unica strada di accesso e l’abitato raccolto attorno alla piazza centrale. Sulla piazza si affacciano il palazzo Della Rovere, ora municipio, di gusto tardomanieristico (inizi del XVII sec.), il palazzo Medici, rinascimentale, ampiamente rimaneggiato, e l’abside della pieve, interessante esempio di architettura preromanica, a tre navate con cripta (IX sec.). In posizione isolata, affiancato dal robusto campanile romanico, sorge il duomo (1173), a tre navate con ampia cripta, in cui lo stile romanico lombardo si arricchisce di accenti gotici.

Sul punto più alto della rupe si erge la poderosa rocca, uno degli esempi più insigni di architettura militare italiana; di origine antichissima, fu più volte rimaneggiata, e nel Rinascimento Francesco di Giorgio Martini vi aggiunse i torrioni angolari e la cortina a baluardo; adibita a carcere dal governo pontificio, vi furono imprigionati, fra l’altro, Cagliostro (che vi morì), Felice Orsini e A. Saffi. Nel territorio, suggestivo il convento di Sant’ Igne (nel chiostro, affreschi del XV sec.). e in frazione Pietracuta la rocca medievale.

Apecchio

APECCHIO LA CITTA’ DELLA BIRRA:

www.comune.apecchio.ps.it

comune.apecchio@provincia.ps.it

Il Comune di Apecchio, con i suoi 103,12 Kmq di territorio è il settimo per estensione della provincia di Pesaro e Urbino e, con i suoi monti, i pascoli e le distese boscose conserva un patrimonio naturale pressochè integro. Torrenti cristallini, acque sulfuree ed oligominerali, erbe officinali, e poi daini, caprioli, cinghiali e la maestosa aquila reale, fanno del Comune di Apecchio una meta ideale di quel turismo alternativo praticato da ambientalisti e naturalisti in genere per vivere un più intimo contatto con la natura. Il massiccio del Monte Nerone, dai mutevoli paesaggi, offre un’ottima possibilità di svago invernale agli sciatori, e suggerisce escursioni agli appassionati di speleologia o più tranquille passeggiate alla scoperta di fiori dai mille colori. Questa montagna custodisce anche interessantissimi reperti fossili come le Ammoniti che ci raccontano la primordiale storia del pianeta.

C OSA VEDERE AD APECCHIO:

Palazzo Ubaldini – Museo dei Fossili Minerali del Monte Nerone: di notevole pregio è Palazzo Ubaldini, recentemente restaurato  sito nella parte sotterranea quattrocentesco Palazzo Ubaldini, al cui interno una vasta raccolta di fossili, artigli di dinosauro, crani e altre importanti tesTimonianze archeologiche del territorio.

Pieve di San Martino: XI secolo, al suo interno conserva il SS. Crocifisso, particolarmente venerato, dipinti e due altari di arenaria del Seicento.

Ponte Medievale: “a schiena di asino”, a doppia campata, era il primitivo accesso al castello a cavallo sul fiume Biscubio.

Torre dell’orologio: con la sua imponenza costituiva l’ingresso principale del castello; sopra l’arco campeggia lo stemma della famiglia Ubaldini della Carda.

Chiesa della Madonna della Vita: con dipinti del Seicento, sorta nell’area occupata dall’ex sinagoga e comunità ebraica, di cui conserva ancora importanti elementi architettonici.

Mappamondo della Pace: costruito interamente in legno può contenere 600 persone e con appositi meccanismi simulare la rotazione terrestre. L’opera è inserita nel Guinness dei primati.

Gradara

 

Comune di Gradara

Via Mancini, 23 – 0541 823904

www.comune.gradara.pu.it

segretario.comunale@gradara.net

Si possono far risalire le origini di Gradara ai romani. “Curte Gradarieae” era l’antico nome. Dal 1032 al 1363 fu sotto Pesaro. Alla famiglia dei De Griffo si deve la costruzione della Rocca. Dalla seconda metà del XIII secolo furono i Malatesta a completare la rocca. Nel 1435 passò a Galeotto Malatesta, principe di Rimini e poi a Sigismondo Malatesta, signore di Fano. Resistetto al lungo assedio di Francesco Sforza nel 1446, a favore del quale Galeazzo Malatesta, aveva rinunciato al suo dominio su Pesaro. Ritornò a Sigismondo nel 1450, passò poi agli Sforza fino al 1512. Per più di cent’anni fu dei Della Rovere, poi della Chiesa. Si pensa che nel castello si sia consumata la tragedia di Paolo e Francesca descritta da Dante.

 

La Rocca Demaniale è un esempio raro di architettura militare giunto fino a noi. Costruito nel XIII secolo fu rimaneggiato più volte fino ad assumere l’attuale aspetto. Nel castello che ospita ora un museo, oltre gli arredi, una pala in terracotta dei Della Robbia ed affreschi del ‘400. E’ uno dei monumenti più visitati della Regioni (oltre 30.000 turisti l’anno).

Il Teatro costruito negli anni venti, è una piccola struttura che accoglie cineforum, mostre e dibattiti.

Il territorio comunale di Gradare è compreso nella zona delle DOC Colli Pesaresi Rosso e Colli Pesaresi Bianco; queste terre forniscono una buona produzione di olive e di olio. Entrambi i prodotti sono venduti da piccoli agricoltori-artigiani, mancando strutture come cantine o frantoi. Fama nazionale si è meritato il concorso che qui viene organizzato, per premiare le migliori produzioni locali e nazionali di vini.

Montelabbate

Comune di Montelabbate

Via Roma, 2 – 0721 4731

www.montelabbate.net

info@montelabbate.net

Situato ai piedi della collina dove sorgeva l’antico castello di proprietà della vicinaAbbadia di San Tommaso in Foglia, Montelabbate “Monte dell’Abbate” vede il suo nome e la sua storia intimamente legati a questa presenza. Durante i secoli suscitò l’interesse delle nobili famiglie e il castello passò ai vari signori che lo governarono fino all’arrivo di Napoleone del 1808. Il Castello, sorto attorno al XII secolo, fu fatto costruire dai monaci della Badia di San Tommaso per difendersi dalle scorrerie di soldati e predoni, frequenti nella vallata dopo la disgregazione del mondo feudale. L’Abate di San Tommaso ne farà la sua residenza abituale amministrando i molti uffici al riparo delle possenti mura. Per l’importanza strategica illustri famiglie si contesero il Castello: i Malatesta, signori di Pesaro, innalzarono la Rocca; gli Sforza restaurarono le mura e costruirono il piccolo torrione di levante, voluto dal giovane Costanzo che qui amava soggiornare e che vi morì nel 1483. Una suggestiva passeggiata nel folto della vegetazione permetterà di riscoprire gli antichi ruderi e il torrione restaurato dal quale si gode uno splendido panorama. 

Il comune di Montelabbate è tra i più industrializzati della provincia; qui hanno sede i “cucinieri” più famosi d’Italia. Per le produzioni tipiche sono da segnalare le pesche; questo frutto ha trovato qui il microclima e il terreno ideale per un’alta produzione di qualità e di buone caratteristiche organolettiche. A questo frutto è dedicata la “Sagra delle Pesche” che si tiene in luglio da oltre 50 anni, con una caratteristica inconsueta:l’asta delle pesche, cioè una vera e propria asta dei frutti migliori aperta al pubblico. I vitigni della zona producono il Colli Pesaresi Rosso e Bianco, vini DOC da bersi giovani e comunque entro il primo anno.

San Lorenzo in Campo

Comune di San Lorenzo in Campo

San Lorenzo in Campo è situato sul versante sinistro del fiume Cesano, ai margini della ricca zona archeologica che va restituendo le reliquie dell’antica Suasa Senonum, fondata dai Galli Senoni, soggiogata dai Romani e infine distrutta dai Goti di Alarico nel 409.

L’origine del paese è legata alla fondazione del celebre monastero dei Benedettini, i quali lo edificarono tra il VII e il IX secolo, utilizzando anche l’abbondante materiale archeologico del luogo. Nel 1141 San Lorenzo in Campo si emancipò dalla giurisdizione abbaziale per passare sotto quella di Fano; nel 1231 fu sede di vicariato apostolico e munita di rocca; durante le aspre lotte fra guelfi e ghibellini, subì varie devastazioni da parte di Ancona e di Senigallia, finchè verso la fine del XIV secolo vi si stabilì la Signoria dei Conti di Montevecchio ai quali rimase in feudo nonostante le temporanee occupazioni di Francesco Sforza, di Sigismondo Malatesta e l’annessione al Ducato di Urbino.

Auditore

P.zza Vincenzo Sartori, 1 – 0722 362109

www.comune.auditore.pu.it

comune.auditore@provincia.ps.it

Nel XIV secolo il castello era soggetto ai signori di “Lauditorio” la cui famiglia finì, però, disgregata a causa di una politica di alleanze decisamente sbagliata che portò i Malatesta al dominio del luogo fino al 1463 e poi i Montefeltro che l’aggregarono al Ducato di Urbino fino alla sua devoluzione allo Stato pontificio. La denominazione di Auditore (dal latino Auditorium) viene fatta risalire al fatto che la cittadina servì, sia i Malatesta che i Montefeltro, quale luogo in cui venivano discusse le cause e le controversie. Il Castello del XV secolo conserva ancora le antiche mura, due torrioni e la torre civica a base circolare e cella esagonale. Chiesa Parrocchiale appena fuori le mura custodisce “La Pentecoste” una tela  eseguita da Marino Medici nel 1772. Casinina sviluppatasi in anni recenti, è divenuta la frazione più popolosa. Nel 1944 durante la ritirata delle truppe tedesche, dopo lo sfondamento della “linea gotica”, fu teatro di violenze e sanguinosi combattimenti. A questi fatti è dedicato un piccolo ma interessante museo.  

Isola del Piano

Comune di Isola del Piano

P.zza Umberto I, 1 – 0721 720127

www.comune.isola-del-piano.ps.it

Prima notizia di questo insediamneto incastellato, si ha nel 1140 in una donazione del duca Guarnieri al vescovo di Fossombrone. Ben presto ebbe una rilevante importanza come centro abitatto in quanto nell’atto di confederazione del 1207 tra Fano e Rimini, a danno delle vicine città di Pesaro e Urbino, vengono ricordate le alleanze già stipulate tra Fano ed i Massari dell’Isola del Piano (de Insula Planensium). Castello ghibellino, fu incendiato dai riminesi chiamati in soccorso dagli avversari guelfi. Il fatto è documentato in una iscrizione scolpita in un capitello gotico, ora conservato nel centro culturale polivalente: “nell’anno 1284, indizione XII, sotto il pontificato di Papa Martino IV, il sabato 8 luglio avvenne il totale incendio del Castello dell’Isola”.

Successivamente Isola del Piano fu sotto la giurisdizione di Urbino fino al 1574 quando venne infeudata dal duca Guidobaldo II ai conti Castiglioni da Mantova, tra cui è da ricordare Baldassarre Castiglioni, il famoso autore de “Il Cortigiano” scritto alla corte del duca Federico.

Ex Chiesa dell’Annunziata recentemente restaurata ed utilizzata come Auditorium. All’interno due affreschi di epoca quattrocentesca, di cui uno di Giovanni Santi.

“Sulle tracce dei nostri padri” museo della società e della tradizione contadina allestito presso l’ex Monastero di Montebello.

Il territorio comunale è stato tra i primi in Italia a convertirsi all’agricoltura biologica. Qui l’avventura pionieristica è iniziata negli anni ’70 e da allora è diventata una forte realtà nazionale con la produzione di un Marchio distribuito in tutto il territorio italiano ed europeo. Cereali, da cui vengono prodotte paste, ortaggi e tanti altri prodotti che incontrano sempre più i favori del pubblico, sono alla base dell’economia agricola di Isola del Piano.

Montemaggiore al Metauro

Comune di Montemaggiore al Metauro

Piazza Italia, 11 – 0721 895312

www.comune.montemaggiore.pu.it

comune.montemaggiore@provincia.ps.it

Ignara l’origine del nome: un tempo il paese, rispettandone l’etimologia, veniva chiamato Monte Maior, ed anche Monte Muaro. Sorge ancor prima del VIII secolo. Il suo castello e, dunque, il borgo, sempre per l’invidiabile posizione strategica, partecipa le sorti storiche di Fano e Mondavio, nonchè le contese dei Malatesta e dei Feltreschi, nel XV secolo. E’ del 1631 la sua appartenenza allo Stato Pontificio, e del 1860 al Regno d’Italia.  Sempre per l’abile posizione, nella seconda guerra mondiale, il comando alleato ne fece un punto di osservazione basilare contro la linea gotica. 2_panorama_zoom_1

Palazzo Marfoi sede estiva della nobile famiglia, ora sede municipale.

Teatro dell’Opera Nazionale Dopolavoro (1929) da poco restaurato, ospiterà eventi e rassegne teatrali.

Torre civica domina dall’alto l’intera vallata, vi si accede da una caratteristica gradinata.

 Chiesa parrocchiale sulla sommità del colle, è di origine quattrocentesca, più volte ristrutturata conserva una tela attribuita al Barocci. Per la posizione del centro storico, è consigliabile una passeggiata attorno alla cinta muraria da dove è possibile ammirare uno stupendo panorama e una piccola e suggestiva pineta dove  stato eretto il monumento a Churchill e al Comando Alleato.

Montemaggiore al Metauro è al centro della zona di produzione del Bianchello del Metauro, qui ha sede la cantina, tra le prime nate in provincia, alla quale vengono conferite le uve di vitigno Biancame (Bianchello) prodotte nel territorio. Dalle stesse uve anche una piccola produzione di Spumante e di Vin Santo. Altra produzione tipica sono i formaggi, anche in questo caso opera un caseificio sociale, che raccoglie il latte dei produttori e lo trasforma in ottimi formaggi commercializzati anche fuori dai confini provinciali. Infine nelle frazioni di Villanova e Fior di Piano è tradizionale la coltivazione dei crisantemi, famori fiori autunnali, che raggiungono buone quotazioni e vengono distribuiti e venduti nei negozi di tutta Italia.

Sant’Angelo in Lizzola

Comune di Sant’Angelo in Lizzola

P.zza IV Novembre, 4 – 0721 489711

www.comune.santangeloinlizzola.pu.it

protocollo@comune.santangeloinlizzola.pu.it

La denominazione del centro deriva dall’antica famiglia dei Liciola, la cui residenza fortificata dominava l’abitato nel XIII secolo. L’origine del castello è certamente precedente, un documento del 1047 lo segnala concesso all’Abbazia di S. Tommaso in Foglia per ordine di Papa Clemente II. Passò poi ai Signori di Pesaro (gli Sforza e i Della Rovere) e con Francesco Maria II Della Rovere viene concesso in feudo al Conte Giulio Cesare Mamiani e da questi alla sua famiglia che lo terrà fino al 1885. Sant’Angelo in Lizzola fu anche dimora dei Conti Perticari Cacciaguerra che ospitarono nella propria villa noti letterati tra il XVIII e XIX secolo, facendo diventare la cittadina una piccola capitale della cultura.

Proprietà dei Conti Perticari Cacciaguerra è anche la stupenda chiesa di Sant’Egidio (1628), che ancora oggi mantiene le tele d’altare e i preziosi arredi d’epoca perfettamente conservati.

A Sant’Angelo in Lizzola è nato l’architetto, fisico e matematico Giovanni Branca, ideatore della prima macchina a vapore acqueo.

 

Barchi

P.zza Vittorio Emanuele, 6 – 0721 – 97152

www.comune.barchi.pu.it

comune.barchi@provincia.ps.it

 

Barchi ha origini antichissime. I primi insediamenti documentati risalgono addirittura al Terzo Millennio a.C. Fu certamente un centro fiorente durante tutta l’epoca romana; sono stati ritrovati numerosi reperti che testimoniano la presenza di ville, fattorie e templi (in particolare un tempio dedicato al dio Apollo). Nel Medioevo, dopo le invasioni barbariche, fu un villaggio agglomeratosi attorno alla Chiesa di San Martino, e quindi un Castello costruito sulla collina sin dal XII sec., il quale divenne molto forte, tanto da costituire per secoli l’estremo baluardo difensivo di quel vasto territorio ecclesiastico chiamato Vicariato. Nel Rinascimento, infatti avvenne la costituzione del “Vicariato di Barchi“, un vero e proprio piccolo Stato con capoluogo Barchi e giurisdizione su altri cinque castelli, che finì, comunque, nell’orbita del Ducato di Urbino. La grande rivoluzione urbanistica voluta dal Duca Guidobaldo II Della Rovere cambiò completamente il ruolo del Castello. Il Duca affidò i lavori al suo architetto di fiducia il bolognese Filippo Terzi, questo grandissimo architetto ideò una vera e propria “cittadina rinascimentale“, trasformando il Castello in un mirabile esempio della nuova concezione urbanistica rinascimentale. Dopo secoli di gloria si unì nel 1860 al Regno d’Italia.

Lunano

Comune di Lunano

P.zza della libertà, 11 – 0722 700016

www.comune.lunano.pu.it

comune.lunano@provincia.ps.it

Lunano, antico presidio appartenente al Comitato di Montefeltro, era posto al controllo delle varie strade lungo la vallata. Abitato in un primo tempo da uomini liberi, fu assoggettato al dominio dei Brancaleoni e venne poi riconquistato da Guidantonio da Montefeltro nel 1242 e da li seguità le vicende di Urbino. Attualmente rimangono alcuni ruderi della struttura originaria composti da una Torre Medioevale con circostante fortificazione militare, attribuibile secondo gli storici al grande architetto militare Francesco di Giorgio Martini.

Nel terreno acido dei rilievi di Lunano è cresciuto un castagneto generoso e tra i pochi della provincia. Alle castagne è dedicata la Festa annuale che riunisce tutta la cittadina, da qui il recupero delle specialità gastronomiche come secondi piatti “alle castagne” o il “castagnaccio“, un dolce a base di farina di castagne.

 

 

Monteporzio

Comune di Monte Porzio

Viale Cante di Montevecchio, 10 – 0721 956000

http://www.comune.monte-porzio.pu.it

comune.monte-porzio@provincia.pu.it 

Il centro abitato di Monte Porzio, nel cui territorio la presenza degli uomini è certa fin dall’età della pietra, vide le successive immigraizoni dei pregallici, dei Senoni, dei Romani, dei Longobardi e dei Bulgari; infine l’opera di civilizzazione cristiana ed agricola dei monaci benedettini. Inizia il suo sviluppo con i Conti di Montevecchio, che governano sul territorio di Monteporzio dal 1428 al 1816, partecipi alle vicende storiche dalle signorie dei Malatesta, dei Della Rovere, degli Sforza fino all’avvento diNapoleone e alla Restaurazione. Pur avendo perduto il feudo, i Montevecchio rimangono a Monteporzio, spesso alla carica principale del comune, adoperandosi anche per l’Italia unita. Il loro stemma di famiglia diventa stemma del comune.

 Anche la frazione di Castelvecchio ha una storia molto antica, per la prima volta si riscontra il suo nome in un documento del 1143 tra le carte di Fonte Avellana. Il sito è identico all’attuale. Il paese fino al Cinquecento ha una storia simile a quella di Monteporzio, dal quale si differenzia quando viene concesso dall’abate di San Lorenzo in Campo, nel 1534, alDuca di Urbino. Con la morte dell’ultimo Duca, Francesco Maria II Della Rovere, passa al dominio diretto dello Stato Pontificio, ma la grande proprietà terriera rimane alla eredeVittoria Della Rovere, moglie di Ferdinando II Dè Medici Granduca. Vittoria Della Rovere vende ai Principi Barberinila tenuta di Castelvecchio nel 1649.

Analogamente a Monteporzio intorno al castello dei Montevecchio, si sviluppa Castelvecchio intorno al castello dei Della Rovere e dei Barberini.

Già coi Della Rovere Castelvecchio dipende giuridicamente da Mondolfo e successivamente finisce con l’esservi annesso (Castelvecchio “appodiato” di Mondolfo). La lontananza del paese da Mondolfo provoca gravi disagi, per cui esso cercherà di distaccarsi e, pur nell’autonomia, di unirsi a Monte Porzio.

 

Sant’Angelo in Vado

Nell’alta valle del Metauro sorge S. Angelo in Vado, città di fondazione romana di cui si conservano numerose tracce in tutto il territorio comunale, che hanno dato vita a numerosi studi e scavi archeologici promossi dalla Sovrintendenza di Urbino identificando e riportando alla luce nel 1999 un’area di 1000 mq nella zona chiamata “Campo della Pieve”, che venne chiamata DOMUS DEL MITO;

L’antico insediamento romano di Tifernum Mataurense del I sec d.C. prende il nome dalle decorazioni mitologiche che caratterizzano le pavimentazioni mosaicali, policromi e monocromi, inoltre decorazioni floreali, scene di caccia, marine e fantastiche ricchissime.

In questo tratto appenninico inoltre si staglia un’arteria dell’antica Via Flaminia voluta nel 220 a.C. da Gaio Flaminio che collegava anticamente le zone adriatiche con Roma e con la Pianura Padana, visibile ad oggi con le imponenti infrastrutture, adattate al territorio montano frastagliato quali ponti, gallerie, sostruzioni che caratterizzano tutta la zona  dell’alta valle del Metauro e attraverso poi la Gola della Rossa, questi tragitti componevano i vari ” Itineraria” che consentivano ai viaggiatori di pianificare il viaggio considerando i tempi e le lunghezze da percorrere e le eventuali soste.

Nel Museo Civico Archeologico ” Tifernum Mataurense ” sono raccolte le testimonianze degli insediamenti preistorici rinvenuti nelle zone a terrazzamento del fiume, inoltre in un percorso che si sviluppa in tre ampie sale viene ricostruita l’antica pianta della città romana, insieme con i reperti e manufatti di vita quotidiana, nellultima sala invece la raccolta dell’ultimo scavo del 1999 della Domus nel Campo della Pieve.

 Oltre alle sue origini preistoriche e romane S. Angelo in Vado testimonia attraverso la sua storia e architettura urbana le sue vicissitudini nell’arco dei secoli. Distrutta durante la guerra tra Bizzantini e Ostrogoti del VI sec.e ricostruita successivamente dai Longobardi che la intitolarono all’Arcangelo Gabriele da cui deriva l’attuale nome. Entrò a far parte del Ducato di Urbino quando Gentile Brancaleoni, figlia dei Signori della città, andò in sposa a Federico da Montefeltro (1437)e la città da quel momento seguì le vicissitudini e le sorti della città Ducale, solo nel 1631 Papa Urbano VIII l’Alzo a rango di Città.

Come per numerosi centri della Regione attuale anche qui lo Stato della Chiesa ha lasciato grande testimonianza della sua potenza, tradotta in un grande numero di chiese e opere d’arte conservate in esse, alcune qui di seguito meritevoli di una visita.

 La BASILICA CATTEDRALE intitolata a S. Michele Arcangelo in Piazza Pio XII, reca sulla facciata lo stemma del Papa Clemente XIV. Ricostruita interamente nel 700 a seguito di un devastante terremoto che causò la distruzione di numerose strutture cittadine a cui fecero seguito lavori di rifacimento.

Nella Basilica è custodito un dipinto su tavola datato i primi del ‘400 e attribuito alla Scuola Tardogotica di Gentile da Fabriano o Zanino di Pietro, una ” adorazione dei Magi ” del veronese Claudio Ridolfi.

Il portale ligneo della Chiesa di S. Bernardino con raffigurate le storie del Santo e di S.Francesco è uno splendido esempio dell’arte lignea locale.

La Chiesa di S.Filippo è caratterizzata dalla forma ottagonale  frutto di una riedificazione sul precedente oratorio di cui ne  resta traccia di una parte d’ingresso risalente al ‘500. Fu voluta come voto dalla Comunità in seguito alla nascita di Federico Ubaldo della Rovere nel 1605 e dedicata all’Immacolata Concezione. Il Ghiberti qui firma una sua “Vergine Annunciata ” ma riadattata a Immacolata e oggi nell’attuale oraorio. Nel 1700 fu rinominata a S.Giuseppe e poi all’attuale S.Filippo. Al suo interno affreschi e decorazioni di gusto nordico e una “Madonna degli Angeli” di Taddeo Zuccari. La copertura è stata decorata a tempera da un’artista cavaliere nordico August Albrecht Von Wallenstein, oggetto di recenti studi storici, degno di nota il linguaggio usato di stile nordico nonostante l’uso della tempera, materiale estraneo ai dipintori del nord Europa, più abituati alla pittura ad olio per evidenti motivi climatici.

Nella Chiesa di S.Chiara lungo il Corso Garibaldi a navata unica conserva ciò che resta di un’altare in maiolica bianca invetriata realizzato da Luca della Robbia.

La Chiesa di S.Maria Extra  Muros dei Servi di Maria è il primo complesso che si trova all’ingresso del paese, edificata nel 1331 in stile romanico nei secoli è stata rimaneggiata e il risultato è un interno riccamente decorato e dorato con numerosi altari. È custode di opere pregevoli quali un bronzo del Lorenzo Ghiberti (1400 ca) raffigurante la Vergine, posta nell’altare della famiglia Grifoni. Opere lignee tra cui un’armadio e un’inginocchiatoio di Zuccari Giovanpietro e la Cantora decorata dal pittore nordico Wallenstein datato 1627.

Il Convento di S.Caterina del Corso, chiamato così per distinguerlo da quello denominato delle Bastarde sempre intitolato alla Santa sito in Piazza UmberoI e così chiamato in quanto era la destinazione delle orfane della città. Ha una porta lignea con elementi scolpiti del 1500.

 Nella città vi è inoltre la presenza di un teatro riaperto nel 1983 con ampia sala e una galleria con due ordini di palchi e loggione intitolato a Federico e Taddeo Zuccari.costruito dopo il 1618 nell’attuale Piazza del Papa Clemente XIV ove si trova la sua statua. Una costruzione seicentesta con porticato colonnato e un piano superiore.

La casa dei Fratelli Zuccari noti personaggi è rimasta una residenza privata e quindi non visitabile, un’edificio del XVI sec.al cui interno è presente una parte di affresco originale.

A S. Angelo in Vado è possibile visitare previo appuntamento il Mulino Matteucci, lungo la Via Nazionale nord. Un’antico fabbricato destinato alla lavorazione e concia delle pelli nel 1926 fu trasformato a mulino e ad oggi mantiene la sua vecchia struttura con le macine a pietra.

Altra curiosità cittadina è il Museo Demoantropologico ” I vecchi mestieri” che ospita i laboratori di antichi mestieri tipici dell’antica economia rurale, è sito in Piazza Umberto ed è visitabile tutti i giorni

 

 

 

Belforte all’Isauro

Via Rossini, 1 – 0722 721101

www.comune.belforte.pu.it

comune.belforte@provincia.ps.it

Il suo ruolo nella storia è testimoniato dalla antica Pieve di S. Lorenzo le cui origini sono dell’VIII secolo d.C. Il castello di Belforte (ora completamente restaurato) si erge, quasi a protezione del Paese. Non a caso veniva considerato nei secoli passati, il primo baluardo a difesa della Massa Trabaria. Le sue origini vengono fatte risalire dagli storici al VI – VII secolo d.C.; si hanno testimonianze di numerosi rifacimenti, ma l’impronta definitiva, un pò bizzarra ma pittoresca, si deve all’estro del noto architettoFrancesco Di Giorgio Martini, che lo riedificò per volere del Duca Federico da Montefeltro. Nel 1874 un nobile prussiano, Hermann De Tenneret – Barone di Beaufort, convinto che in passato il castello fosse appartenuto ai propri Avi, lo acquistò per poi donarlo definitivamente al Comune di Belforte all’Isauro. La zona di Belforte all’Isauro ha sviluppato una buona economia legata alla montagna, di cui è circondata, con produzioni di tartuficommercializzati in loco, nelle famose Fiere della Provincia e in tutto il mondo. Di rilievo anche la produzione di prodotti al tartufo come:salamoiecreme e condimenti. Le fioriture arboree e spontanee regalano una piccola, ma preziosa, produzione di miele. A questi e ad altri prodotti è riservata la Mostra Mercato che si tiene tutti gli anni in ottobre.

Macerata Feltria

Comune di Macerata Feltria

Via C. Belli, 7 – 0722 74244

www.comune.maceratafeltria.pu.it

segretario@comune.maceratafeltria.pu.it 

I primi insediamenti delle popolazioni barbariche – forse gotiche e longobarde – sorsero sui resti del Municipio romano denominato “Pitinum Pisaurense“. In seguito venne edificato il castello. Conteso tra i Malatesta e i Montefeltro, fu a lungo possesso del Ducato di Urbino. Uscendo dal nucleo storico di Macerata Feltria, troviamo la Pieve romanica di San Cassiano in Pitino (sec. XI), una delle più antiche chiese del Montefeltro. In questo luogo e nella zona circostante alla chiesa sorgeva la città romana di Pitinum Pisaurense. La chiesa venne eretta utilizzando le preesistenti strutture di un antico tempio pagano a Saturno.

Chiesa di S. Francesco all’interno del perimetro del Castello con portale gotico-trecentesco.

Palazzo del Podestà (sec. XI-XII) con portale gotico in pietra arenaria e gli stemmi delle diverse casate che si sono succedute. Il palazzo ospita il Museo Civico Archeologico.

Torre romanica (sec. XII) sulla cima ha la cella campanaria costruita nel secolo scorso la torre ospita il Museo Paleontologico.

Chiesa di S. Giuseppe (sec. XIV) in stile gotico, ha all’interno una “Madonna del Rosario” di scuola baroccesca.

Chiesa di S. Michele dall’interno neoclassico, con un prezioso Crocifisso di Carlo da Camerino firmato e datato 1396.

Pieve di S. Cassiano in Pitino (sec. XI) una delle più antiche chiese del Montefeltro, in stile romanico, sorge sul sito della romana Pitinum Pisaurense ed è stata costruita con materiali di un tempio pagano dedicato al dio Saturno. Nell’area gli scavi archeologici hanno portato alla luce iscrizioni e frammenti d’epoca.

 

IL PAESE DELLE MERAVIGLIE…

 Il 7 ed  8 dicembre 2008 il borgo medievale di Macerata Feltria si trasforma nel “Paese delle Meraviglie”. 

Grazie a speciali scenografie “fiabesche”: casette in cioccolato, una strada dedicata ai ‘golosi’ dove poter trovare tutte le leccornie, un intero pub in cioccolato, una messaggeria al cioccolato, angeli, presepi e tante statuine tutte rigorosamente in cioccolato.

 

Il Museo della Radio d’Epoca, nato grazie al dono di Carlo Chiuselli al comune di Macerata Feltria, ripercorre, attraverso i numerosi apparecchi, la storia della radio: dai primordi delle radiocomunicazioni, dai primi ‘900 agli anni ’60.

L’esposizione è frutto di un paziente lavoro di restauro conservativo, ricerca e studio nella tecnologia del passato di queste apparecchiature fatto su pubblicazioni originali (purtroppo rare) e anni di ricerche di apparecchi recuperati dalla inevitabile distruzione o dimenticati in qualche soffitta.

La collezione comprende circa 100 e più apparecchi originali restaurati e funzionanti, più diversi accessori: altoparlanti, cuffie, valvole, microfoni, documenti, pubblicità e varie. Diverse le marche italiane e straniere, fra l’altro alcune non più esistenti.

 

Novafeltria

Comune di Novafeltria

P.zza Vittorio Emanuele, 2 – 0541 845611

comune.novafeltria@provincia.ps.it 

www.comune.novafeltria.pu.it

Il comune di Novafeltria, denominato sino al 1941 Mercatino Marecchia, venne costituito nel 1907 dalla unione di frazioni staccate dal comune di Talamello. Scelto come dimora dai conti Segni di Bologna che nella prima metà del seicento vi edificarono una sontuosa villa, oggi palazzo municipale, Novafeltria diviene centro agricolo, commerciale e teatro di grandi fiere.

Secchiano, antico feudo dei Carpegna, passato poi ai Montefeltro, nel 1290 era del ghibellino Galasso noto per le sue crudeltà. Morto il conte Galasso, Secchiano pervenne alla Chiesa a cui lo tolse Malatesta Malatesti, nel 1334. Seguirono vari padroni, finchè nel 1404 il castello fu restituito ai Montefeltro. Nel 1458 Sigismondo Malatesta lo assediò e lo distrusse completamente. Sartiano, Torricella e Libiano erano tre antichi castelli. Furono anch’essi feudi dei Carpegna, poi della S. Sede, poi di Uguccione della Faggiola. Nel 1410 Papa Gregorio XII li cedette al nipote Paolo Correr, a cui li tolse Sigismondo Malatesta, che a sua volta dovette cederli al nemico Federico da Montefeltro, suo vincitore. Questi poi li passò in feudo al genero Agostino Fregoso genovese. Dal Fregoso i tre castelli tornarono alla Chiesa. Di essi restano pochi avanzi. Perticara è un grosso borgo di origine antichissima. Vi furono gli umbri, gli etruschi, i romani (sono state rinvenute monete imperiali); nel medioevo la tennero i Carpegna, alternandosi col Comune di Rimini e la Chiesa, i Malatesta, i veneziani e ancora la Chiesa. Il castello, di cui sono ancora visibili i ruderi, sorgeva su uno sperone roccioso nella parte più antica del borgo. Perticara era nota per le sue miniere di zolfo, che servirono ai Romani, ai bizantini (per fabbricare il “fuoco graco” arma terribile di guerra) e infine a tutti i fabbricanti di cannoni.

Museo storico minerario di Perticara dalle miniere di zolfo, alla vita dei minatori, un viaggio attraverso un lavoro che si è protratto per secoli.

Villa Segni sontuosa dimora del Seicento, ora sede municipale.

Teatro di Novafeltria costruito nel 1925 in stile Art Decò, è stato restaurato recentemente, ospita stagioni teatrali.

 

Pieve di S. Maria di Vico a Secchiano, nei pressi sono state rinvenute lapidi ed iscrizioni romane.

Chiesa parrocchiale di Torricella e nel fitto di un bosco appena fuori il centro, un’area sacrificale preistorica con incavi per la raccolta del sangue delle vittime.

 

Sassocorvaro

Comune di Sassocorvaro

Via Roma, 2 – 0722 769011

www.comune.sassocorvaro.pu.it

comune.sassocorvaro@provincia.ps.it

L’origine dell’abitato è da porsi attorno al X secolo. Nel XIII secolo fu soggetta alla signoria dei Brancaleoni che la dominarono per oltre 100 anni; dopo sei anni di guerra, nel 1424, Guidantonio Da Montefeltro riuscì a scalzarne il dominio. Le continue guerre tra Montefeltro e Malatesta causarono la dominazione ora dell’uno, ora dell’altro, fino alla vittoria finale di Federico Feltrio Duca di Urbino (1463). Federico concesse Sassocorvaro in feudo a Ottaviano Degli Ubaldini che fece costruire la Rocca su disegno di Francesco di Giorgio Martini.

4061 Con l’estinzione degli Ubaldini, tornò ai Montefeltro che di nuovo la concessero in feudo ai Doria di Genova, che la ressero, a loro volta, fino alla fine del casato (1626). Dopo qualche anno di dominio dei Della Rovere, con la fine della dinastia dei Duchi di Urbino (1631) passò allo Stato Pontificio e da questi al Regno d’Italia.

Dall’alto del centro storico, l’occhio può spaziare sulla sottostante vallata del fiume Foglia dove spicca una gemma incastonata, il Lago di Mercatale, bacino artificiale per la raccolta delle acque che nutrono vari acquedotti della provincia; è diventato attrazione turistico-sportiva per le gare di canottaggio e canoa che si svolgono durante l’anno. Sopra il paese si protende, come un balcone sul lago, la grande macchia della pineta del Colle Igea, luogo ideale per pic-nic e rilassanti passeggiate.

Rocca Ubaldinesca conserva al suo interno la Pinacoteca civica, un grazioso, piccolo Tetro e l’Arca dell’Arte: un’esposizione di copie a grandezza naturale dei grandi capolavori pittorici salvati nel 1940 dai pericoli della guerra.

Cinta muraria e torri medievali sono visibili la Porta delle Coste, antico ingresso con arco a sesto acuto, la Portaccia, l’accesso del Voltone e le Torri Nord e Sud.

Valle Avellana altro borgo medievale che presenta ancora la struttura perimetrale con la porta di ingresso ad arco a sesto acuto.

Acqualagna

Comune di AcqualagnaRTEmagicC_Acqualagna-Stemma.gif
P.zza Mattei, 9 – 0721 79671
www.comune.acqualagna.ps.it
comune.acqualagna@emarche.it

Citata per la prima volta in un documento del 1292 come “burgo aqualania“, nacque come piccolo centro di valle dell’antico castello di Monfalcone (ormai scomparso). Il territorio comunale coincide pressapoco con l’antico centro romano di Pitinum Mergens i cui resti sono tutt’ora inesplorati, a parte il ritrovamento di una “villae” che ha fornito materiali di uso domestico esposti nell’antiquarium della cittadina. La sua storia di piccolo borgo non è segnata da particolari eventi; fece parte del Ducato di Urbino e di questi seguì le sorti.

ARTE E STORIA DELLA CITTA’: 

È un comune del medio bacino del Metauro dove il  torrente Candigliano confluisce con il torrente Burano, nelle vicinanze dello stupendo territorio faunistico chiamato Gola del Furlo. Probabilmente il primo insediamento risale al comune romano di Pitinum Mergens del II sec a.C.

Nel 500 subisce lo stesso triste destino di tutti gli altri centri limitrofi distrutti dai Goti e poi le varie e successive ricostruzioni e passaggi di conquista dai Longobardi, i Franchi, poi con lo stesso Re Pipino il Breve che dono’ nel 754 il comune al Papa.

Durante il medioevo Aqualagna vede la dominazione dei Montefeltro signori di Urbino e in seguito alla caduta della dinastia pef la mancanza di un’erede maschio dj juovo entra a far parte dei territori dello Stato della Chiesa.

Il nome Aqualagna si pensa derivi dal latino “Aqua Lanea” cioe’ ” acqua di battaglia” probabilmente in riferimento ai trascorsi bellici nel periodo delle guerre barbariche.Acqualagna racchiude nel suo circuito ma anche nelle tante frazioni sparse nel territorio pedemontano, numerose testimonianze della sua travagliata storia che vede il passaggio dei barbari, di Santi, di personaggi illustri.

L’antica abazia di S. Vincenzo al Furlo risalente nella sua prima edificazione al VIII sec. viene riedificata nel 1271 in perfetto stile romanico dal volere dell’abate Bonaventura. Durante il periodo estivo e’ possibile visitare le varie mostre che vengono ospitate nei suoi locali.

Nella localita’ Colombara troviamo gli scavi archeologici che negli anni 1995/96 hanno riportato alla luce un’antica fattoria romana del II se. a.C. i cui reperti sono stati raccolti e possono essere ammirati nell’Antiquarium Pitinum Mergens il Museo archeologico fondato nel 2002 e ospitato nelle sale del Comune di Aqualagna. Sul versante del Monte Pietralta si trovano le rovine, dell’antico complesso castellano di Pietralata del XI sec. tra cui il maschio, il muro di cinta e una chiesa ancora oggi  consacrata. Alle pendici dello stesso monte vi é il santuario mariano del Pelingo del 1859 a 218 mt s.l.m.

Il passo del Furlo, un percorso di straordinaria bellezza non solo per la sua morfologia naturalistica, ma che racchiude ancora i segni storici del assaggio dai tempi dei romani della Via Flaminia, addirittura con una antica galleria risalente a più di 2000 anni fa, ancora oggi percorribile. Un’antico passaggio risalente il 220 a.C. e messo in sicurezza definitivamente nel 76/77 a. C. da Vespasiano. Nella frazione di Petriccio sempre sulla strada in direzione Cagli si può ammirare una costruzione romanica recentemente restaurata. Seguendo il fiume Candigliano in territorio di Cagli possiamo scorgere due antiche strutture contrapposte su due fronti montani uno comprende i ruderi del castello di Frontino (504 mt. S.l.m.) e il Castello di Naro  (417 mt. s.l.m.). La leggenda vuole che le fazioni opposte si fronteggiavano con da un lato i nobili Guelfi del Castello di Noro e dall’altro i Ghibellini dei Montefeltro.

Sempre nel territorio di Cagli è a ammirare uno splendido esempio di architettura romanica marchigiana l’ abazia di Naro. Degno di risalto nel campo scientifico internazionale è il Museo Minerario di Apecchio nei sotterranei del Palazzo Ubaldini che conserva 2500 pezzi di Ammoniti tra i quali anche specie rare, ritrovamenti unici a livello europeo.

Naturalmente non si può visitare Aqualagna senza assaggiare il suo prodotto tipico per eccellenza il tartufo che grande successo e prestigio riscuote nel panorama culinario mondiale, mentre non si puo menzionare un’illustre cittadino che proprio qui ebbe i suoi natali Enrico Mattei.

Il Santuario del Pelingo di recente edificazione (1820), è un luogo di culto e di religiosità immerso nel verde con ampi viali circondati da magnifici tigli. La Casa del Pellegrino che si trova accanto è predisposta per convegni e soggiorni.

Chiesa della SS. Annunziata in località Petriccio, a 2 Km dal capoluogo, in stile romano-gotico con affreschi del XIV secolo.

Acqualagna tra natura, storia e… gastronomia:

Il Tartufo? E dove andarlo a gustare se non ad Acqualagna, cittadina dell’entroterra marchigiano, conosciuta proprio come “capitale del tartufo”?

Cittadina di 4.000 abitanti nei pressi della Gola del Furlo in provincia di Pesaro e Urbino, è caratterizzata da una tradizione plurisecolare di ricerca, produzione e commercializzazione del tartufo. Oggi qui hanno sede o svolgono la maggior parte delle loro attività raccoglitori e commercianti che lavorano in tutti i mercati mondiali. Il mercato del tartufo di Acqualagna si è consolidato come sede privilegiata di commercio all’ingrosso: qui vengono commercializzati complessivamente circa i 2/3 dell’intera produzione nazionale.

Alle spalle di Acqualagna campeggia il Furlo, gola rupestre dell’Appennino caratterizzato dall’incanto di calcari bianchi e rosa. Presso i monti del Furlo, il Catria e il Nerone, si trova una rete sentieristica con guida gratuita e senza prenotazione. All’interno la fauna: il cervo europeo, il lupo appenninico, il capriolo, la rondine montana, il passero solitario, il picchio muraiolo e l’aquila reale. Gli amanti della natura e dell’aria aperta potranno fare splendide passeggiate nei monti intorno al Furlo, come il Catria e il Nerone che vantano una importante rete sentieristica con appartamenti e rifugi. Altre opportunità di viaggio sono date da mete come le vicine Urino, Fano, Gubbio.

Fano

Comune di Fano

Via Nolfi, 170 – 0721 801672

www.comune.fano.ps.it

Fano

A sud di Pesaro proseguendo un percorso storico arcaico troviamo la seconda città della pentapoli che in epoca romana comprendeva oltre che la Fanum anche altre tre città marchigiane della costa come Pesaro Senigallia Ancona, e Rimini nell’attuale Romagna.La data di fondazione non è conosciuta, da un antico manoscritto Fanum Fortunae databile nel 49 a. C. Durante l’occupazione di Giulio Cesare, nome che poi ritroviamo nel Tempio della Fortuna eretto dopo la battagla del metauro in cui si sconfisse Cartagine.

Una datazione precisa fa risalire al 295 la sconfitta dei Galli Senoni (fondatori anche della vicina Seni Gallica) a Sentinum ( Sassoferrato), la fondazione probabilmente antecedente questa data. Nel periodo dell’Impero Augusteo con l’erezione delle prime mura della città la città diventa colonia dell’impero romano ( colonia julia Fanensis ). Le mura di cinta donate da Cesare Augusto  eterminate nel 9 sec. d. C. Sono un maestoso progetto per l’epoca e attualmente se ne consernvano due terzi delle originali in un percorso che va dalla Porta d’Augusto fino alla Rocca Malatestiana, nell’esatta metà troviamo una porta d’ingresso probabilmente originaria dell’epoca romana come accesso alla città antica per le greggi da cui ne deriva l’attuale nome di Porta della mandria attraversola quale si conserva n pasaggio dell’ antica Via Flaminia  che attuale Via Arco Augusto l’antico Decumano Maximun su cui era stata impostata la città romana secondo lo schema tipico di cardo decumano .

Nel 538 fu poi distrutta dai Goti, causa la sua posizione strategica di collegamento tra nord e sud, venne poi ricostruita dall’esercito dell’ Esarcato Bizantino di Bellisario e Narsete. Nel 755 è conquistata dai Longobardi di Pipino venne poi consegnata alla Chiesa, nel periodo dei Comuni crea la sua indipendenza comunale per entrare successivamente sotto la protezione e dominio della Città di Venezia che permette a Fano di commerciare tranquillamente nell’Adriatico. Dopo un breve dominio Estense subentrano i Malatesta di Rimini fino al 1463 quando poi diventa territorialmente dominio dei Duchi di Montefeltro per ritornare così a far parte dello Stato della Chiesa. Nei secoli poi si vede la dominazione Napoleonica e l’entrata nel Regno Italico.

Tra le sue monumentalita’ troviamo l’ Arco di Augusto principale porta di accesso della città, e si presume ne esistessero altre due; un fregio ne ipotizza la datazione al 9 sec. d.C. e architettonicamente non è impostato come un’arco bensì come una porta.

Nel periodo estivo si può visitare la parte antica della città ad oggi nascosta e praticabile in un tour della durata di 2 ore nell’area archeologica che va dal ex Convento di S. Agostino in Via Vitruvio, durante il quale si possono ammirare i resti dell’antico mercato e dell’Anfiteatro Romano.

Addossate all’Arco di Augusto troviamo le logge di S. Michele e l’omonima chiesa oggi sconsacrata e voluta dalla Congregazione iniziata nel 1494.

Le Tombe dei Malatesta nel 1659 furono installate nella ex chiesa di S.Francesco ad oggi un rudere senza copertura, poste una di fronte all’altra sotto il porticato ricostruito in stile gotico nel 1850. Uno stupendo esempio di scultura tardo gotica veneziana è la tomba di Paola Bianca Malatesta prima moglie di Pandolfo III riccamente decorata di statuette, mensole, archetti pensili e colonnette che cingono l’ immagine della defunta. La tomba di Pandolfo posta sul lato opposto voluta dal figlio Sigismondo è invece in stile rinascimentale e probabilmente su disegno di Leon Battista Alberti architetto di corte dei Duchi di Montefeltro all’interno della quale è stata trovata in tempi recenti a seguito di un restauro i resti della mummia di Pandolfo III. Vi è inoltre presente a fianco della tomba di Paola la tomba del dottore di corte Bonetto da Castelfranco voluta sempre dal figlio di Pandolfo III di fattura meno sfarzosa.

La Rocca Malatestiana fu voluta e costruita dalla famiglia che donò alla città anche l’ampliamento delle sue mura antiche nonché il ripristino delle antiche porte e dei bastioni. Maestosa mantiene ad oggi la sua fisionomia rettangolare con torrioni, Mastio e la costruzione della Porta Maggiore ad oggi il complesso è diventato un giardino pubblico frequentato dalla cittadinanza fanese.

Al centro della città è la piazza XX settembre su cui affaccia il Palazzo del Podestà (oggi della Regione) una costruzione trecentesca con la tipica facciata gotica e l’interno neo classico dopo un rifacimento ottocentesco. Al centro della piazza la Fontana della fortuna ristrutturata sul finire del 1600 un’ampia forma di marmi colorati, con una statuetta bronzea della Dea Fortuna. Dalla palazzo del Podestà si passa attraverso la Porta Borgia-Cybo ddi fine 1400 alla Corte Malatestiana oggi questa corte con la sua Loggia di Sansovino fa da cornice agli eventi culturali artistici della città. All’interno del Palazzo Malatestiano troviamo la Pinacoteca  e il Museo Civico che custodisce una collezione vasta di reperti della Fano Preistorica oltre che alle collezioni di dipinti e sculture nonché una vasta raccolta di monete e ceramiche rosse.

Tra le sue Chiese la più importante del periodo medievale della città è la Cattedrale dedicata alla Vergine Assunta ricostruita appunto dopo il 1140 a seguito di un incendio. Al suo interno un pulpito formato con pezzi di riuso dell’antica chiesa e rilievi romanici, tra le aktre opere che si possono trovare le tele di Ludovico Carracci una “Vergine con i Santi Orso ed Eusebio”, e la Cappella NOLFI con affreschi del Domenichino di inizio 1600.

Nella Chiesa di S. Maria Nova si conserva una tavola del Perugino a cui collaborò anche Raffaello Sanzio.

La chiesa barocca di S. Pietro in valle prende il suo nome dal terreno su cui è stata edificata sull’antico dislivello fra il mare e l’antica città romana.Al suo interno era riccamente decorata di tele che oggi troviamo alla Pinacoteca Civica tra le quali spiccano nomi eccellenti come Guido Reni, Antonio Viviani, Giovan Giacomo Pandolfi.

Infine l’Eremo di Montegiove  inizato nel 1609 e terminato e allargato dalla Confraternita dei Camaldolesi nel 1623, con successivi rifacimenti settecenteschi, si desume derivi il suo nome dalla sua edificazione sopra le rovine dell’antico tempio dedicato alla divinità, ma i recenti scavi hanno riportato alla luce solo reperti di era neolitica.

 A caratterizzare la città di Fano inoltre la sua arte carnevalesca tra le più antiche e longeve di tutte le Marche che ogni anno attrae migliaia di visitatori all’uscita dei suoi maestosi carri. Fano una città antica che resta legata e orgogliosa della sua storia e tradizioni legate comunque alla sua vocazione marinaresca. Il Carnevale è una delle manifestazioni popolari, folcloristiche e culturali più antiche ed importanti della Regione Marche. Ha luogo nel mese di Febbraio con la sfilata di carri di notevoli proporzioni e con le rappresentazioni mascherate di vari gruppi organizzati, espressioni di una cultura artigianale di grande tradizione. Ludica e di sapore storico, è la Fano dei Cesari che rievoca a luglio le origini romane della città in un’intera settimana di eventi che spaziano da appuntamenti culturali a iniziative che coinvolgono i negozianti e i ristoratori della città, a feste e giochi a tema, con conclusione nella grande sfilata in costume romano e corsa delle bighe.

 

 

 

Principali Opere architettoniche di Fano:

Arco di Augusto e mura romane testimonianze della colonia romana, in pieno centro storico.

Rocca e Corte malatestiana il primo fu fortilizio per la difesa sul mare e, in tempi più recenti, anche carcere statale, ora luogo di incontri e manifestazioni. La Corte sorge sulla piazza principale e fu residenza dei signori di Fano, da decenni ospita la Pinacoteca e il Museo Civico Archeologico.

Teatro della Fortuna riaperto da pochi anni e restaurato in maniera esemplare è al centro di molte iniziative culturali.                                                                                                                                               Chiesa Cattedrale con la Cappella Nolfi affrescata dal Domenichino e il Museo Diocesano.

Chiesa di San Pietro in Valle eccezionale struttura barocca tra le più belle delle Marche.

Chiesa di San Paterniano dedicata al patrono di Fano è anche convento francescano.

Chiesa di Santa Maria Nuova con interessanti opere pittoriche firmate, tra gli altro, dal Domenichino e da Giovanni Santi, padre di Raffaello.

Eremo di Monte Giove officiato dai Padri Camaldolesi, a pochi km dal centor storico, è luogo di preghiera e di giornate di studi.

Museo di biologia marina affianca l’istituto che studia l’ecosistema dell’Adriatico e dispone di acquario.